Arrampicata
Natale in Civetta, ripetizione invernale della Solleder-Lettenbauer
Articolo di Emanuele Confortin, tratto da Alpinismi.
Cosa c’è di meglio per iniziare il nuovo anno, se non raccontando per parole e immagini una splendida ripetizione invernale della via Solleder-Lettenbauer, sulla parete Nordovest del Civetta? Ebbene eccoci, con la ricostruzione della salita realizzata da Léo Billon, Benjamin Védrines e Max Bonniot, rispettivamente 25, 25 e 29 anni. Sono tre dei dieci membri che compongono il Groupe Militaire de Haute Montagne (GMHM) di Chamonix, i quali pochi giorni dopo il solstizio d’inverno hanno attraversato le Alpi da ovest a est, fino ai piedi della Parete delle Pareti. Qui, il 22 dicembre scorso hanno attaccato in punte di picche e ramponi la monumentale via aperta (in giornata e con appena 12 chiodi) il 7 agosto 1925 da Emil Solleder e Gustav Lettenbauer. «Abbiamo scelto la settimana di Natale perché non siamo degli amanti del tacchino alle castagne» scherza Max Bonniot, che ha condiviso con noi i quattro giorni di scalata in Civetta.
Non è un caso se gli alpinisti del GMHM hanno optato per questa via, salita in prima invernale nel 1963, ad opera di Ignazio Piussi, Giorgio Redaelli e Toni Hiebeler, che furono impegnati nel gelo della Nordovest dal 28 febbraio al 7 marzo, costretti da un guasto al fornelletto a bruciare i cunei di legno per sciogliere la neve e riuscire a preparare da bere. Invernale bissata il giorno stesso da un’altra cordata a tre, composta da Natalino Menegus, Marcello Bonafede e da un indiavolato Roberto Sorgato, che uscì in vetta attorno alle 20, qualche ora dopo il gruppo di Piussi. Una vicenda d’altri tempi, che dice molto sul carattere degli alpinisti che si sono avventurati più di mezzo secolo fa tra le fessure e i camini di questa straordinaria parete. Esperienza ripetuta nel 2000 da un altro grande alpinista italiano, Marco Anghileri, il quale dal 14 al 18 gennaio salì la Solleder in inverno, ma per la prima volta in solitaria.
Ecco in breve il diario della ripetizione.
Gli alpinisti francesi sono arrivati ad Alleghe il 22 dicembre. Con la funivia e poi con gli sci ai piedi si sono portati alla base della via… «la parte alta era ghiacciata». Hanno attaccato subito, salendo i primi 150 metri e quando si è messo a nevicare hanno predisposto il bivacco in una entratura di roccia.
Il 23 dicembre, alle 7 è stato risolto quello che temevano fosse il passaggio più duro in questa stagione, la “Fessura Lettenbauer”, un VI grado liscio e difficile da risolvere con i ramponi ai piedi. «Ci ha imposto una certa logistica». Il bivacco successivo è avvenuto in un’altra grotta.
Alle 5 della vigilia, con le pile frontali hanno salito la parete soprastante, arrivando nel pomeriggio al tiro della “cascata d’acqua” trovandolo intasato di neve. Sono stati così obbligati a scalarlo in artificiale sul lato destro, arrivando a bivaccare 200 metri sotto la vetta.
Il 25 dicembre la salita è ripresa, lungo i camini con roccia delicata, uscendo in vetta alle 10. Giusto il tempo di scendere sull’Alleghesi, al pomeriggio erano alla stazione sciistica di Zoldo e in auto sono arrivati ad Alleghe. Il giorno seguente hanno noleggiato sci e pelli, sono tornati alla base della Nordovest per recuperare del materiale, quindi nuovamente giù ad Alleghe, per una birra con Walter Bellenzier, gestore del rifugio Tissi. «Sapeva della nostra salita, ci aveva lasciato un biglietto sul vetro dell’auto. Ci siamo incontrai “Al Fornal” per una birra. Qui ci ha raccontato le vicende della parete, è stato davvero un bel momento… bello vedere questa passione per la montagna»
Interessante il fatto che i tre alpinisti di Chamonix non fossero mai stati in Civetta. «Senza conoscere il gruppo avevamo qualche punto interrogativo, tipo da dove arrivare alla parete, dove lasciare gli sci, per dove scendere, il rischio di valanghe, i tempi necessari … quindi stimare le provviste e le attrezzature necessarie». Alla fine tutto è andato nel migliore dei modi… «è stato bello scalare sul calcare con i ramponi, dove in inverno è diverso, non ci sono lunghe fessure da seguire (come spesso accade su granito nda) per questo la scalata è stata spesso engagée».
Come mai avete scelto proprio la Solleder Lettenbauer?
Il Civetta ha una parete nord interessante per altezza e severità. È il tipo di terreno che ci interessa per progredire nell’alpinismo su misto, nella gestione di bivacchi e nella lettura del terreno. C’è anche il fatto che il calcare è una motivazione in più, in quanto in inverno è molto meno intuitiva la scalata rispetto al granito, bisogna scalare perfettamente con le piccozze e perfettamente con le mani. Bisogna essere concentrati e sapersi “ingaggiare” in quanto non ci sono sempre delle linee di fessure da seguire, e anche le lunghezze di III o IV grado possono tranquillamente essere difficili con la neve e i ramponi! Non sono infatti le lunghezze di grado maggiore a essere poi le più dure, è una sorta di lotteria e bisogna assorbirsi al 100%… è stata anche un’avventura nuova visto che non conoscevamo il massiccio. Una bella scoperta e un motivo per tornare in estate a scalare sulle belle vie della Punta Tissi. … in quanto alla scelta della via Solleder … è perché è la più facile della parete. Dava l’idea di offrire diversi posti da bivacco, la scelta è giunta anche da questo. Anche il Philipp-Flamm ci interessava, ma credo avesse molti meno posti da bivacco, inoltre la scalata credo fosse più dura.
Immagino sia stata la vostra prima esperienza invernale in Dolomiti?
Si, per noi è stata la prima volta in inverno. Non siamo affatto rimasti delusi, è stato interessante vedere la differenza di approccio tra l’estate e l’inverno, ed è per questo che abbiamo scelto questa stagione in Civetta.
Avete trovato temperature molto rigide?
È andata bene tutto sommato. Leggermente sotto lo zero ma potevamo scalare a mani nude se necessario. L’isotermia oscillava tra i 2.000 e i 3.000 metri con venti tra i 20 e i 30 kmh da Nord.
Come mai avete scelto proprio la settimana di Natale?
Perché non siamo degli amanti del tacchino alle castagne. Scherzi a parte, quello che vogliamo è scalare in inverno, ed è stata questa la prima finestra di tempo che si è presentata dopo il solstizio. Inoltre abbiamo dato un’occhiata al meteo dei 15 giorni precedenti ad Alleghe e non c’erano state precipitazioni nevose, quindi le condizioni sembravano buone. Abbiamo guardato le webcam vedendo buone condizioni per l’attacco e la discesa… era quanto aspettavamo.
Una bella storia di alpinismo dunque, niente di meglio per augurare un Buon 2018 e buone invernali a tutti.
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