Arrampicata
L’Esercito dei Brocchi sui blocchi, i climber normodotati
Intervista di Fabrizio Goria, tratta da Alpinismi.
Sono giovani, sono molto social, ma soprattutto sono brocchi. Per la precisione, Brocchi sui blocchi. A tutti noi è capitato di andare in falesia con l’ultima scarpetta possibile, quella che – almeno secondo la pubblicità – ti permette di chiudere gradi inimmaginabili, salvo poi scoprire che la gamba tremolante sul 6b lavorato c’è sempre. La storia che vogliamo raccontarvi oggi è quella dell’80% dei frequentatori di falesie e vie lunghe. Persone comuni, climber normodotati, che si divertono su un 5c e un po’ meno, sempre causa gamba tremolante e sudore freddo sulle tempie, sul 6b. Persone che conoscono i propri limiti, e soprattutto non si prendono sul serio. È quello che ci permettiamo di definire l’Esercito dei brocchi, in questo caso capitanato dai Brocchi sui blocchi, gruppo nato dalla mente di Amedeo Cavalleri, di professione sous-chef, di passione arrampicatore.
Amedeo, la montagna sta diventando sempre più di moda, se ne parla, se ne discute. E la vostra pagina Facebook, così come il vostro account Instagram, sta diventando tanto popolare nell’ambiente dei climber. Primo, perché c’è tantissima autoironia. Secondo, perché non risparmiate proprio nessuno. Recentemente avete ripreso perfino quel fenomeno social di Giovanni Muciaccia, che quelli della mia generazione (1984, ndr) ricorderanno per gli improbabili attacchi d’arte di Art Attack, programma per ragazzi della RAI. Ma come sono nati i Brocchi?
Brocchi sui blocchi nasce, prima di tutto, come un gruppo d’arrampicata. Per essere ancora più precisi, con un gruppo su WhatsApp. Un giorno, io e due miei amici – Paolo e Mirko – con cui ero in questa chat, ci ritroviamo a fare una manifestazione sportiva, Bloccati sul Garda, la nostra prima tutti e tre insieme. Era il luglio dell’anno scorso. E poco prima di andare io dico ironicamente agli altri: “Occhio, che mi sa che saremo i più scarsi”. Da lì, l’idea. “Potremmo presentarci come i Brocchi sui blocchi”, dico, visto che mi sono sempre piaciuti i giochi di parole. Agli altri l’illuminazione è piaciuta molto e da lì abbiamo iniziato, rinominando il gruppo.
Che però rimaneva un gruppo su WhatsApp.
Sì, però ho sempre avuto molta passione per i social media, li ho studiati, analizzati. E dato che mi piaceva assai il concetto dietro a Instagram (qui il loro account, ndr), io ho proposto di buttarmi su questo social con l’account dei Brocchi. Così, dopo aver raccolto un po’ di materiale da pubblicare ed esserci fatti disegnare il logo da mia sorella, siamo partiti nello scorso dicembre.
Perché proprio Instagram?
Instagram era per noi in quel momento il social migliore. Ci permetteva di farci vedere e poter raccontare di noi senza dover essere per forza così massivi come su Facebook. In altre parole, bisogna pubblicare molto di più su Facebook per farsi vedere. Inoltre, a differenza di quest’ultimo, Instagram è più personalizzabile.
E quindi, scelto il nome e decisa la piattaforma, siete finalmente partiti.
Esatto. E abbiamo iniziato con foto nostre, e con descrizioni totalmente autoironiche. Le risposte positive a questo genere di post non sono mancate. Anzi, si sono viste subito, con altri utenti che continuavano a dire che si trattava di un bell’incrocio fra arrampicata e ironia. Cresciamo, cresciamo e poi ci ritroviamo su Facebook.
Forse anche perché in molti si sono riconosciuti in voi, non credi?
Probabilmente si, perché immaginavo che potesse funzionare un gruppo non di persone forti, ma di persone come il 70% degli arrampicatori, che lo fanno per pura passione, non cercando il grado o la competizione. E ha funzionato davvero. Perché la goliardia e l’autoironia non devono mai mancare.
E si arriva su Facebook, dicevi.
Esatto, ma tieni conto che quello è un altro passaggio, il terzo dopo WhatsApp e dopo Instagram. Ancora, c’è una differenza sostanziale fra Facebook e Instagram, e non bisogna dimenticare che hanno meccanismi totalmente differenti. Per certi versi Facebook è molto difficile. È più complicato farsi notare. Ti faccio un esempio: su Instagram pubblichiamo solo foto nostre, o degli amici che arrampicano con noi, mentre su Facebook vanno molto i meme, che sono più viralizzabili secondo le dinamiche del social network con più utenti al mondo. È anche per questo che siamo entrati su Facebook con la nostra pagina mesi e mesi dopo, a metà marzo.
Domanda un po’ maliziosa. Dato che siete così viralizzabili, cosa vuole essere Brocchi sui blocchi?
Bisogna partire dalla mia iniziale ritrosia nell’aprire la pagina dei Brocchi su Facebook. Non volevamo che fosse solo una pagina di meme. Certo, fanno ridere, ma sono fini a loro stessi. L’obiettivo era ed è quello di creare una comunità, virtuale ma non solo. Quindi, su Facebook ovviamente facciamo meme, che tirano di più, che vengono condivisi di più, che fa ridere di più. Ma, parallelamente, parliamo anche degli altri aspetti dell’arrampicata, dalle esperienze personali al tema della sicurezza nelle falesie. Cerchiamo insomma di creare uno spazio per la discussione legata all’arrampicata su roccia, veicolando lo scambio di idee sul gruppo chiuso di Facebook collegato alla pagina, cioè Cervelli ghisati.
E funziona?
Sì, funziona. La comunità che si sta creando è in crescita ed è uno spazio assai vivo. Ci sono persone che oltre a scherzare, chiedono consigli sui materiali, sulle manovre, ma soprattutto si incontrano per arrampicare, per far vivere le falesie. È una comunità in evoluzione. Ed è questo ciò che vuole essere, prima di tutto il resto, Brocchi sui blocchi.
Il tutto con quali principi?
Passione per l’arrampicata, senza pressione, senza guardare il grado. Ma soprattutto senza competizione. A nessuno di noi interessa se fai il 5c o il 7c. Non ci importa. Ognuno scala ciò che si sente di scalare. L’importante è che tutti facciamo parte della stessa famiglia di arrampicatori. Tutti con gli stessi ideali, dall’amore per la natura, per il nostro sport in generale, il rispetto per le falesie. Stiamo creando, e per molti versi lo abbiamo già fatto, una famiglia.
Una famiglia che vuole ricavarsi uno spazio. E sono d’accordo, perché c’è bisogno di gente giovane, ironica e che, soprattutto, fa vivere le falesie.
Certo, vogliamo ritagliarci un posto nel mondo nell’arrampicata. Ma non fraintendere. Sempre come dei Brocchi, perché prima di tutto siamo molto ironici e pieni di gioia per l’arrampicata. Vogliamo comunicare un’arrampicata nuova. Vogliamo dire alla gente che deve smetterla di mettersi i paraocchi e pensare che la montagna sia un ambiente per pochi eletti. È finito questo mondo. E dato che è finito questo mondo, bisogna essere in grado di usare gli strumenti per far imparare agli altri cosa sono davvero la montagna e l’arrampicata.
Parole sacrosante.
Vedi, le palestre si stanno riempiendo di persone e molte di loro, una volta che vanno in ambiente, pensano di arrampicare dal punto di vista fisico senza però conoscere tutto ciò che c’è dietro. Mi viene in mente che molti non sanno la storia di una via, chi l’ha aperta, in quali anni e in quali condizioni. E chi glielo spiega, se non siamo in grado di comunicare fra noi? Brocchi sui blocchi vuole essere un mezzo social per fare vedere l’arrampicata e per portare un po’ più di consapevolezza nel nostro mondo.
Quanto ha inciso la tecnologia per voi? Voglio dire, senza gli strumenti di messaggistica istantanea, senza i social network, non saresti mai nati, forse. Almeno non in questa forma.
Concordo. Noi vogliamo far vedere che non esiste solo il mondo dei fortissimi in arrampicata. Quanti di noi faranno mai un 9c? Nessuno. E quanti di noi stanno con la gamba tremante sul 6a? La stragrande maggioranza. Tutti ci siamo passati. L’arrampicata è fatta anche di paura, di polpacci tremolanti, è molto più ampia di quello che si vede. L’arrampicata siamo anche noi, insomma. Siamo la base pulsante di questa attività. Basta pensare a un fatto molto semplice: chi va a comprare i materiali, chi sostiene le imprese dell’outdoor, chi fa girare i soldi in pratica, è la gente comune. Se il top climber ha uno sponsor, è perché lo sponsor ci guadagna perché c’è un’audience dietro. E i social sono fondamentali per questo, perché ci permettono di comunicare i nostri principi in modo veloce e virale.
Quindi la vostra è quasi una rivoluzione dal basso?
Per certi versi sì, perché ci siamo stufati di essere solo quelli che guardano. Vogliamo dire che ci siamo anche noi. Siamo, certo, quelli che guardano le gare e che acquistano i materiali, però siamo anche persone che nel mondo dell’arrampicata esistono.
Siamo di fronte a un Nuovo Mattino?
Spero proprio di sì, perché noi vogliamo fare sentire la nostra voce di Brocchi.
Fino ad ora siamo stati ben troppo seri, però. È giunta l’ora di domande un po’ divertenti, così non ci prendiamo troppo sul serio. La prima: è meglio fare un 7a a vista senza una birra dopo oppure un 5c lavorato con una birra dopo?
Noi la birra la vorremmo anche prima, però ti rispondo che l’arrampicata senza una birra in compagnia non è niente. Voto la seconda.
Meglio una via lunga in ambiente o una enorme sessione in falesia con grigliatona finale?
È una domanda un po’ difficile perché siamo sia alpinisti su vie lunghe sia cazzari di falesia (ride, ndr). Detto questo, meglio boulder a rompersi le dita.
Qual è la zona più bella dove avete arrampicato?
Direi proprio la Val di Mello.
Qual è la dieta specifica di un Brocco sui blocchi?
La nostra dieta specifica è mangiare tutto quello che si vuole sentendosi molto in colpa dopo averlo fatto. È fondamentale sentirsi in colpa, che è assolutamente funzionale all’arrampicata. Hai saltato un allenamento? Ti senti in colpa. Hai mangiato male? Ti senti in colpa. Hai tirato un pacco al tuo compagno di cordata? Ti senti in colpa.
Se una bellissima ragazza fosse disponibile a uscire con te in quel preciso giorno in cui avevi organizzato un’uscita in falesia con gli amici, con grigliata finale e tempo stratosferico, che fai?
Un Brocco sui blocchi ha delle priorità: arrampicata, donne (o uomini), tutto il resto. Ed esiste una legge fra i Brocchi. Vale a dire, se ti trovi la fidanzata o il fidanzato diventi scarso. Perché il rapporto ti consuma energie (ride, ndr).
E quindi cosa succede se un Brocco si sposa?
Semplice. Grazie alla fede ha una scusa in più per dire che non può arrampicare in quel preciso giorno. Sai, la fede dà fastidio al dito, dicono…
Non si risolve, dunque?
No, perché la scusa, così come la colpa, è una delle caratteristiche principali dei Brocchi sui blocchi. Se non hai una scusa per il tuo essere scarso, non fai parte della squadra.
Ultimissima domanda. Dimmi le tre cose che bisogna avere per essere un Brocco sui blocchi.
Autoironia, essenziale. Voglia di arrampicare in compagnia, altrettanto essenziale. E ovviamente la gamba tremante sul 6b. Se non ti tremano le gambe, non sei un Brocco.
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