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Ricordo di Joe Zavattaro, l’allenatore che portò Grosseto in cima al baseball

27 Luglio 2019

La storia di una città di provincia che scopre la passione per il baseball, uno sport minore (o almeno ritenuto tale qua in Italia), la si può raccontare in molti modi.
Si può cominciare dai tempi pioneristici, quando erano in pochi a conoscere le regole, si possono raccontare i primi successi, quando i pochi tifosi sugli spalti divennero alcune migliaia facendo concorrenza al calcio, oppure i più importanti, quando arrivarono i primi scudetti, ma la notizia, rimbalzata fin qui dalla Florida, della recente scomparsa di Joe Zavattaro, un allenatore americano di college, giunto a Grosseto nei primi anni ‘80 per guidare una squadra che cercava di trovare il suo spazio tra le piazze più importanti del baseball italiano, impone di partire da quello che nello sport qualcuno chiama “momento di definizione”.
Per il baseball grossetano, e per una intera generazione di appassionati, quel momento accadde in un caldo agosto del 1983, a Parma.

È un pomeriggio afoso, la squadra grossetana, sponsorizzata dalla Mabro, un’industria locale di alta sartoria oggi scomparsa fra molti rimpianti, sostenuta da un numero impressionante di tifosi, affronta in trasferta la blasonata squadra locale.
I lanciatori partenti delle due squadre non potrebbero essere più diversi. Per il Parma lancia Win Remmerswaal, un fenomenale olandese, il primo europeo a farsi strada tra i professionisti americani; per il Grosseto, c’è Thomas Dettore, un atleta ormai in là con l’età (e per qesto soprannominato “Babbo” dai suoi tifosi), anche lui con un passato fra i professionisti, ma arrivato in Italia a fine carriera, quando la sua palla veloce era solo un pallido ricordo.
Siamo più o meno a metà campionato, ma in ballo c’è un obbiettivo fino a quel momento impensabile per la squadra grossetana che, sebbene sia diventata la piazza con il seguito di pubblico più importante del paese, si è affacciata da poco fra le grandi del baseball italiano: il primato in classifica.
La partita, senza grandi emozioni, rimane in equilibrio fino al nono inning, Remmerswaal lancia con autorità, quasi con arroganza, Dettore limita i danni ricorrendo all’astuzia, all’esperienza e – si dice – a qualche trucco non esattamente legale, poi il finale lascia tutti con il fiato sospeso.
I primi tre battitori del Parma arrivano in base e la sconfitta pare inevitabile – una qualsiasi battuta fori dal diamante farebbe entrare il punto e deciderebbe la partita a favore dei ducali. A questo punto, il colpo di scena che uno sceneggiatore esperto avrebbe bocciato perché troppo poco credibile: la difesa grossetana, nella stessa azione, riesce ad eliminare un primo avversario, al volo sull’esterno destro, poi un secondo, staccatosi dalla base nel tentativo di arrivare a segnare il punto, e infine un terzo, anche lui colto fuori dalla base, chiudendo l’inning senza subire punti. Un triplo gioco difensivo, evento rarissimo nel baseball, rimasto così vivo nella memoria di quanti erano allo stadio quel giorno che, se chiedete loro di descrivere cosa accadde, saranno in grado di raccontarvelo nei dettagli a più di trent’anni di distanza.
Si va ai supplementari, e qui Joe Zavattaro, che fin lì ha trasmesso alla squadra la sua calma e la sua sicurezza, tira fuori dal cilindro, la mossa a sorpresa: una smorzata suicida (squeeze play, dicono gli americani) che fa segnare il punto decisivo, protetto poi dalla palla veloce del rilievo Dario Borghino (un’altra “invenzione” dell’allenatore americano).
La partita è finita, Grosseto, per la prima volta nella sua storia è in cima alla classifica e ha la consapevolezza di essere diventata grande. Si tratta di baseball, uno sport non esattamente popolare, ma nessuno fa caso a questo, anzi: il fatto di primeggiare in un sport ritenuto difficile e incomprensibile dalla maggior parte degli italiani non fa che rafforzare il senso di eccezionalità della cosa tra gli appassionati locali.

Purtroppo, dopo quella partita, Joe Zavattaro fu costretto a tornare negli Stati Uniti, non potendo abbandonare il suo incarico al college, e la squadra perse gran parte della magia che aveva accompagnato il suo cammino, terminando il campionato al quarto posto.
Passeranno altri tre anni prima dell’arrivo del primo sospirato scudetto, e sarà un’altra giornata memorabile, festeggiata dall’intera città, scesa in piazza come per le grandi occasioni.
Poi, dopo altri successi, verranno purtroppo tempi difficili, sia per il Grosseto, che dovrà ripartire dalle serie minori, che per il baseball in generale. Gli stadi pieni sono un ricordo, al campionato di serie A, dopo la rinuncia di una piazza storica come Rimini, partecipano solo 7 squadre e le prospettive di rinascita appaiono malinconiche come non mai.

Ma in questi afosi pomeriggi estivi, caldi come quel giorno di agosto a Parma, ripensando a quello che un allenatore italo-americano, calmo, paziente e professionale seppe portare in una cittadina di provincia affamata di vittorie, le emozioni di quella stagione non sembrano così lontane nel tempo come suggerisce invece il calendario impietoso.
Riposa in pace, skipper, ti auguro che il dio del baseball che sta nei cieli ti affidi la migliore squadra possibile là dove ti trovi adesso.

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