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Niente morale su Valentino Rossi: non gli è mancata la correttezza, ma la testa
Valentino Rossi è riuscito nel suicidio perfetto: consegnare (quasi sicuramente) il titolo della MotoGp 2015 al compagno/rivale, lo spagnolo Jorge Lorenzo, e perdere nel peggiore dei modi prendendosi tutti i fischi. A Sepang, in Malesia, il Dottore ha perso la testa dopo un serrato duello con Marc Marquez, connazionale di Lorenzo, portandolo fuori pista (il video è in fondo all’articolo). Non è mia intenzione entrare nell’analisi ‘tecnico-giuridica’ del filmato: questo lavoro spetta ai giudici di gara, che hanno optato per una penalizzazione pesante come la partenza in ultima posizione nella gara decisiva a Valencia. E né è serve fare la morale: nello sport si vince anche ‘giocando duro’, purché non si finisca per barare.
La questione, quindi, non è la correttezza: Valentino Rossi correva per vincere e ha provato a farlo in ogni modo. Il guaio è che ha perso la bussola quando serviva avere la granitica freddezza del fuoriclasse. Come un calciatore che in preda a un raptus rifila una testata o una gomitata, lui non ha mantenuto i nervi saldi, cedendo alla provocazione di un Marquez pro-Lorenzo. In fondo, per quanto strano, nulla vietava allo spagnolo della Honda di parteggiare per un connazionale.
Da un campione di 36 anni come Valentino Rossi, forse il più forte motociclista di tutti i tempi, sarebbe stato logico attendersi una maggiore capacità di gestire la tensione, di mantenere la calma necessaria per respingere gli attacchi di tutti i rivali che ha in pista. Perché in fondo chi vince tanto è anche molto antipatico, al di là dei salamelecchi delle dichiarazioni ufficiali. E Valentino Rossi ha più di qualche nemico: vince in motocicletta dal 1997 (allora nella classe 125) e ha conquistato il primo titolo nella classe regina, quando questa era ancora la 500 (nel 2001) e non si chiamava neppure MotoGp. L’esperienza avrebbe dovuto dargli la maturità giusta per affrontare tutte le avversità della pista e delle inspiegabili alleanze. La storia di Sepang ha rivelato invece che si è comportato come un ragazzino alle prime armi, probabilmente perché da qualche anno non conquista più un titolo.
Del resto il pilota di Tavullia ha iniziato a perdere il mondiale già in conferenza stampa, giovedì 22 ottobre, quando tra lo stupore generale ha accusato Marquez di essere diventato “un fan di Lorenzo”, avendolo aiutato nella precedenza gara a Phillip Island, in Australia. Parole che hanno lasciato sorpresi anche i diretti interessati: Marquez ha replicato spiegando di aver vinto quel Gran premio proprio davanti a Lorenzo. In questo modo ha aumentato il livello di tensione, creando un clima pesante. Ma soprattutto ha lasciato trasparire tutto il suo nervosismo: e i rivali hanno capito di trovare terreno fertile con la strategia della provocazione.
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