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Il match di boxe piu’ grande della Storia (di cui in Italia non si parla)
Il match di pugilato più grande della Storia si terrà il 26 agosto di quest’anno a Las Vegas.
Il problema è che a combatterlo ci saranno un pugile Americano ritirato e un 29enne irlandese che non è mai salito su un ring in tutta la sua vita. Se questo vi sembra strano non preoccupatevi: si tratta solo di un’anomalia italiana.
Quel 29enne irlandese, infatti, si chiama Conor Mc Gregor, di mestiere fa il fighter di Mixed Martial Art ed è l’uomo di punta della promotion UFC – Ultimate Fighter Championship. Le Mixed Martial Art sono lo sport che in tutto il mondo, negli ultimi 5 anni, sta registrando il tasso di crescita più elevato, tanto che la nota emittente televisiva americana ESPN lo ha definito più volte “lo sport del futuro“.
Gli incontri UFC – basati su un complicato mix di stili di combattimento diversi tra loro, dal pugilato al Brazilian jiu-jitsu, dal judo alla muay-thai – appassionano una platea di decine e decine di milioni di appassionati in tutto il mondo, dando vita a un carrozzone venduto l’anno scorso per la cifra record di 4 miliardi di dollari (lo stesso valore con cui la Disney comprò l’intera Marvel). I fighter UFC, atleti regolarmente testati all’antidoping con severissimi controlli gestiti dalla USADA, l’agenzia anti-doping americana, hanno milioni di followers sui social media e in molti Paesi del mondo fanno stabilmente parte dello Zeitgeist: oltre a Mc Gregor, che Forbes ha inserito nella classifica dei 50 atleti più pagati del 2016 a livello mondiale, basta citare la bellissima Ronda Rousey, che anche se dopo due sconfitte consecutive e’ sul punto del ritiro ha fatto in tempo a diventare attrice protagonista della saga di Fast and Furious.
Questo inarrestabile, spettacolare successo UFC – completamente ignorato dai grandi media italiani – ha dato origine a una rivalità con lo sport “cugino” delle Mixed Martial Art, quel pugilato che, da qualche decennio, attraversa invece un periodo di declino dovuto a varie ragioni: invecchiamento del pubblico, mancanza di grandi nomi, moltiplicazione dei campioni, discutibili operazioni commerciali che hanno finito per annacquare il prodotto e offuscare la posizione della “nobile arte” nel campo degli sport da ring.
È per questo che il 40 enne Floyd Mayweather, il pugile più vincente della storia – un record di 49 vittorie e nessuna sconfitta, prima di lui solo il mitologico Rocky Marciano – ha deciso di uscire dal ritiro per affrontare Mc Gregor. Certo, voci assai credibili di queste ore parlano di cifre folli: 100 milioni di dollari di borsa per Mc Gregor e almeno 150 per Floyd, per un incontro che, secondo gli analisti del Wall Street Journal, dovrebbe generare ricavi per 750 milioni di dollari. Eppure Mayweather è un tipo che all’intelligenza sul ring ha saputo associare, da sempre, un senso per gli affari inedito per un pugile: in carriera ha incassato 829 milioni di dollari, di cui più della metà ancora saldamente sul suo conto corrente, mentre gli altri sono serviti a costruire un impero fatto di proprietà immobiliari e società attive negli ambiti più diversi.
Non è quindi solo una questione di denaro: se Mayweather sale un ring per affrontare Mc Gregor lo fa anche per una questione di orgoglio, per riscattare l’onore, il prestigio e il ruolo della boxe nei confronti di uno sport, le Mixed Martial Art, che ormai hanno messo la freccia e sono pronte per il sorpasso.
Da un punto di vista tecnico, la sfida appare impari: pur appartenenti alla stessa “famiglia” di sport, boxe e Mixed Martial Art rimangono cose completamente diverse. I guantoni saranno più leggeri (10 once), il limite di peso ritoccato, altri piccoli accorgimenti verranno presi per rendere il match più compatibile con lo stile di Mc Gregor, ma i bookmakers di Las Vegas non hanno dubbi e quotano la vittoria dell’irlandese 25 a 1, praticamente impossibile. Altri osservatori hanno invece liquidato l’incontro come una pagliacciata, nel migliore dei casi una riedizione del match di wrestling tra Antonio Inoki e Muhammad Ali (si, quel Muhammad Ali) tenutosi in Giappone nel 1976.
Tuttavia, se l’esito fosse così scontato, se ci trovassimo di fronte a un freak show e niente di più, perché, da quando il match è stato annunciato la notte scorsa, sui social media di mezzo mondo non si è parlato d’altro? Perché le cifre con cui abbiamo a che fare sono così alte da offendere il comune senso del pudore?
Perché Mayweather contro Mc Gregor è una sfida generazionale. È il vecchio contro il nuovo, la tradizione contro l’innovazione, la nobile arte del secolo scorso contro lo sport che per modalità di fruizione – prevalentemente online – ed estetica – un fenomeno che e’ la sintesi di fenomeni gia’ esistenti – incarna perfettamente lo spirito post-moderno di questi Tempi.
Non dimostrerà, né in un caso né nell’altro, la superiorità di questo o di quell’altro sport, di questo o di quell’altro atleta (anche perché allora ci dovrebbe essere una rivincita di Mixed Martial Art e Mayweather non avrebbe scampo). Ma come detto dal telecronista di Fox Sport Alex Dandi, la sfida permetterà ad ogni fan di un qualsiasi sport di combattimento di esaltarsi come ci si esaltava da bambini a pensare se fosse più forte Goldrake o Mazinga, Rocky o l’Uomo Tigre, un pugile o un lottatore. Questo sarà, in ultima analisi, Mayweather – Mc Gregor: un costosissimo sogno di una notte di mezza estate, durante il quale chiunque abbia subito almeno una volta la fascinazione per il combattimento potrà tornare bambino, come in un grande gioco collettivo.
Di questi tempi non è poco.
P.S.
Resta da capire come i giornali italiani, a cominciare dalla Gazzetta dello Sport, presenteranno la notizia ai loro lettori. Visto che da sempre hanno ignorato UFC e le Mixed Martial Art come fossero la peste, ora saranno costretti a spiegare come mai il pugile più celebrato di tutti i tempi decide di uscire dal ritiro per combattere contro il portabandiera di quella che loro hanno sprezzantemente definito “la federazione dei combattimenti tra galli”, e come mai tale combattimento si rivela essere l’incontro più grande di tutti i tempi.
Del resto si sa: in Italia le cose nuove si cerca di ignorarle, per evitare di cambiare l’ordine costituito, la comoda routine; fino a che poi, inesorabilmente, se ne viene travolti e allora si telefona trafelati all’amico dell’amico, arrampicandosi sui vetri e cercando di documentarsi alla buona. Facendo, insomma, un pessimo servizio ai propri lettori.
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