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‘Bologna Felix’
Di questi tempi se c’è una città in estasi – sportivamente parlando – beh, quella città è Bologna. L’ultimo scorcio del 2023, d’altronde, le ha regalato emozioni fortissime. Inattese e inaspettate. Impagabili. Si parli di calcio o di basket, sotto i portici della ‘grassa’ e la ‘dotta’, le iperboli si sprecano. La palla di cuoio è tornata a rotolare come solo “in Paradiso”, strizzando l’occhio al Bologna di ‘Fuffo’ Bernardini “che tremare il mondo fa” mentre quella a spicchi rimbalza – tra Serie A, Eurolega e A2 – solo ai vertici dei vertici. Il non plus ultra. Già. Perché se nel campionato della pedata il Bologna si è arrampicato, con merito, sino al quinto posto solitario (e per un po’ anche al quarto) in piena zona Champions, per tacer dell’Inter eliminata in Coppa Italia, sul parquet la Virtus è seconda in Legabasket e, soprattutto, in Eurolega dietro solo al Real Madrid mentre la Fortitudo – seppur in coabitazione con Forlì – guarda tutti dall’alto in basso, in A2, e con un palazzo, il ‘Madison’ di Piazza Azzarita, ‘sold out’ in abbonamento. Mirabilie.
Tanto che davanti ai cantieri, con gli occhi che brillano e le mani dietro la schiena, gli ‘umarell’ hanno quasi smesso di suggerire il da farsi agli operai per concionare di rossoblù, Vu Nera e Effe. Chè chissà quando ricapita un ben di Dio così: il bologna di Thiago Motta vola con 31 punti, giusto 3 sconfitte su 18 gare e solo 15 gol subiti – terza difesa del campionato dietro Inter e Juventus – mentre la Virtus di Luca Banchi viaggia in seconda posizione con 20 punti in Italia e 26 in Eurolega con una marcia di 5 perse e 13 vinte, la penultima nel catino di Belgrado ad ammutolire 20.000 tifosi del Partizan e la Fortitudo di Attilio Caja sgomma in testa, in A2, con 28 punti frutto di 14 vinte e solo 3 perse. Roba sopraffina. Da leccarsi i baffi. E idolatrando i tre condottieri. Sì, perchè al netto di buone società alle spalle – solidissime quelle di Bologna e Virtus, nuovissima quella della Fortitudo – gli artefici di tutto questo ben di Dio sono i tre tecnici – Motta, Banchi e Caja – veri motori immobili della giostra che gira brillante e spedita sotto le Due Torri regalando sorrisi a grandi e piccini. Loro tre. A partire da Thiago Motta, arrivato a sostituire l’icona Sinisa rovesciando sul tavolo tutte le idee maturate già da ‘allenatore in campo’ – come si suol dire – quando faceva correre la palla e dispensava saggezza con le maglie di Barcellona, Inter e Paris Saint Germain. Disegnando una squadra – impreziosita dal talento cristallino di Zirkzee – capace di frullare pressing alto e impostazione dal basso, coinvolgimento del portiere nella costruzione e ruoli fluidi e interscambiabili da centrocampo in su senza dare punti di riferimento agli avversari a metà campo e in attacco. E con una difesa – sostenuta dal lavoro di attaccanti e centrocampisti a chiudere gli spazi – divenuta granitica di partita in partita. Un capolavoro. Come quello dipinto sulla tela della Vu Nera da Luca Banchi. Atterrato a Bologna, di rientro dal Mondiale di basket alla guida della Lettonia, per sostituire niente meno che ‘Don Sergio’ Scariolo – uscito di scena dopo avere poco gradito l’addio al ‘mago’ Teodosic e il ridimensionamento del budget per il mercato – e divenuto, in una manciata di settimane, il ‘nocchiero dei sogni’. Uno che spinta la Nazionale lettone al quinto posto iridato – e chissà come sarebbe andata se avesse potuto contare pure sulla superstar Porzingis – ottenuto il premio come miglior coach della rassegna mondiale, si è subito tirato su le maniche, sciorinando una pallacanestro essenziale e adattando il suo credo cestistico a una squadra costruita da altri. Senza battere ciglio. Recuperando giocatori messi ai margini come Lundberg – da reietto fuori squadra a match-winner in eurolega – e Abass, dando nuove certezze a gente come Hackett e Cordinier, fiducia a giovani come Cacok e mettendo la squadra nelle mani di Shengelia e Belinelli, splendido 20enne a quasi 38 anni. Quanto basta per portare a casa la Supercoppa italiana, piazzarsi ai vertici del campionato e sorprendere l’Eurolega con il secondo miglior record alle spalle dell”Armada Invencible’, almeno per ora, del Real Madrid e davanti al Barcellona. Grasso che cola. Lo stesso della Fortitudo, dominatrice – sin dall’avvio – del torneo di A2. In testa al ‘girone rosso’ grazie alla maestria in panchina di Attilio Caja. Guida di una squadra priva di grandi nomi – Aradori a parte, autore di una stagione-monstre – con tanti giovani in rampa di lancio guidati in regia da Fantinelli e un paio di americani – Freeman e Ogden – funzionali e solidi ma non irresistibili. Tutti votati alla difesa: chiave di volta del verbo predicato dall”Artiglio’ ovunque abbia allenato. Manco a dirlo con successo. Tra un tortellino e una crescentina, Bologna Felix sogna. E che nessuno la svegli.
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