Mobilità
Lady Diana vent’anni dopo: allacciate le cinture
Vent’anni fa, in un incidente stradale a Parigi, moriva Diana, Principessa del Galles.
A parte l’insostenibile bombardamento mediatico di quei giorni e le scene di delirio britannico che i media ci costrinsero a vivere, certo tipo di stampa non ha mai cessato di parlare continuamente di lei e della sua morte, un po’ come Gente fa da sempre con padre Pio. Vita, morte e miracoli, appunto, con la sua esistenza analizzata per vent’anni da qualsiasi immaginabile punto di vista.
Un solo aspetto viene sempre dimenticato: nella Mercedes su cui viaggiava, lady Diana era in compagnia dell’amato Dodi al Fayed, dell’autista e della guardia del corpo. Quest’ultimo, che era l’unico ad aver allacciato la cintura di sicurezza, fu anche l’unico a sopravvivere all’incidente. L’autista non l’aveva allacciata e morì, Diana e al Fayed, seduti nei sedili posteriori, pure.
Chi ha qualche anno alle spalle ricorda con quale scetticismo gli Italiani accolsero l’obbligo di indossarle nel 1988 ed anche le T-shirt con la cintura stampata con cui alcuni se ne prendevano gioco. A quasi trent’anni di distanza mi sembra che l’obbligo venga quasi sempre rispettato, ai posti anteriori, ma così non è ai posti posteriori, dove certo la usa solo una minima parte degli occupanti.
Probabilmente non si è fatta informazione in merito e quasi nessuno sa che la principessa si fracassò contro il sedile anteriore, che non costituisce un riparo come molti pensano.
Diana Spencer, Principessa del Galles, Dodi al Fayed e l’autista Henri Paul, se avessero allacciato le cinture di sicurezza, avrebbero avuto molte possibilità in più di sopravvivere, come è sopravvissuto il bodyguard Trevor Rees-Jones, che l’aveva allacciata.
Dopo vent’anni di poco utili rievocazioni, sarebbe bello che i media facessero circolare l’unico messaggio sulla morte della Principessa del Popolo che veramente farebbe il bene del Popolo:
ALLACCIATE LE CINTURE DI SICUREZZA, ANCHE AI POSTI POSTERIORI!
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