Infrastrutture

Piazze Sì e No TAV: l’orgoglio, i pregiudizi e gli interrogativi

8 Dicembre 2018

Torino. Esterno. Giorno. Stessa scena il 10 novembre e l’8 dicembre. In venti giorni il popolo Sì Tav e gli storici antagonisti dell’opera sono stati in grado di riempire la stessa piazza. Nel confronto, risultano più numerosi i No Tav, nonostante la Questura indichi ufficialmente la sottostima di 20 mila e gli organizzatori usino l’iperbole dei 100 mila. Per un mero calcolo di aree e spazi vitali, i No Tav sono stati ragionevolmente 45-50 mila, mentre i fautori dell’opera si sono fermati a 30-35 mila. Su 15mila metri quadrati di superficie è opportuno pensare che ci fossero tre persone per unità. Quindi ecco arrivare facilmente a 45mila. Fine della parentesi aritmetica.

Ma per pesare le presenze occorre anche ricordare che la prima manifestazione è stata interamente “cittadina” e un po’ improvvisata, mentre il popolo No Tav ha raccolto adepti da tutta Italia, con tanto di vicesindaco di Napoli presente sul palco accanto agli amministratori locali di Torino e della Valle di Susa.

Questa una differenza, ma sono tante analogie, se poi si guarda a fondo.

In entrambe manca la coerenza politica. A dire “Sì” alla Tav si è trovata insieme una rinnovata coalizione del Nazareno: tanto PD e tanto conservatorismo stile Forza Italia. Ma anche tanta Lega e, quindi, un po’ di Governo.
A dire Sì, ci sono sicuramente tutte le forze produttive, ma anche qualche sindacato. Gli stessi sindacati, che in parte erano presenti per dire No.

A specchio anche la piazza dei No farebbe fatica a creare una coalizione. C’era Sinistra Italiana e Rifondazione, un pezzo di Sel, quelli, insomma che non sono riusciti neanche a stare nello spazio di Leu. C’era Potere al Popolo che non pensa minimamente di entrare in qualsiasi coalizione possibile.

E poi c’è il Movimento 5 Stelle. Stesso rapporto con i manifestanti stretto con la Lega, ma sul fronte opposto, ma in tutta questa partigianeria contraria, resta poi da sbrigare nelle sfumature giallo-verdi quel piccolo impegno da sbrigare che si chiama Contratto di Governo.

I grillini nella piazza No Tav ci stanno e la rivendicano. Il vicesindaco della giunta pentastellata torinese porta sul palco la fascia tricolore e la benedizione dell’Amministrazione. Grillo sostiene il No all’opera e anche lo storico leader Perino li pungola, ma li appoggia: “Va bene la verifica costi/benefici perché così i lavori si fermano”.

È ancora difficile capire se le folle di piazza Castello si annulleranno come nel più classico principio della fisica per il quale due spinte uguali e contrarie si annullano o come nella meno scientifica sfida al tiro della fune, con due strattoni così forti, alla fine, la fune si spezzerà.

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