Infrastrutture

Salini: «Chiunque governi consideri centrale il ruolo delle infrastrutture»

16 Maggio 2018

«Nel settore delle infrastrutture l’Italia si è fermata agli anni ’90, bloccata dalla burocrazia e dall’incapacità di realizzare quanto vorremo fare: nel nostro settore oltre un milione e mezzo di posti di lavoro sono andati persi durante la crisi. Nessun governo può immaginare di lasciare a casa un tale potenziale e capacità, nessun governo può pensare che un milione e mezzo di persone vengano pagate per stare a casa, con un sussidio». Sono chiare e dirette le parole di Pietro Salini, amministratore delegato di Salini Impregilo, tra i maggiori global player nel settore delle costruzioni di grandi infrastrutture complesse, numero uno nel settore acqua. Una critica all’immobilità del Paese, che da decenni non riesce a programmare e realizzare le grandi opere di cui ha bisogno. «Chiunque governerà – è il succo del ragionamento del manager – dovrà avere di fronte la realtà e considerare il ruolo centrale delle infrastrutture».

L’occasione è stato un panel sui “Trend del futuro per le grandi infrastrutture”, che si è svolto ieri pomeriggio alla Triennale di Milano, dove il Gruppo è presente fino al 3 giugno con la mostra fotografica Cyclopica – The Human Side Of Infrastructure, dedicata alle grandi opere e al lavoro di chi le ha realizzate. Lavoro che secondo Salini deve ripartire dall’uomo e dalla sua capacità di progettare e prevedere il futuro perché «è il lavoro che dà la dignità del quotidiano e non può essere sostituito da un sussidio».

Il panel incentrato sulle prospettive future delle grandi opere, sui nuovi scenari urbani e sulle sfide della crescita globale, ha avuto come protagonisti  Stefano Boeri, presidente della Triennale di Milano e fondatore dello studio che ha realizzato a Milano il Bosco Verticale a Milano, e il giornalista Stefano Cingolani.

Boeri si è soffermato sul futuro sostenibile e sul ruolo chiave delle infrastrutture nelle città del nuovo millennio, sottolineando come queste ultime siano le prime cause e, al tempo stesso, vittime del cambiamento climatico. «Una grande campagna di sostituzione edilizia rigenererebbe le città e darebbe linfa vitale al sistema edilizio italiano, dando occupazione a migliaia di persone», ha commentato il presidente della Triennale. La sfida del futuro è proprio quella di affrontare cambiamento climatico e povertà.

Al dibattito, di fronte a un pubblico attento e curioso di esperti e giornalisti, sono intervenuti anche Andrea Goldstein, professore di Economie emergenti all’Università Cattolica di Milano, Marta Dassù, dell’Aspen Institute, e Riccardo Monti, managing director di Boston Consulting Group.

Per il professor Goldstein «le infrastrutture oggi sono riconosciute come elemento fondamentale per lo sviluppo sostenibile. Sono un veicolo. Servono per migliorare qualità dei servizi sociali e creano le condizioni per l’industrializzazione che a sua volta crea posti di lavoro».

Marta Dassù ha focalizzato il suo intervento sulle prospettive di crescita degli Stati Uniti, paese che, dopo l’acquisizione della Lane, è diventato un “mercato domestico” per Salini Impregilo, che nel complesso opera in oltre 50 Paesi del mondo con circa 35mila dipendenti. «Il presidente Trump – commenta la l’esperta di geopolitica – vuole sottrarsi al rischio della stagnazione attuando una ricetta di taglio fiscale e nazionalismo economico. Per ora le cose stanno “quasi” funzionando ma se Trump perdesse le elezioni di mid-term, le incognite politiche e geopolitiche aumenterebbero». Il modello di crescita americano, infatti, fa leva anche sul nuovo piano infrastrutture, con l’annuncio di investimenti per oltre un trilione di dollari, che dovrà avere il consenso del Congresso e sarà largamente trainato dagli Stati e dagli investimenti privati.

Sono circa 15mila le dighe che necessitano di ammodernamento negli Stati Uniti, ha continuato Riccardo Monti. Il Paese è fatto per due terzi da città che saranno collegate sempre più da infrastrutture complesse, come grandi ponti e gallerie. «Il settore – ha affermato Monti – necessita quindi di recuperare produttività attraverso nuove tecnologie e innovazione nei processi, elementi chiave di una nuova competitività». Innovazione e nuove tecnologie creeranno una richiesta di nuove professionalità più evolute, con un impatto positivo complessivamente sull’occupazione.

E in Italia? In Italia il piano nazionale Industria 4.0 del ministro Calenda è un buon punto di partenza per Monti. Le nuove tecnologie ma in maniera integrata (sui cantieri) e i modelli di business innovativi in un mercato grande e complicato saranno vincenti. «Il nostro Gruppo – conclude Pietro Salini – intende continuare a crescere facendo leva su tre elementi chiave: la competenza delle persone che lavorano con noi, le nuove tecnologie che miglioreranno sempre più la competitività del settore, e la capacità di adattamento al cambiamento». Un cambiamento che deve partire dal desiderio di programmare e dalla centralità delle persone, come quelle celebrate con la mostra Cyclopica, e che hanno seminato per le generazioni future.

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