Infrastrutture

Progetto hit tech 1000, videocamere intelligenti sulla rete stradale italiana

19 Gennaio 2021

“Progetto hit tech 1000″ potrà tenere sotto controllo viadotti  ponti, gallerie della rete stradale, autostradale e ferroviaria italiana, garantire  una viabilità  sicura  e portare centinaia di assunzioni ma attende l’ok del Ministero dei Trasporti.

Concepito grazie alla collaborazione di quattro distretti tecnologici: Basilicata (Tern), Liguria (Siit), Piemonte (Torino Wireless) Campania (Dac) e due istituti di ricerca di fama internazionale come l’Istituto italiano di tecnologia di Genova e la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, ha un costo che si aggira intorno ai 500milioni di euro è ancora in  fase embrionale: ruoli, compiti e mansioni sono da definire e confermare in caso di approvazione e finanziamento del piano. Prevista naturalmente anche una selezione delle aziende e potenziali fornitori che vogliono aderire alla piattaforma. Al momento è al vaglio di enti di ricerca, università, aziende e potenziali utilizzatori, per assicurare le necessarie competenze tecnologiche, ingegneristiche e industriali.

Risulta tuttavia fondamentale l’adesione e il sostegno dal parte del Ministero dei traporti che ne ha già preso visione, proprio perché si possa passare il prima possibile dalla teoria alla pratica, ottenere la convalida delle istituzioni che dovrebbero indicare i luoghi dove rendere effettivo il progetto e dare completo sostegno per ottenere i finanziamenti del Next Generation Eu, i fondi europei  assegnati per determinare  la ripresa post Covid-19 in Europa.  Se il silenzio dovesse persistere si pensa di ricorrere ai fondi di coesione europei, quelle somme che l’Unione Europea ha messo a disposizione dei paesi economicamente più deboli e che l’Italia usa in misura realmente ridotta. L’accesso a queste risorse consentirebbe la partenza già dall’inizio del 2021 della prima tranche del progetto, della durata di sei mesi.

La  piattaforma ha suscitato l’interesse di alcune delle più importanti realtà industriali e tecnologiche italiane e internazionali: Gruppo FS Italiane, in particolare RFI, Italferr e Anas, Gruppo Gavio, Hitachi Rail, Rina, Engineering, Ericsson, Politecnico di Torino, università di Genova, docenti del Politecnico di Milano, quattro università della Campania, ReLuis in Basilicata, Cnr, Enea, Cira, Leonardo, Fincantieri, più una cinquantina di piccole e medie aziende italiane.  I compiti e gli impegni di ciascuno sono ancora in via di definizione.

Le tre fasi

Il progetto si compone di tre fasi.  La prima, della durata di sei mesi, necessaria per la valutazione tecnico ingegneristica sugli apparati da mettere in campo per effettuare al meglio il monitoraggio  con analisi e definizione delle tecnologie da impiegare.

La seconda è la sperimentazione su un numero molto limitato di infrastrutture (10-15) indicate dal Ministero, la fase dei prototipi, con l’installazione di una prima serie di sensori e l’elaborazione dei dati, che avrà la durata di circa tre anni.

La terza fase che inizierebbe poco dopo l’avvio della seconda con l’applicazione della piattaforma completa di monitoraggio a 1000 infrastrutture, della durata 36 mesi.

Questo controllo su vasta scala, come è intuibile, porterebbe all’assunzione di alcune centinaia di lavoratori specialmente al sud dove è in programma una forte concentrazione dell’attività  e dal secondo anno il fatturato annuale stimato,  legato ai prodotti e agli sviluppi,  si attesterebbe sui  50 milioni.  Gli ideatori della piattaforma propongono nel tempo anche un ampliamento del monitoraggio, includendo anche infrastrutture non necessariamente legate  al trasporto e alla viabilità su strada  come reti elettriche, idriche, del gas, ospedali, stabilimenti industriali, centri dati, basi militari, aeroporti, situazioni di rischio idro-geologico, aree di tutela ambientale.  I promotori hanno messo tutto il loro impegno per garantire un prodotto appetibile sotto ogni aspetto e adattabile ad ogni settore, vedremo se sono riusciti a convincere il Ministero.

Come saranno monitorati concretamente  volume del traffico e il suo impatto  ambientale

Saranno impiantati innovativi sensori, nuove tecniche di analisi e fusione dei dati, software, intelligenza artificiale, videocamere smart,  droni e microsatelliti. Arriveranno  le telecamere ”intelligenti” al fine di monitorare in maniera capillare lo stato di salute delle infrastrutture e i possibili pericoli. Volume del traffico e controllo ambientale’ sono le  funzioni centrali del progetto che confermano la centralità di un tema come quello della sicurezza e la necessità di programmare e attivare interventi che devono fare tesoro degli sviluppi tecnologici applicati alle infrastrutture stradali per fare sì che si lavori sempre più sul terreno della prevenzione e della tutela dei cittadini e del territorio.

Per il monitoraggio di ponti e viadotti saranno impiegati fessurimetri o estensimetri per la misura della deformazioni delle travi degli impalcati Celle di pressione, per la misura delle pressioni agenti al contatto tra un’opera di sostegno ed un terreno spingente; inclinometri per il controllo dei movimenti di scivolamento dei terreni; piezometri, per il monitoraggio della falda acquifera.

Per quello che concerne la sicurezza e la gestione delle gallerie e consentire l’identificazione e la localizzazione di potenziali anomalie, danneggiamenti presenti nella struttura della galleria e  generazione  di allarmi nel caso di superamento di soglie prefissate, saranno utilizzati: accelerometri, per la misura di vibrazioni e cedimenti del rivestimento definitivo della galleria; sensori di Temperatura, per monitorare la temperatura del rivestimento della galleria;  estensimetri e/o fessurimetri, per il monitoraggio dei movimenti orizzontali, verticali e convergenze;  celle di pressione, per il calcolo delle sollecitazioni e pressioni locali agenti al contatto tra un’opera ed il terreno spingente.

Paola de Micheli tace. Chi tace acconsente? 

 

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