Infrastrutture
Modello Genova, la storia del Ponte San Giorgio è un successo replicabile
Sono serviti quindici mesi di lavori e quattrocentocinquanta giorni, alcuni segnati dalla pandemia del Covid-19. Ma il nuovo Ponte San Giorgio, il viadotto che attraversa la valle del Polcevera è stato portato a termine e restituisce alla città di Genova un’infrastruttura strategica per la sua rete di mobilità con un transito di 43.200 mezzi al giorno di media.
Alle spalle di questo successo, celebrato il 3 agosto del 2020 di fronte al Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, c’è quello che molti hanno chiamato il “Modello Genova”, un nuovo paradigma per il settore delle costruzioni che basa la sua efficacia su alcuni fattori chiave.
Al primo posto la collaborazione. Il “Modello Genova” nasce dalla puntuale collaborazione tra le imprese che hanno realizzato l’opera, a partire dal Gruppo Webuild, con le istituzioni centrali, quelle locali, le forze di polizia, i sindacati fino alla stessa cittadinanza. Tutti hanno dato il loro contributo; tutti hanno remato nella stessa direzione, superando le lungaggini della burocrazia e permettendo alle imprese di concentrarsi sulla costruzione.
Il secondo pilastro del “Modello Genova” è stato la trasparenza, intesa come condivisione del progetto, ma anche come apertura del cantiere agli sguardi esterni. Non solo attraverso le telecamere attive 24 ore su 24, ma con una mostra permanente allestita nel Porto Vecchio della città e una serie di visite organizzate con i ragazzi delle scuole di Genova per presentare quello che sarebbe diventato il loro ponte.
Fondamentale è stato anche il lavoro di squadra con tutta la filiera. Oltre 330 imprese, provenienti da tutte le regioni italiane, hanno dato il loro contributo come fornitori e subfornitori di Webuild. Nella maggior parte dei casi imprese di medie e piccole dimensioni che hanno messo le loro eccellenze e i loro brevetti al servizio di un obiettivo condiviso.
Alla realizzazione hanno preso parte anche gli oltre mille addetti, tra ingegneri, tecnici e operai, che per mesi hanno lavorato giorno e notte in cantiere. Mille persone impegnate contro la pioggia, la neve, il vento, la minaccia del Covid-19, rispettando i più rigidi protocolli di sicurezza, e permettendo con il loro lavoro e la loro passione di conquistare quello che per tutti è ormai un record nella storia italiana delle grandi opere. Un record ottenuto solo grazie alla collaborazione, alla trasparenza, al lavoro di squadra, alla sicurezza, in una parola grazie al “Modello Genova”.
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