Infrastrutture
Immagini e storia: l’autobiografia di una nazione nell’archivio Eni
Mimmo Jodice descrive il proprio lavoro fotografico come un viaggio nel passato che si ritrova di continuo nel presente: luoghi, persone e sentimenti. Un legame, quello che unisce passato e presente che la fotografia traduce in immagine. Un modo di vedere che non dista molto lontano dalla visione che oggi deve esprimere una grande impresa che costruisce identità e azione attraverso un connubio inscindibile tra tradizione e innovazione. E non è un caso, ma una scelta ponderata che proprio Mimmo Jodice con altri grandi autori della fotografia siano stati negli anni chiamati da Eni per documentare e raccontare il proprio lavoro, i luoghi e la sua presenza nel mondo, tanto da costituire oggi uno dei più importanti archivi fotografici internazionali.
Le aziende di sistema sono tali per un paese quando sono in grado di promuoverne la coesione e l’innovazione sociale, oltre che generare ricchezza attraverso le proprie attività e quelle indotte. L’Italia in tal senso vive con enorme difficoltà il confronto con gli altri paesi occidentali da sempre capaci di fare sistema e dotati di grandi compagnie nei settori strategici e per questo in grado di veicolare l’azione politica e anche di intercettare i cambiamenti in corso. Anche se spesso l’impressione è che il rapporto alle volte si capovolga con gli Stati in soccorso perenne delle esigenze delle multinazionali, ma in linea di massima si tratta sempre di uno scambio a livelli di potere cruciali per un paese e per la sua economia.
Nella storia d’Italia del Novecento e della sua economia, cioè quella dell’Iri e dei salotti buoni, quella della Fiat e di Olivetti, un posto particolare l’ha occupato senza dubbio Eni. La strada tracciata da Enrico Mattei, infatti, ha generato una visione di lungo periodo data dalla coscienza che Eni è sistema paese in maniera inscindibile. In tal senso l’archivio è la dimostrazione con il suo patrimonio del significato del fare impresa e cultura soprattutto in territori in cui le diversità divengono motivi di scambio e arricchimento reciproco. L’Archivio conserva infatti oltre settecentomila tra diapositive e fotografie ad opera di alcuni tra i più grandi fotografi del Novecento.
Un Archivio ricchissimo in grado di far decifrare territori e culture: un tesoro immenso a disposizione di antropologi, geografi e storici dentro al quale la storia del Novecento viene spalancata su paesi spesso visti sempre e solo in funzione delle loro risorse energetiche. Un materiale immenso attraverso il quale è possibile decifrare e circoscrivere luoghi in gran parte mai fotografati e ad oggi ancora fortemente sconosciuti. Oltre a questo, come in uno specchio, è poi possibile ripercorrere la storia d’Italia attraverso quello che Eni ha rappresentato anche solamente a livello infrastrutturale, dalle stazioni di servizio alle aree ristoro delle Autostrade. Una documentazione ricca e puntuale sull’evoluzione architettonica oltre che un segno incontrovertibile del cambiamento della quotidianità degli italiani.
In un paese alla disperata ricerca della ripresa economica, di un rilancio internazionale e di un cambiamento radicale delle proprie prospettive e ambizioni, gli archivi sono fondamentali giacimenti attraverso i quali ripercorrere le proprie radici individuando strade nuove e soluzioni inedite. Non si evolve dimenticando la propria storia o perdendola malamente; solo infatti facendo leva sulla propria identità è possibile partecipare al gran ballo globale concorrendo ad armi pari senza pregiudizi e senza disperdere conoscenza e risorse umane. l’Archivio Storico Eni rappresenta nei contenuti come nella sua gestione e forma l’esempio di quel potenziale culturale tout court e non solo d’impresa che l’Italia ha la capacità d’esprimere. L’Archivio Storico è infatti ad oggi, non solo legato a doppio filo con l’impresa, ma ne è parte integrante. Ciò significa indirettamente un riconoscimento del suo ruolo e della sua necessità che si traduce in uno sviluppo specifico e in una valorizzazione reale del proprio capitale culturale. Ad oggi l’archivio ha ospitato più di mille studiosi dando loro la possibilità di sviluppare ricerche indipendenti e dal taglio autonomo e inedito, quindi superando il concetto spesso celebrativo di valorizzazione d’impresa come viene inteso da molte Fondazioni. L’Archivio Eni è quindi ad oggi un punto di riferimento sia per le potenzialità del suo giacimento come per l’innovativa idea di gestione che va a recuperare competenze specifiche e contemporaneamente a dare forma ad un’idea di cultura che superi senza timori la dicotomia tra pubblico e privato.
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