Infrastrutture
Il Superbonus sulla casa piace a tutti. Ma può rivelarsi un Superflop
Il nuovo Superbonus per la casa interessa milioni di italiani. La detrazione fiscale del 110% per interventi su efficientamento energetico e misure antisismiche per gli edifici, piace a tutti. A partire dagli inquilini che possono sistemare casa a costo zero e, una volta tanto, a spese dello Stato. A giovarne è anche il settore della filiera edile che, grazie agli incentivi, vive un momento di grande ripresa. Un quadro generale che farebbe presupporre un buon vento per tutti e un giudizio unanimemente positivo sul bonus dei bonus.
Tuttavia i problemi ci sono e andrebbero affrontati (e risolti) con una certa urgenza in sede legislativa, prima che possano ingolfare il percorso. Riguardano questioni di contingenza economica e di architettura finanziaria degli stessi incentivi. Partiamo da quest’ultima. Il meccanismo, ideato due anni fa dal governo Conte nell’erogazione del bonus, prevede un rilevante esborso da parte dell’erario di moneta fiscale. In altre parole consente l’immissione di liquidità in favore di banche e intermediari finanziari, che percepiscono un generoso 8% di profitto, anche questo finanziato dalle casse dello Stato. Uno squilibrio di benefici che andrebbe rivisto.
C’è anche un problema di procedure che è ancora più delicato. Il divario tra i provvedimenti e la loro realizzazione, dovuto a burocrazia e intoppi procedurali, è poco sostenibile in termini di tempi. Vanno snelliti i processi, il che non significa rendere semplicistiche le procedure. Servono percorsi più veloci ed efficaci che introducano misurazioni del sistema edificio. Un cambio di visione, che consideri l’edificio, il condominio, il quartiere, in modo organico. Va messo al centro il concetto di benessere di chi abita; parametro che al momento sembra del tutto assente tra quelli considerati. A questo proposito consiglierei l’introduzione di sistemi di misurazione delle performance degli ambienti interni, attraverso rating e tassonomie. Al momento totalmente assenti nei dispositivi di legge.
Infine ecco la contingenza macroeconomica. Per l’anno che resta, il governo deve tenere a bada la bolla speculativa legata al rincaro delle materie prime, che ha investito tutti i settori della filiera, anche a causa delle difficoltà di approvvigionamento delle commodities. Si tratta di materiali che spesso arrivano dall’estero (Cina e India): la domanda cresce, le materie prime scarseggiano – come la mano d’opera specializzata – e il costo dell’energia punta al rialzo. Risultato, lo Sato italiano finisce per finanziare economie estere, più o meno amiche, che in un mondo interconnesso non rappresenta certo uno scandalo, piuttosto lo è il fatto che alla base non ci sono accordi di libero scambio tra imprese, nel consueto trading, ma che questa speculazione sia di fatto avallata e alimentata da soldi pubblici.
Problemi, quelli che ho elencato, che la mano del legislatore dovrebbe cercare di risolvere al più presto per evitare che il Superbonus, da tutti amato, si trasformi in una rovina per tutti
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