Infrastrutture

Brebemi, la crisi del Ccc, l’addio di Collina e i rapporti con Trombone

20 Gennaio 2018

Del ruolo-chiave del commercialista Domenico Livio Trombone nella politica emiliana (principalmente targata coop) e nazionale sappiamo tutto. Nella sua Modena egli è presidente del Ccc (il Consorzio Cooperative Costruzioni tra i principali gruppi nazionali nel settore costruzioni) e contemporaneamente presidente di Carimonte, la holding che, attraverso la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, affidò lavori per 40 milioni per la ristrutturazione dell’ex Sant’Agostino proprio al Ccc. Trombone, oggi mister 45 incarichi, arrivò alla guida del Ccc nel marzo 2016 sostituendo Vincenzo Onorato (che poi creò la good company Integra) che a sua volta aveva preso il posto dello storico presidente Piero Collina, che guidò la Ccc per 18 anni. Trombone, per la precisione, arrivò in Ccc quando ancora Onorato ne era il presidente, diventandone il principale consulente fiscale, e solo successivamente alla creazione di Integra, venne nominato presidente della bad company Ccc.

Ma è proprio la staffetta Trombone-Collina che merita di essere raccontata. Una storia che emerge chiaramente dalla relazione sulla gestione del bilancio consolidato 2015, la prima relazione firmata da Trombone nel suo ruolo di presidente del Consiglio di gestione, e che suscita inevitabilmente qualche curiosità. Una storia, quella dell’addio di Collina, che dai documenti pubblicati sul sito di CCC, sembra intrecciata a doppio filo con la realizzazione dell’autostrada Brebemi.

LA STAFFETTA E IL CASO BREBEMI

L’intera vicenda, pur in parte nota, è ripercorsa così nei dettagli da Trombone: “I lavori per la realizzazione del collegamento autostradale tra le città di Brescia, Bergamo e Milano (Brebemi) sono stati affidati all’aggiudicataria Ati Brebemi spa che per l’esecuzione dei lavori ha stipulato un contratto di appalto con il Consorzio Bbm. Bbm, a sua volta, è stato costituito l’8 giugno 2004 tra i soci consorziati CccImpresa Pizzarotti spa in quote uguali del 50% ciascuno – scriveva Trombone -. Ccc ha quindi assegnato a tre proprie consorziate (Unieco al 75% oggi fallita, Ici Coop al 15% e Cmb  al 10%) l’esecuzione delle opere e della progettazione oggetto del Contratto Bbm. La commessa è sostanzialmente ultimata, già da aprile 2014 per quanto riguarda l’asse autostradale (già in esercizio provvisorio dal luglio 2014). Ad ottobre 2014 il margine indicato nel budget approvato ammontava ad 125.000.000 di euro circa. Nel luglio 2015, tuttavia la commessa ha evidenziato problemi finanziari di rilevante entità, che hanno portato le parti Brebemi, Bbm e i consorziati Pizzarotti e Ccc a sottoscrivere il verbale di accordo, con il quale Bbm accettava di pagare i maggiori oneri di esproprio”.

LA SITUAZIONE PRECIPITA

Bene, ma da quanto scrive proprio Trombone,  è a questo punto che la situazione precipita e tra i due soci di Bbm, Ccc e Pizzarotti, scoppia una lite. O meglio, la Ccc di Collina si ‘accorge’ di non avere la liquidità necessaria per rispettare i patti. “Sotto il profilo fornitori il Consiglio direttivo di Bbm del 27/11/2015 richiamava fondi ai soci consorziati per l’importo complessivo di 25.000.000 euro – continua Trombone -. Il socio Pizzarotti provvedeva al versamento della quota di sua competenza (12.500.000 euro) nel febbraio 2016, mentre Ccc instaurava un articolato contenzioso finalizzato all’accertamento della non debenza di alcuna somma, degenerato in quattro giudizi civili pendenti avanti ai Tribunali di Milano e Bologna (dei quali, uno di opposizione al decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo notificato da Bbm a Ccc unitamente all’atto di precetto il 1 aprile 2016, a mezzo del quale è stato ingiunto a Ccc il pagamento dell’importo di 12.500.000 euro oltre accessori e spese) ed altresì nel pignoramento presso terzi che ha colpito crediti di Ccc verso vari Istituti di Credito (con conseguente blocco dei conti correnti) e vari committenti”.

Insomma, all’arrivo di Trombone, dopo la creazione della good company Integra da parte di Onorato, il Ccc (per anni gestito da Piero Collina e ora totalmente estromesso) si ritrova con diversi conti correnti bloccati per l’azione svolta da Pizzarotti che pretendeva dal socio Ccc, nell’affare-Brebemi, i 12 milioni e mezzo di euro.

Dove la gestione-Collina avesse ‘smarrito’ quei soldi, dalle relazioni di Trombone non emerge, ma di Collina dopo il 2015 nessuno parla più e perde anche le molteplici poltrone che rivestiva fuori dal Ccc. A riguardo va detto che sotto la presidenza di Onorato, Collina rimane in CCC come presidente del consiglio di sorveglianza, carica poi revocata alla prima riunione dei soci mesi dopo, già con la presidenza di Trombone.

Con l’arrivo di Trombone poi la situazione pare risolversi. E il contenzioso “viene transatto nel maggio 2016 sulla scorta di reciproci chiarimenti interventi tra Bbm e Ccc ed il conseguente pagamento dei fondi dovuti, in ogni caso da riaddebitare alle cooperative assegnatarie”. “L’accordo transattivo con il consorzio Bbm con riferimento alla commessa Brebemi, sottoscritto in data 30 maggio 2016, ha posto le condizioni necessarie per poter proseguire efficacemente (e con l’indispensabile supporto dell’altro socio Pizzarotti spa) – scrive nel 2016 Trombone – il confronto finalizzato ad un accordo con il sistema bancario per il finanziamento degli anticipi da versare per il completamento del pagamento degli espropri”.

GLI SVILUPPI NEL 2016

La nota integrativa sul bilancio 2016 fotografa poi gli ultimi sviluppi. Una fotografia che dimostra la grande difficoltà di Ccc ma in una situazione comunque in miglioramento. Il bilancio 2016 ha infatti chiuso con una perdita di esercizio di 10 milioni di euro contro i 25 milioni del 2015. E anche l’affare-Brebemi sembra sulla strada della risoluzione. Il 2 febbraio 2017 infatti è stata ritirata la minaccia di escussione da 60 milioni per Ccc ottenendo anche una dilazione del pagamento degli espropri. In cambio Pizzarotti ha ottenuto dalle banche di poter incassare le obbligazioni di contro-garanzia prima di Ccc.

Di fatto Trombone riesce quindi a convincere Pizzarotti a “rinunciare” al decreto ingiuntivo nei confronti di Ccc e cerca la strada per rifinanziare gli importi che sembrano “mancare” dimostrando in questo un feeling stretto più col mondo bancario che con quello cooperativo. Da sottolineare però come Brebemi fosse finanziata da un project financing e i fondi avrebbero quindi dovuto essere nelle casse dei soci di Bbm, fatto che non appare dai conti Ccc, ed è anche difficile dimenticare come il Ccc affidò principalmente alla poi fallita Unieco l’esecuzione dei lavori.

I RAPPORTI TRA COLLINA E TROMBONE

Insomma Trombone sembra stia faticosamente tentando di salvare Ccc e a Collina, uscito di scena, nulla viene più chiesto di quel ‘buco’ da almeno 12 milioni e mezzo che aveva provocato la rottura col socio Pizzarotti. Ma in realtà la favola dei buoni e cattivi non regge. Trombone e Collina in realtà sono legatissimi. Un rapporto che inizia già nell’aprile 2010 quando Collina venne nominato vicepresidente Unipol e Trombone nominato presidente nel collegio sindacale. Un rapporto poi rinsaldato anche a livello familiare. La figlia di Collina infatti, attraverso il suo studio di avvocato, pare essere consulente legale sia dello studio Trombone che del Ccc.

COLLINA SENZA PIU’ INCARICHI

Intanto Piero Collina, che compirà 72 anni a febbraio, dopo la drammatica uscita dal Ccc ha progressivamente perso tutte le molteplici cariche che ha ricoperto negli anni. Oggi non ha più alcun incarico pubblico. Ricordiamo che Collina oltre ad essere stato presidente Ccc, è stato tra l’altro vicepresidente di Unipol Gruppo spa, vicepresidente Premafin spa (confluita nel 2014 in Unipol) consigliere Unipol Banca spa, consigliere Unipol Merchant, ad di Holmo spa, consigliere di Hera spa, vicepresidente di Pegaso spa e consigliere di Milanosesto spa. Molte di queste cariche sono cessate nel 2015, proprio in coincidenza con l’addio al Ccc.

Giuseppe Leonelli

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