Infrastrutture
Autostrade, la concessione resta: la De Micheli ‘passa sul cadavere’ di Di Maio
‘Nessuna revoca della concessione ad Autostrade perchè nel programma di governo c’è scritta una parola precisa e molto diversa: revisione’. Così si è presentata all’indomani della nomina la neo ministro ai Trasporti Paola De Micheli. Una uscita, sommata alla promessa sul Tav (‘L’opera deve procedere il più rapidamente possibile’) contro la quale si è scagliato immediatamente il nuovo alleato del Pd, il Movimento 5 Stelle, e che ha regalato al titolo Atlantia un boom in borsa.
Davvero una bella inversione di rotta quella che accettano i 5 Stelle che con Luigi Di Maio e l’ex ministro Danilo Toninelli, dopo il disastro del crollo del ponte Morandi, avevano promesso una svolta definitiva sul tema concessioni autostradali. Del resto un anno fa (era il 20 agosto 2018) Di Maio promise pubblicamente che i detrattori della revoca della concessione a società Autostrade ‘avrebbero dovuto passare sul suo cadavere’.
Che col governo giallorosso si trattasse di restaurazione rispetto alla parentesi (follemente positiva da questo punto di vista) gialloverde lo si poteva intuire scorrendo il curriculum politico della stessa De Micheli. E di interesse non sono certamente, come sottolineato da Salvini, i suoi trascorsi in una cooperativa di conserve di pomodoro.
La formazione della piacentina De Micheli (divenuta poi sottosegretario alla Economia con Renzi e Gentiloni e commissario alla ricostruzione Centroitalia) è infatti da ricercare nell’area dell’ex premier Enrico Letta. E’ stata proprio la De Micheli, infatti, una delle principali animatrici del laboratorio di Letta ‘Vedrò’, un laboratorio finanziato dai grandi gruppi economici italiani, da Enel a Eni a Telecom da Nestlè a Sky, ma soprattutto Autostrade.
La stessa società Autostrade alla quale ora la De Micheli promette che non revocherà la concessione.
Ora, date queste premesse, sarà interessante vedere se la ministro De Micheli riuscirà a scardinare il modello delle concessioni e le vecchie dinamiche che assicurano ancora alle associazioni di autotrasporto profitti enormi. Basti fare tre esempi di queste storture, collegati a doppio filo tra loro:
1. negli ultimi 13 anni, su A24 e A25, i pedaggi sono cresciuti di oltre il 190% (solo quest’anno Toninelli ha congelato gli aumenti),
2. lo Stato anche nel 2018 ha ‘regalato’ ai concessionari 170 milioni di euro (con una media annua per gli ultimi 10 anni di oltre 200 milioni) ovvero gli sconti per i pedaggi autostradali riservati ai camionisti,
3. per fare da intermediari tra lo Stato e gli autotrasportatori i Consorzi di Servizi chiedono agli associati una percentuale che varia dall’1,5% al 4%, mentre il costo per le garanzie finanziarie da fornire al Consorzio incide da un minimo dello 0,45% ad un massimo dell’1%. Tutto incluso in media l’autotrasportatore deve pagare ogni mese sul suo fatturato il 3,50%.
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