Economia circolare
Fondazione Cariplo mette a disposizione 3,7 milioni per l’economia circolare
L’economia circolare è fondata su un nuovo concetto di produzione e di cambiamento nei modelli di consumo che si attua attraverso la riduzione degli sprechi di materiale e di energia utilizzata, la riduzione dell’apporto di materia prima non rinnovabile e la valorizzazione degli “scarti”. È un approccio che riguarda tutte le fasi della filiera: dalla progettazione, ai processi produttivi, alla commercializzazione, all’utilizzo e ai sistemi di riciclo e riutilizzo dei materiali. L’obiettivo è quello di realizzare prodotti e servizi con meno energia e di eliminare o minimizzare alla radice gli impatti negativi sull’ambiente.
Lo sviluppo dell’economia circolare però è anche una grande opportunità per ripartire con un’economia radicata nei territori, creando filiere tra loro connesse e rendendo più diffusa l’innovazione. Un’opportunità, dunque, che mette a sistema le competenze scientifiche e tecniche, la chimica, la fisica, le biotecnologie, l’agricoltura e i rifiuti cercando di migliorare la qualità di suoli, dell’aria e dell’acqua incrociando le innovazioni con i grandi problemi ambientali e sociali, trasformandoli in un’opportunità enorme che il paese non può perdere.
Dal momento che questo modello economico coniuga, in maniera virtuosa, sviluppo economico, salvaguardia ambientale e promozione di lavoro qualificato (soprattutto di lavoro giovanile), Fondazione Cariplo ha scelto di proseguire la sua attività di sviluppo e sostegno di progetti legati all’economia circolare, nell’ambito della ricerca scientifica.
La Fondazione metterà a disposizione 3,7 milioni di euro per 13 iniziative che hanno l’obiettivo di sviluppare nuovi materiali, sistemi più efficienti di rigenerazione e riutilizzo di beni e valorizzare rifiuti organici e inorganici. I progetti sono stati scelti grazie alla terza edizione del “Bando Economia circolare: ricerca per un futuro sostenibile”, lanciato nei mesi scorsi.
Tra i progetti selezionati c’è quello del Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali: con la crescita della popolazione mondiale e le rapide innovazioni tecnologiche, la domanda di energia ha raggiunto livelli senza precedenti. Attualmente il 90% della quota di mercato del fotovoltaico è basata sulla tecnologia al silicio ma alcuni fattori ostacolano lo sviluppo di tecnologie solari innovative. L’obiettivo del progetto è di affrontare questa sfida e guidare un cambio di paradigma verso soluzioni innovative e sostenibili nel sistema di generazione di energia.
E ancora quello promosso dal Politecnico di Milano che si pone il problema di rigenerare gli utensili da taglio in acciaio riducendo il consumo di cobalto e tungsteno e di altri elementi.
Anche l’Università degli Studi di Pavia lavorerà su questo fronte con un progetto che valorizza il siero di latte riducendo l’impatto ambientale e i costi associati al suo smaltimento. I prodotti finali legati ai settori alimentare, cosmetico e farmaceutico, verranno trasformati, riutilizzati e, a fine vita, reimmessi e reintegrati nella biosfera senza danno.
L’Università degli Studi di Milano parte invece da uno studio recente che ha evidenziato che una percentuale degli sprechi alimentari indifferenziati nel Nord Italia è ancora commestibile. Proprio per questo, maggiori sforzi saranno essenziali per promuovere percorsi sostenibili, non solo verso migliori procedure di gestione dei rifiuti e consapevolezza dello spreco alimentare, ma anche nella direzione del riutilizzo e valorizzazione dei materiali che conservano ancora qualche utilità residua nel sistema di produzione.
La crisi generata dalla pandemia da Coronavirus ha imposto con ancora più forza la necessità di uno sviluppo sostenibile nel medio-lungo periodo e il ripensamento di modelli di business e filiere. Un nuovo concetto di produzione, di design, di distribuzione, di cambiamento nei modelli di consumo, per prolungare la vita dei prodotti favorendo il riciclo, riuso e recupero dei materiali e dell’energia. La Fondazione si impegna da tempo su questo fronte, anche attraverso il CE LAB, il Centro per l’Economia Circolare, realizzato in collaborazione con Intesa Sanpaolo e Cariplo Factory. Grazie ad un recente accordo il CE Lab riesce ad intervenire su tre aree d’azione: circular innovation, che si traduce in consulenza, accompagnamento e supporto alle aziende nel passaggio al modello circolare; circular education, con percorsi di formazione dedicati in particolare alle pmi (in partnership con Intesa Formazione); circular connection, attraverso il coinvolgimento di partner nazionali e internazionali per la realizzazione di incontri, tavole rotonde, piattaforme di networking e paper tematici.
«Identificare priorità condivise e lavorare tutti nella stessa direzione: questo è il metodo per rendere reale e concreta la transizione ad una economia green. Con il Bando “Economia circolare: ricerca per un futuro sostenibile” la Fondazione ha voluto tracciare una direzione di lavoro chiara sulla quale ingaggiare il mondo della ricerca scientifica. I 13 progetti selezionati lavoreranno sull’applicazione di modelli di economia circolare in diversi ambiti, collegandosi ad altre iniziative che la Fondazione sta promuovendo da tempo su questo tema, come ad esempio le attività del CE LAB, il Centro per l’Economia Circolare realizzato in collaborazione con Intesa Sanpaolo e Cariplo Factory, e la Food Policy avviata dal Comune di Milano e Fondazione Cariplo per rendere più sostenibile il sistema alimentare della città», spiega Giovanni Fosti, presidente Fondazione Cariplo.
Per il prossimo anno Fondazione Cariplo ha confermato un budget di 140 milioni di euro per le attività filantropiche identificando nove obiettivi chiave che guideranno l’attività della Fondazione, pronta – come già è successo nel 2020 – ad adattarsi alle necessità e al contesto. Tra gli obiettivi il cambiamento climatico, la tutela dell’ambiente e della biodiversità. Nel 2021 alcuni strumenti erogativiaffronteranno le sfide ambientali come leva per lo sviluppo sostenibile e la resilienza delle comunità.
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