Clima

Vedete questa foto? Bene, quella non è nebbia

3 Dicembre 2015

Vedete la nebbia nella foto? Bene, sappiate che quello non è un fenomeno naturale.
Quello che striscia tra i palazzi di Pechino è un misto di umidità e di polveri sottili di produzione umana (gas di scarico, emissioni industriali, riscaldamenti) che si addensa quando, nella città cinese, le condizioni meteorologiche non consentono un significativo ricambio dell’aria (di solito con alta pressione persistente per più giorni e ventilazione debole).
Il risultato è, appunto, quella che sembrerebbe normale nebbia ma in realtà è un composto altamente cancerogeno di particolato fine (PM 2.5), ozono (O3) e biossodo di azoto (NO2). Un mix che, se respirato troppo a lungo, può essere letale persino per individui in perfetta salute.
Ad oggi nessuno sa con precisione quante persone muoiano ogni anno a causa di questa nebbia, ma le stime parlano di decine di migliaia nella sola capitale cinese, e di almeno qualche centinaio di migliaia in tutta la Cina. In tutto il mondo, secondo l’Oms, i morti da inquinamento atmosferico nel 2012 sono stati 7 milioni. Numeri che parlano da sé.

 

La situazione, che nei paesi in via di sviluppo è portata alle sue estreme conseguenze, qui da noi vive di episodi meno eclatanti, ma non è meno grave nella sua sostanza.
È notizia di qualche giorno fa che l’Italia è il paese dell’Unione Europea che registra il maggior numero di morti premature a causa dell’inquinamento dell’aria: sono dati dell’agenzia europea dell’ambiente (AEA).
I dati presi in esame, che si riferiscono ancora al 2012, parlano di ben 84.400 decessi in Italia su un totale di 491 mila a livello europeo. L’area più insalubre da respirare si conferma essere quella della Pianura Padana, che non è soltanto la peggiore d’Italia ma di tutto il continente. Il limite di concentrazione delle polveri sottili stabilito dalla Ue in 25 microgrammi per metro cubo d’aria è stato infatti ampiamente superato dalla media di città come Milano, Brescia e Monza, che hanno registrato dei picchi di inquinamento non lontani da quelli delle città più problematiche della Cina.
Va inoltre considerato che il limite dei 25 microgrammi stabilito dalla Ue è una soglia piuttosto permissiva e già di per sé molto più elevata di quella che invece è raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (massimo 10 microgrammi per metro cubo).
Se ad essere in vigore fosse quest’ultima soglia, infatti, praticamente ognuna delle principali città italiane ed europee sarebbe ben oltre i limiti.

 

Ora, nei giorni in cui a Parigi i leader mondiali si riuniscono per parlare di riscaldamento globale, cambiamenti climatici e sviluppo sostenibile, c’è un concetto che a mio avviso, più di altri, deve essere perfettamente chiaro a ognuno di noi. È un concetto che non ha bisogno di tecnicismi per essere espresso, non necessita di spiegazioni ed è immediatamente comprensibile nella sua semplicità mai banale: se il mondo brucia, bruciamo anche noi.
Sforzarci di rendere il nostro stile di vita più sostenibile e, allo stesso tempo, pretendere dai nostri rappresentati un impegno serio e concreto, quotidiano, fatto di misure vincolanti, investimenti massicci e sanzioni severissime per invertire la rotta deve essere un dovere morale di tutti.
La tentazione, dovuta alla pigrizia, o al benaltrismo, o all’interesse, di girare lo sguardo dall’altra parte, di far finta di nulla, di pensare “tanto non mi riguarda” oggi più che mai deve essere respinta e combattuta con lo stesso vigore e lo stesso impegno con cui si combattono terrorismi e fondamentalismi.
Non è più un problema di prospettiva, e non c’è più tempo per rimandare. Per chi ancora non se ne fosse accorto, il mondo sta già soffocando. E noi con lui.

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