Clima
Umanità: codice rosso, il rapporto ONU sul clima
È stato reso pubblico, in questi giorni, l’ultimo rapporto stilato dall’ONU sul clima. Il quadro che viene dipinto del nostro pianeta è tutt’altro che incoraggiante. Il dossier non usa mezzi termini quando parla di “codice rosso per l’umanità” e “conseguenze irreversibili.” La cosa peggiore, è che – probabilmente – i ricercatori hanno ragione e non stanno semplicemente facendo allarmismo per svegliare i potenti.
Danni climatici irreversibili. Così stiamo uccidendo la Terra. Per il Climate change dell’Onu senza ridurre subito i gas serra il destino del genere umano è segnato https://t.co/qt1lWbK1V6
— La Notizia (@LaNotiziaTweet) August 10, 2021
Anidride carbonica, ricetta per il disastro
Una misurazione datata 2019 ha stabilito che le concentrazioni atmosferiche di anidride carbonica (CO2) rilevate in quel momento fossero le più alte registrate negli ultimi 2 milioni di anni. Simultaneamente, quelle di metano e biossido di azoto – che sono due tra i più nocivi gas serra – furono misurate come le più elevate negli ultimi 800mila anni. Negli ultimi 5 decenni, secondo quanto è stato dimostrato da alcuni studi, l’aumento di temperature sulla terra è cresciuto a una velocità senza alcun termine di paragone, dalla nascita di Cristo in poi. Ancor più allarmante è stato il ritmo d’innalzamento del livello medio dei mari, accresciutosi senza pari durante gli ultimi 3 millenni.
È in questo tono che si apre la prima delle tre parti, diffuse lunedì, del sesto rapporto IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) sul clima. Il panel ONU sottolinea come ognuno dei più importanti indicatori delle componenti del sistema climatico – atmosfera, ghiacci, oceani… – stiano peggiorando ad una velocità mai conosciuta prima. Le emissioni antropiche, in quello stesso 2019 cui si riferiscono i dati, hanno raggiunto concentrazioni pari a 410 parti per milione di CO2 e 1.866 parti per miliardo di metano. Questi dati, probabilmente, non diranno nulla a molti ma in realtà sono davvero allarmanti.
Per quanto riguarda la temperatura media globale, nel decennio 2011-2020 essa è stata di 1,09 gradi centigradi superiore a quella del periodo 1850-1900. Il riscaldamento sulle terre emerse è stato più accentuato di quello nelle masse d’acqua. Come vale la pena di ribadire, la parte preponderante del riscaldamento climatico è causata dalle emissioni di gas serra derivate da attività umane, tra cui la CO2, principale responsabile del disastro che si sta materializzando di fronte ai nostri occhi.
Qualora persistessero queste condizioni, nei prossimi decenni possiamo attenderci importanti cambiamenti climatici in ogni regione del pianeta. Nelle città alcuni degli effetti del cambiamento risulteranno amplificati, tra essi consideriamo le ondate di calore, le inondazioni dovute a forti precipitazioni e l’aumento del livello del mare nelle città costiere.
Millenni di cambiamento irreversibile
La peggiore notizia che si estrapola da questo report è che, a differenza della maggior parte dei precedenti – a firma ONU o meno – questo ci indica come la strada sia ormai segnata, in maniera irreversibile. Eravamo abituati a dossier che riportavano diciture del tipo “Se non cambieremo atteggiamento succederà…”; “Abbiamo tempo per aggiustare le cose…” o ancora “la direzione in cui stiamo andando appare…” Ora non si utilizzano più termini concilianti o poco netti, si scrive come se la direzione fosse già stata presa e il finale già scritto. Il che potrebbe, ci si augura, smuovere coscienze e opinione pubblica ben più di quanto non abbiano fatto gli annunci edulcorati di cui si è appena scritto, i quali sono stati presi sottogamba pressapoco in tutto il mondo, fatte salve alcune virtuose eccezioni.
Alcuni fenomeni connessi strettamente al global warming sono già in atto: pensiamo al continuo aumento del livello del mare, ad esempio, ma in realtà ogni area della Terra e il suo intero sistema climatico rischiano un collasso lento e regolare, una vera e propria agonia. Per limitare questa implosione del nostro pianeta dovremmo ridurre in maniera netta e costante le emissioni di anidride carbonica e gas serra.
Si è già scritto dell’aumento del livello del mare ma è opportuno tornarci poiché esso è un indicatore chiaro e rivelatore di quanto stia accadendo. Storicamente, inondazioni e mareggiate sono sempre stati eventi tremendamente gravi, sebbene rari. Ora, con il continuo aumento del livello del mare, l’erosione delle coste ad esso dovuta e tutti i problemi annessi e connessi, corriamo seriamente il rischio di vedere un’impennata di tragedie costiere; tanto che eventi drammatici che prima si verificavano ogni 100 anni, potrebbero finire per presentarsi anche ogni 12 mesi.
Il riscaldamento, dopotutto, avanza velocissimo ed è ormai questione di decenni per superare la soglia di 1,5 gradi centigradi che la Conferenza di Parigi segnò come soglia massima di aumento delle temperature planetarie. L’obiettivo appare sempre più fuori portata. Secondo l’IPCC c’è ancora possibilità di alterare questo destino, determinando dunque il corso del clima futuro, occorre però iniziare da subito a tagliare le emissioni di CO2, principalmente, e di altri gas serra. Riducendo questi inquinanti noteremo effetti positivi sulla qualità dell’aria in qualche anno; non facendolo, riscontreremmo tutti i problemi dovuti alla nostra noncuranza in qualche decennio.
Dobbiamo decidere oggi, il modo nel quale vogliamo vivere domani.
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