Clima
Ultima neve a New York? Quando il cambiamento climatico si fa evidente
L’articolo uscito sul Guardian, a firma di Emma Brockes, ci apre gli occhi su un’emergenza già presente, ma che continuiamo a rimuovere, come se fosse soltanto una crisi in potenza e non già in atto. Però ci sbagliamo. Come ricorda la giornalista, nella Grande Mela non ha nevicato per 701 giorni. Si tratta di un record storico. A queste latitudini sono abituati a vedere la neve ogni inverno, o al massimo una volta ogni due anni, e una nevicata newyorchese significa scuole chiuse e slittini a Central Park. In realtà, quando martedì 16 gennaio la città si è imbiancata, non è avvenuto nulla di tutto questo, in quanto le precipitazioni sono state troppo scarse. Ciononostante, per bambini – e non solo – tornare a osservare l’infarinata dei fiocchi è stato comunque un suggestivo momento.
Un evidente sintomo del global warming
Le considerazioni di Brockes, che vive a New York, ci fanno capire bene di che cosa parliamo quando parliamo di global warming. Fino a poco più di 10 anni fa, la città era abituata a vivere giornate di chiusure e rallentamenti a causa delle tempeste di neve. Pressoché ogni anno, in pieno inverno, un blizzard (come gli americani chiamano le tempeste polari che sferzano gli Stati Uniti del Nord, come per esempio quella che pochi giorni fa ha interessato il Midwest, mettendo a rischio le primarie in Iowa) colpiva la Grande Mela. Nel 2006, 2010 e 2016 ricordiamo nevicate copiose, che portarono al blocco totale della città per alcuni giorni e addirittura a restrizioni sui voli aerei da e per New York. Da alcuni anni a questa parte, invece, assistiamo a brevi nevicate seguite rapidamente da pioggia. È un caso e stiamo facendo allarmismo? Qualcuno potrà pensarlo ma se a questa informazione aggiungiamo quella che il 2023 (come il 2022 e il 2021 prima di lui) è stato l’anno più caldo mai registrato, cominciamo a intravedere un pattern ben preciso.
Anche noi europei possiamo relazionarci bene con questa situazione. Se ripensiamo al nostro Natale in maniche di camicia e a quando ci dicevamo, sotto l’albero, che quel caldo non fosse normale ci riferivamo proprio a questo: l’inverno come lo conoscevamo sembra essersene andato. C’è però una differenza nella percezione di questi due fenomeni. Per strano che possa apparire, nonostante il riscaldamento del periodo festivo (che si ripeterà verso il termine di gennaio, secondo quanto ci dicono i meteorologi) abbia interessato una superficie geografica ben più ampia di quella della sola New York, la magnitudine della carenza di neve sotto la Statua della Libertà appare più vasta. In fin dei conti, tutti amano la Grande Mela e i suoi inverni nevosi, celebrati su cartoline, libri, pellicole cinematografiche e videogiochi, sono parte dell’essenza stessa della città che, nuda della sua bianca coltre, appare quasi irriconoscibile, meno magica e più povera. Non pensiamo però che si tratti soltanto di una perdita affettiva. Per quanto triste possa essere non potersi più crogiolare nell’emozione di risvegliarsi dopo una nevicata, e vedere un panorama completamente differente quando ci si affaccia dalla finestra, è molto peggio la consapevolezza che i ghiacciai si stanno sciogliendo a velocità senza precedenti e che siamo destinati ad avere estati sempre più lunghe e inverni sempre più corti.
Dal 1998 a oggi, due lunghi periodi senza neve ma piuttosto differenti tra loro
Una simile astinenza da neve, se così vogliamo definirla, si verificò anche 26 anni fa a New York, tra il 1997 e il 1998. Quella volta fu più corta (si trattò di 400 giorni circa) e si risolse con una signora nevicata, in grado di reimbiancare l’intera città e cancellare velocemente la memoria dell’anno abbondante privo di precipitazioni. Questa volta non è stato così e, come scrive Emma Brockes, il sole tornato a splendere non si riflette su una coltre bianca che ne risalta la luminosità, bensì su cristalli di ghiaccio molto più grigi che candidi, tutt’altro che suggestivi. Che peccato sarebbe, se tutte le future nevicate fossero così invece che come le ricordiamo.
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