Clima

T come clima

16 Ottobre 2018

Il futuro prossimo ha un protagonista chiaro e si chiama temperatura. Non è difficile giungere a questa conclusione dalla lettura dell’ultimo, atteso, report dell’IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change dal titolo inequivocabile: Global Warming of 1.5.

 

T come Temperatura

Lo special report, pubblicato lo scorso 8 ottobre, è nato da un invito emerso alla firma del trattato di Parigi dopo la COP del 2015. Nel sottoscrivere l’accordo, in cui i governi si impegnano a limitare la temperatura ben al di sotto dei 2°C e a perseguire sforzi per limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C sopra i livelli del periodo pre-industriale, le parti hanno invitato l’IPCC  a produrre un rapporto su questo argomento. Nell’accettare l’invito, l’IPCC ha sottolineato che il report avrebbe guardato anche a come rafforzare la risposta globale di fronte alla minaccia dei cambiamenti climatici, allo sviluppo sostenibile, e agli sforzi per sconfiggere la povertà. Si è evidenziato così il nesso tra i cambiamenti climatici, l’innalzamento della temperatura e gli SDGs, i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile così come sono definiti dall’ONU. L’innalzamento della temperatura media del globo, affermano gli autori del report (91 scienziati di 44 nazionalità diverse coinvolti nella stesura del testo), ha un’influenza su tutti questi fattori, e mezzo grado fa molta differenza in molti settori, come la frequenza e l’intensità di eventi meteo estremi, gli impatti sulla biodiversità terrestre e marina, sugli ecosistemi, sulla salute, sulla sicurezza alimentare e sulle risorse idriche, sulle infrastrutture e sulla crescita economica, in generale potremmo dire che con un limitato aumento della temperatura dovremmo affrontare minori rischi per i sistemi naturali e sociali, e minori sarebbero i costi per fronteggiarli.

Se riuscissimo a centrare l’obiettivo di 1,5°C i benefici sarebbero molti ma oggi, sottolinea l’IPCC, l’aumento di temperatura ha già raggiunto 1°C circa.

 

T come target

La partita, quindi, si gioca tutta nei prossimi anni. Infatti, dicono gli scienziati nel report, il riscaldamento futuro dipende ampiamente dalla emissioni future. “L’obiettivo non è impossibile” – ha dichiarato il presidente dell’IPCC Hoesung Lee aprendo la conferenza stampa di presentazione della sintesi per decisori politici a Incheon in Corea del Sud – “ma richiederà impegni senza precedenti, rapidi e lungimiranti”. Questi impegni porterebbero a risultati sensibili, se confrontati con gli scenari di un mondo più caldo di 2°C. Ad esempio, nel 2100 l’innalzamento del livello del mare su scala globale sarebbe più basso di 10 cm., la probabilità che il Mar Glaciale Artico rimanga in estate senza ghiaccio marino sarebbe una in un secolo con un riscaldamento globale di 1,5°C, contro una ogni decennio con un riscaldamento globale di 2°C; le barriere coralline diminuirebbero del 70-90% con un riscaldamento globale di 1,5°C, mentre con 2°C se ne perderebbe praticamente la totalità.

La buona notizia, continuano gli scienziati, è che in alcune parti del mondo sono in corso azioni ispirate da soluzioni che vanno in questa direzione. Ma non basta: il prossimo decenni sarà determinanti, sottolinea l’IPCC. Ma cosa dovremmo fare?

 

T come tempo

Le azioni da intraprendere per limitare l’innalzamento della temperatura a 1,5°C sono molto simili a quelle cui ci si riferisce per fermarsi a 2, ma più intense, più rapide.

Se continuiamo a cercare di limitare le emissioni di CO2 con il ritmo che teniamo oggi, raggiungeremmo i 2°C intorno al 2040, ben prima della fine del secolo. E allora dobbiamo accelerare, e provare anche a inventarci qualcosa di nuovo. Tutte le ipotesi compatibili  con il limite di 1,5°C richiedono di azzerare le emissioni nette intorno a metà secolo, il che vuol dire ridurre la domanda di energia, decarbonizzare l’elettricità e i carburanti, elettrificare il più possibile l’uso finale dell’energia, e produrre profonde riduzioni nelle emissioni dal settore agricolo. Probabilmente non potremo fare a meno di soluzioni che rimuovano la CO2 dall’atmosfera e certamente un ruolo sempre più importante in questo campo è destinato all’agricoltura, alle foreste e a un diverso uso del suolo, tale da valorizzarne le capacità di immagazzinare carbonio.

Il messaggio finale del report è quindi abbastanza chiaro: mezzo grado di temperatura fa molta differenza per l’ambiente, per le società, per le economie; abbiamo  un ventaglio di soluzioni, ma siamo ancora lenti e indecisi. Se vogliamo centrare l’obiettivo, dobbiamo accorciare i tempi e dare un colpo di acceleratore alla transizione.

Mauro Buonocore
Fondazione CMCC

 

La versione originale è disponibile in inglese sul magazine Foresight – https://www. climateforesight.eu/

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