Clima
Suolo e Cambiamenti Climatici: il Global Symposium on Soil Organic Carbon
di Claudia Cagnarini
Che connessione c’è tra il suolo e i cambiamenti climatici? All’apparenza nessuna ma in realtà il legame è fortissimo ed è stato sancito in occasione del Global Symposium on Soil Organic Carbon tenutosi dal 21 al 23 Marzo nel quartier generale della FAO a Roma. La conferenza, unica nel suo genere, ha messo insieme per tre giorni scienziati del suolo, climatologi e policy makers con l’obiettivo di stabilire un’agenda operativa per invertire il trend di impoverimento dei suoli; inoltre, il documento finale di questa conferrenza dovrebbe essere trasmesso ai gruppi di lavoro dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) come base di partenza per la trattazione del suolo nei prossimi report (il VI Assessment Report è previsto nel 2021).
Ed ora qualche numero per comprendere l’importanza del suolo: nel primo metro di profondità dalla superficie, il suolo contiene globalmente qualcosa come 1500 gigatonnellate di carbonio, che è circa il doppio del carbonio presente nell’atmosfera principalmente sotto forma di CO2. Se questo carbonio venisse rilasciato nell’atmosfera l’effetto sull’aumento della temperatura sarebbe devastante. D’altronde, in virtù di un effetto feedback, l’aumento della temperatura terrestre a seguito dell’emissione antropica di gas serra potrebbe già avere intaccato lo stoccaggio del carbonio del suolo. L’effetto dell’aumento della temperatura sul ciclo del carbonio è tuttora oggetto di ricerca scientifica; tuttavia, molto si teme per la preservazione delle grandi riserve come il permafrost, il cui scioglimento esporrebbe il carbonio ivi contenuto alla dinamica di decadimento.
Ma come si forma il carbonio nel suolo e come vi rimane? Le piante utilizzano l’anidride carbonica atmosferica per trasformarla, attraverso la fotosintesi, in biomassa vegetale. I residui vegetali, insieme a quelli di origine animale, formano la sostanza organica morta che ritorna nel terreno; quest’ultima, a seguito dell’attività di microorganismi e batteri del suolo, viene stabilizzata in carbonio organico. Tuttavia, il carbonio del suolo non è davvero stabile: la sua concentrazione è il risultato di una complessa dinamica e dipende fortemente dalle proprietà intrinseche del suolo. Nei secoli passati l’uomo ha decisamente alterato l’equilibrio del carbonio: ad esempio si stima che circa un terzo delle emissioni antropiche di gas serra dal 1750 ad oggi sia dovuto al cambio d’uso dei suoli, quali la deforestazione di vaste aree per praticare il pascolo e l’agricoltura.
Qui la notizia positiva: la dinamica del carbonio organico nel suolo è reversibile. Adottando pratiche virtuose di gestione dei suoli, siano essi forestali, pastorali o agricoli, è possibile incrementare il contenuto di carbonio. Al contempo, è necessario preservare il carbonio laddove esso è maggiormente presente, ossia nel permafrost, nelle torbiere e nei suoli scuri, i quali si trovano per la maggior parte nell’emisfero nord tra Stati Uniti, Canada e Russia. Non a caso la FAO ha lanciato all’interno del simposio l’International Network of Black Soils con l’intento di creare una piattaforma comune per quei paesi che affrontano la sfida della conservazione dei suoli scuri. Le tecniche di gestione sostenibile dei suoli sono state recentemente formalizzate nel documento “Voluntary Guidelines for Sustainable Soil Management” pubblicato dalla FAO quest’anno ed indirizzato ai paesi membri: tra queste troviamo l’applicazione di ammendanti organici, la restituzione della biomassa vegetale, la riduzione o l’eliminazione dell’aratura, la copertura vegetale dei suoli. E’ utile ricordare che un terreno ricco di carbonio è anche più fertile e consente una maggiore ritenzione idrica e filtrazione dell’acqua; quindi, quando si parla di accumulo del carbonio organico nel suolo, la mitigazione dei cambiamenti climatici si accompagna con l’aumento della resilienza agli stessi. Ma ecco il paradosso: la volontarietà dei singoli agricoltori, allevatori e proprietari terrieri nel preservare e migliorare le proprietà del suolo, che è uno dei beni più preziosi di tutta la collettività presente e futura, non è sufficiente. E’ davvero necessario che la cura del suolo sia affrontata con politiche pubbliche, globali, condivise (e finanziate!). Ecco perché una delle proposte più interessanti formulate al simposio riguarda la remunerazione dei contadini a livello globale per la conservazione ed il miglioramento dei suoli e degli eco-servizi ad esso associati: una bella rivoluzione nella valorizzazione delle attività agricole virtuose.
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