Clima

Sì, quello che vedi è colpa tua

28 Febbraio 2019

“Eh, addirittura! Adesso, colpa mia… Con tutto quello che combinano i governi e le multinazionali!”

Quante volte me lo sono sentito dire.
No, certo, non è solo tua la responsabilità. C’è responsabilità a tutti i livelli. Ma se pensi che le tue colpe come singolo individuo siano limitate, o marginali, o addirittura pressoché nulle, sappi che stai vivendo una pia illusione.

“Ma che c’entro io con un orso polare che muore di fame?”

C’entri, c’entri. Hai presente quante volte negli ultimi 20 anni hai sentito la storiella sul Global Warming, sullo scioglimento dei ghiacci, su come prima o poi i cambiamenti climatici avrebbero stravolto il mondo per come lo conosciamo, cominciando del Polo Nord? Hai presente il fatto che te ne sei fregato perché non era un problema immediato? Che non ti sei sentito chiamato in causa?

Bene, sappi che sta succedendo. Adesso. Nello specifico della foto che vedi in copertina, con i ghiacci che si ritirano, gli orsi polari hanno sempre maggiori difficoltà a trovare cibo; talvolta restano bloccati su isolotti galleggianti, e lì muoiono di fame, o annegano nel tentativo di raggiungere una superficie solida, ormai sempre più rara.

Il disastro non riguarda solo gli orsi. Mentre l’Europa Settentrionale vive un Febbraio praticamente estivo, il Regno Unito registra un nuovo impressionante record: 21 gradi rilevati in Galles nella stagione invernale, non si erano mai superati i 20 da quando esistono le misurazioni. A Londra e Dublino si esce di casa in maglietta quando in questa stagione, normalmente, girare così leggeri vuol dire finire al pronto soccorso per ipotermia.

Nel frattempo, come ha confermato uno studio pubblicato dalla rivista Nature, i ghiacci della Groenlandia si sciolgono ad un ritmo record e l’Antartide ha perso circa tre trilioni di tonnellate di ghiaccio dal 1992, con un tasso di fusione che si è triplicato negli ultimi cinque anni.

Secondo i dati del Climate Change Institute dell’Università del Maine, la temperatura media della terra, ieri 27 Febbraio 2019, era di quasi 1 grado superiore a quella del periodo 1979-2000, ma è quella dei due Poli ad essere spaventosa. Come mostra la cartina, abbiamo una anomalia positiva di +4 gradi nella zona artica e di +3 gradi in quella antartica (e noi che volevamo limitare l’aumento della temperatura globale a +1,5 entro il 2040; farebbe sicuramente ridere, in un contesto più divertente).
Il pianeta ha una sorta di febbre a 40 che, secondo gli scienziati, ci sta portando molto vicini al cosiddetto tipping point: quel momento in cui una serie di cambiamenti concomitanti diventa talmente grande da generarne uno “gigantesco”.

 

 

Che tutto questo sarebbe successo, era stato detto e scritto in tutte le lingue. Semplicemente, non abbiamo voluto ascoltare. O, nella migliore delle ipotesi, abbiamo pensato che la soluzione spettasse a qualcun altro. Più in alto di noi, più ricco di noi, più influente di noi.
Ed è così, utilizzando questa comoda scusa, che siamo diventati tutti colpevoli. Colpevoli di non fare nulla per cambiare. Anzi, di peggiorare la situazione giorno dopo giorno, con le nostre azioni quotidiane.

Volete qualche esempio pratico?

Continuiamo a mangiare carne da allevamenti intensivi come se non fosse un problema, anzi, il problema, quando sappiamo che la maggior parte delle emissioni di gas serra viene prodotta dagli allevamenti intensivi sparsi in tutto il mondo.

Continuiamo a comprare prodotti e merci che arrivano dall’altra parte del globo, alimentando un mercato che vede aerei o navi container trasportare beni superflui solo per soddisfare il nostro gusto (senza frutta esotica o fragole in gennaio non si può proprio vivere, vero?). Inutile dire che l’impatto ambientale di questo commercio è devastante.

Continuiamo a spostarci in macchina nonostante in molti casi le alternative vi siano, sbraitiamo contro i blocchi del traffico (che hanno un impatto nullo nei confronti del riscaldamento globale, ma servono almeno a salvaguardare la nostra salute), ce la prendiamo quando vediamo qualche sindaco disincentivare l’uso delle auto private eliminando i parcheggi o aumentando le tariffe.

Continuiamo a sprecare quantità di beni vergognose. Gettiamo ciò che potrebbe essere riparato, riempiamo i cassonetti di cose ancora funzionanti, compriamo per capriccio cose che non ci servono, vestiti che non useremo mai, giocattoli dei quali i nostri figli si stancheranno dopo una settimana.

Esaltiamo l’aumento dei consumi in quanto portatore di crescita economica, dimenticando che ha un impatto ambientale enorme, e che il futuro del pianeta forse vale più di mezzo punto di PIL.

Gettiamo anche quantità indecenti di cibo perfettamente commestibile: uno studio condotto dall’Università di Edimburgo nel 2018 ha evidenziato come un terzo dell’ortofrutta coltivata in Europa venga cestinata in quanto “sgradevole a vedersi”.  Come se per crescere quel cibo non avessimo impiegato acqua, energia, tempo, soldi.

Ma soprattutto, la nostra colpa più grave. Continuiamo ad accettare che gli unici a combattere questa situazione, a denunciare lo spreco, la follia, ad invitare alla lotta, all’azione, al riscatto, siano i ragazzi delle scuole e delle università, la cui voce, che pure vive un momento di grande attenzione dai parte dei media, non sarà sufficiente a cambiare la rotta finché le grandi masse di elettori non pretenderanno dai loro governanti scelte coraggiose in tal senso.

Il tuo partito ha una posizione chiara e netta sul riscaldamento globale? Ha un programma solido di interventi per combatterlo? Ha una strategia, un progetto in tal senso? Si impegnerà per garantire un pianeta vivibile ai tuoi figli?

Ti sei mai fatto qualcuna di queste domande, prima di scegliere chi votare?

Il disastro che abbiamo creato, il mondo alla rovescia verso il quale stiamo andando a sbattere a velocità folle, ha tantissimi responsabili. Talmente tanti che possiamo trovare uno ovunque: basta guardarsi allo specchio.

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