Clima

Salvare le api per salvare tutta l’umanità

20 Maggio 2019

Oggi è la giornata mondiale delle api, una giornata davvero terribile perchè, nel mese più produttivo dell’anno, le api stanno morendo e gli apicoltori devono provvedere a nutrirle per non far morire le colonie. Questo è uno degli effetti della crisi climatica in atto, dove cause ed effetti si sovrappongono, dalle mancate fioriture deriva la mancata impollinazione che lascia senza nutrimento le api e, per l’uomo, ad una conseguente (e drastica) riduzione dei raccolti. Una vera emergenza che surclassa i già numerosi problemi nel mondo apistico. Gli insetti pronubi stanno scomparendo da anni a causa di malattie, pesticidi e alterazioni della biodiversità causate dall’attività umana.

Prima le api italiane, direbbe qualcuno, ed effettivamente l’Apis mellifera ligustica, la razza più nota e diffusa in Italia, non se la passa molto bene già da un po’. Le annate in cui si registrano buone produzioni di miele sono diventate casi eccezionali, la norma è la dimuzione superiore al 50% rispetto agli standard abituali. In tutto il mondo il problema sta esplodendo, in Cina l’impollinazione di varie colture ormai deve essere fatta manualmente per la scomparsa di insetti pronubi, è sempre più raro trovare colonie di api ‘selvatiche’, quelle semi-domestiche vivono grazie all’uomo che provvede a nutrirle se necessario e, soprattutto, a somministrare i vaccini anti varroa.

Il rapporto uomo-ape si perde nella notte dei tempi, con graffiti risalenti al neolitico che ne danno testimonianza. Ora la domesticazione ha fatto diventare l’ape sempre più uomo-dipendente.

Già dalla fine degli anni ’90 in Italia e in vaste parti del mondo esiste il fenomeno definito come ”Sindrome dello spopolamento degli alveari”, causato da diversi fattori che agiscono simultaneamente: i cambiamenti climatici, dai quali il super-organismo alveare non può non essere influenzato, dall’irregolarità delle stagioni, da periodi di piogge intense alternati da lunghi periodi di siccità, condizioni climatiche estreme. Le nuove patologie come il Nosema ceranae e il virus delle ali deformate uno dei più diffisi virus veicolati nell’alverare dagli acari. Le pratiche apistiche messe in atto dagli apicoltori che interferiscono con la biologia di questo imenottero. Gli agrofarmaci in commercio contenenti principi attivi di una nuova categoria di molecole, i neonicotinoidi, ad azione insetticida. Tutti questi fattori, singoli o concomitanti, ci conducono alla drammatica situazione attuale. Nonostante l’evoluzione delle api, che dura da milioni di anni, le abbia viste adattarsi a condizioni anche peggiori, la repentinità del cambiamento in corso ha superato la loro naturale capacità di adattamento.

Chi, come me, ha familiarità con le api e ne ha potuto studiare (consiglio il libro Le Api di Alberto Contessi) le caratteristiche biologiche, la fisiologia sociale, il linguaggio, il loro allevamento, i prodotti e sottoprodotti apistici, l’importanza per l’agricoltura, il loro inestimabile servizio di impollinazione, il loro ruolo nella conservazione dell’ambiente e la capacità di fungere da bioindicatori dell’inquinamento non può non sapere cosa comporti la loro scomparsa.

Il campanello d’allarme sta suonando da anni, nessuno ha voluto ascoltarlo veramente e agire di conseguenza, il destino della api non è affare di ambientalisti o di romantici apicoltori, è lo stesso destino dell’uomo ad essere legato a quello di questi fondamentali insetti sociali, salvare le api significa evitare carestie, evitare che milioni di persone rimangano senza cibo.

Fra le tante cose che si possono imparare dal mondo delle api, una che mi ha sempre affascinato, è la ‘swarm intelligence’, l’intelligenza dello sciame (applicata con successo dall’uomo nella robotica, nelle telecomunicazioni, per le reti neurali artificiali, la distribuzione dell’energia elettrica, ecc).

Questo tipo di ‘intelligenza’ rende le singole api inutili ad una vita a sé ed utili solo inserite nello sciame, l’unione delle singole azioni porta ad opere di gruppo sorprendenti come la costruzione del favo, la ricerca del posto migliore da bottinare, ecc.

L’interdipendenza delle api e le capacità di cui godono lavorando in gruppo dovrebbe insegnarci molto, anche a chi pensa di poter fare da sé in una società interconessa come lo è la Terra. La nostra colonia è l’umanità mentre il nostro Pianeta è il favo in cui viviamo tutti, prima del diluvio.

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