Clima
Negoziati sul clima e diritti umani – Aggiornamenti da Bangkok
di Chiara Soletti
Traduzione e riadattamento del rapporto “Promoting Human Rights in Climate Action Negotiations Update 3/2018: Bangkok climate talk” su autorizzazione del Centre for International Environmental Law.
Il nove di settembre si è conclusa a Bangkok, Indonesia, la seconda sessione intermedia dei Negoziati sul Clima delle Nazioni Unite per il 2018. In questo momento i negoziatori si stanno concentrando sulla stesura del “Programma di lavoro dell’Accordo Parigi“, ovvero un documento che mira a stabilire le modalità e le tempistiche con cui le Parti, ossia i paesi aderenti, dovranno lavorare per l’attuazione degli obiettivi presenti nell’Accordo. La lentezza della prima sessione intermedia nell’arrivare a delle linee guida comuni su vari temi, tra cui la finanza climatica, ha reso necessaria una seconda convocazione straordinaria dei tre organi sussidiari istituiti nell’ambito dell’UNFCCC (l’ente sussidiario per l’attuazione – SBI, l’organo sussidiario per i consigli scientifici e tecnologici – SBSTA e il gruppo di lavoro ad hoc sull’accordo di Parigi – APA). L’obiettivo è tenere fede all’impegno preso nel 2016, ovvero adottare le decisioni chiave relative al “Programma di lavoro” alla COP 24, che si terrà a dicembre di quest’anno a Katowice, in Polonia.
Per la sua natura straordinaria, la sessione si è svolta in un formato diverso, con un numero limitato di punti all’ordine del giorno per ciascun organismo, senza eventi obbligatori e un numero ridotto di partecipanti. Queste misure, prese per garantire l’efficienza dei lavori, hanno avuto delle ricadute negative per la società civile, rappresentata durante i negoziati da dei gruppi di interesse, le cosiddette Constitiencies. L’assenza di eventi collaterali e la mancata possibilità di intervenire durante le riunioni plenarie hanno limitato le opportunità per questi gruppi di promuovere l’integrazione di principi legati ai diritti umani nelle linee guida del “Programma di lavoro”. Le dimensioni ridotte dell’evento hanno però creato l’opportunità per maggiori interazioni tra società civile e delegati governativi, consentendo ai difensori dei diritti umani di raggiungere una un numero maggiore di Parti. Queste conversazioni hanno confermato che molti delegati hanno una idea vaga del ruolo dei diritti umani per l’azione climatica e che il lavoro di informazione rimane un punto critico su cui bisogna continuare a lavorare. Il ruolo potenziale dei diritti umani nelle linee guida, destinate ad essere il punto di riferimento per l’implementazione dell’Accordo di Parigi, è considerato fondamentale da parte della società civile, che vede in essi uno strumento per rendere efficace e ambiziosa l’azione futura delle Parti in ambito climatico e ambientale.
Le divisioni politiche riguardanti la portata dei futuri Contributi Definiti a Livello Nazionale (NDCs – National Determined Contributions), ovvero le azioni che ogni Parte aderente all’accordo di Parigi prenderà per ridurre le proprie emissioni, hanno portato a una situazione di stallo su questo argomento (punto 3 dell’APA). L’ampio divario politico che circonda questo percorso negoziale ha finora impedito qualsiasi dialogo costruttivo tra le parti in merito alla possibilità di integrare i riferimenti sui diritti umani in questo aspetto. I lavori relativi alle comunicazioni di adattamento (punto 4 dell’APA) hanno fatto ulteriori progressi a Bangkok, producendo su questo punto una nuova versione del testo negoziale. Sebbene i diritti umani non siano menzionati esplicitamente in questo documento, la nota informale fa riferimento alla partecipazione, al genere e alle conoscenze indigene e tradizionali nel contesto della pianificazione e del monitoraggio in ambito di adattamento.
Nonostante le complessità legate al quadro per la trasparenza (punto 5 dell’APA) i negoziatori sono riusciti a produrre una prima bozza di testo che sarà la base da cui partire una volta a Katowice. Pochi i riferimenti alle dimensioni sociali dell’azione per il clima. Le parti sono state invitate a monitorare e condividere gli impatti sociali negativi in ambito di mitigazione (sezione C), le modalità con cui la partecipazione, il genere e le conoscenze indigene, tradizionali e locali verranno integrate in ambito di ‘adattamento (sezione D), e come verranno prese in considerazione le barriere create dalle discriminazioni di genere nei programmi di finanziamento e trasferimento tecnologico ai paesi in via di sviluppo (sezione E).
Altro punto in agenda a Bangkok è stato il Global Stocktake (punto 6 dell’APA), il meccanismo di revisione quinquennale sull’efficacia delle azioni delle Parti nel ridurre le emissioni di gas alteranti. I negoziatori hanno prodotto una succinta bozza di testo che suggerisce l’inclusione di informazioni relative agli “sforzi per eradicare la povertà, rafforzare la sicurezza alimentare, promuovere la creazione di posti di lavoro e una maggiore giustizia sociale nei paesi in via di sviluppo, e per rifugiati e sfollati climatici”. Se questa versione del testo venisse mantenuta a Katowice faciliterebbe la considerazione di aspetti legati ai diritti umani all’interno del meccanismo di revisione, incoraggiando le Parti ad integrare aspetti sociali nella loro azione contro il cambiamento climatico. Per quanto riguarda le modalità di attuazione del Global Stocktake, alcune Parti si sono opposte alla possibilità che la società civile possa assumere il ruolo di “osservatore” all’interno del meccanismo, suggerendo invece che tale partecipazione avvenga attraverso un canale parallelo. Questa proposta rischia di compromettere la capacità di attori indipendenti di contribuire a una valutazione obiettiva dei risultati delle azioni intraprese e di premere per una revisione al rialzo degli impegni presi dalle Parti, al momento non sufficienti per mantenere la temperatura media globale sotto i 2 gradi.
Un nota incoraggiante arriva dai lavori sui meccanismi di cooperazione internazionale previsti all’Art. 6 dell’ Accordi di Parigi. Le Parti hanno integrato vari riferimenti alle questioni sociali e il testo fin qui prodotto continua ad includere riferimenti ai diritti umani, alla partecipazione pubblica e ai processi di risarcimento. Su questo punto in particolare, è stata sottolineata la necessità di trasparenza suggerendo la creazione di un processo di reclamo “basato sui diritti, indipendente, accessibile, equo, trasparente, legittimo, ed efficiente”.
La maggior parte dei partecipanti alla sessione ha concordato che la sessione è stata produttiva, con molto lavoro tecnico svolto su tutti gli argomenti dell’agenda. Tuttavia, le questioni politiche fondamentali alla base delle discussioni (come la fornitura e prevedibilità dei finanziamenti per il clima e l’equilibrio tra mitigazione, adattamento e loss and damage) sono rimaste irrisolte, minando i progressi in alcuni dei punti chiave dell’agenda e dimostrando che il successo a Katowice dipenderà tanto dalle decisioni politiche quanto dalla qualità del lavoro tecnico dei negoziatori.
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