Clima

Livorno, tu hai bisogno di aiuto!

11 Settembre 2017

Una foglia bagnata. Questo quello che sento di essere dopo la tragedia di ieri. E’ la sensazione che ho da ieri mattina, più o meno da quando i messaggi di amici e colleghi mi hanno fatto capire che fuori della mia abitazione le cose non stavano andando per il verso migliore. Una città colpita dalla ennesima alluvione, una di quelle mai abbastanza annunciate. E anche la partecipazione a quelle forme collettive di solidarietà che ai nostri giorni si fanno su Facebook e sui social non serve a lenire la sensazione che ho enunciato all’inizio, quella di essere una foglia bagnata, qualcosa che non è più utilizzabile, una cosa che nessuno considera più, un piccolo ammasso galleggiante in uno stagno. Se guardo fuori dalla finestra vedo solo che qui continua a piovere, qui a Livorno, zona Montebello, e penso che quelle zone della mia città dove è successo il peggio continuano a ricevere altra acqua, altra acqua che non serve a niente, acqua che ha ferito, ammassato, catapultato, dilaniato e ucciso.

Livorno non me la sarei mai immaginata così debole. Mai così crudele. Invece è così, esattamente come l’hanno raccontata tutti i giornali e le tv da ieri mattina. Ci sono detriti, fango, acqua marrone, rovine, rami abbattuti, calcinacci, segatura, segatura ovunque. Ci sono zone in cui l’acqua, la luce e il gas non arrivano da ore. Amici che postano su FB di stare bene, qualcuno che racconta di avere ancora molto fango da spalare. Alcuni che postano foto di cani smarriti dal loro padrone. Io che, impotente, mi posso limitare solo a ricevere via web gli aggiornamenti e cercare di capire, minuto per minuto, questa mia città come sta, cercando di arginarne la ferita. Qui, poco più a ovest di casa mia, ci sono ponti crollati, strade interrotte, la circolazione ferroviaria verso nord è stata ripristinata per ora su un binario solo. Fa impressione, fa incazzare sapere che ci siano stati anche dei morti e dei dispersi, una intera famiglia cancellata dalla furia dell’esondazione di un piccolo corso d’acqua tombato. E che tutto sia successo a pochi metri da qui, da questa casa in cui stanotte abbiamo dormito tutti tranquillamente, mentre fuori veniva giù il mondo.

Le immagini di questa città dall’alto diffuse dai Vigili del Fuoco fanno spavento, ferisce sapere che sopra la sua pelle ci sia ancora tanta acqua da smaltire, da asciugare, da mondare. Intere aree che sembrano solo da buttare via. La famiglia che ci ha rimesso più di tutti in questa immane tragedia era a me nota, il cognome mi diceva qualcosa. Oggi pomeriggio mio zio poi mi ha confermato la cosa, erano più vicini a me di quanto io potessi pensare, il nonno era stato suo collega per più di vent’anni. Abitavano in un punto da cui passiamo tutte le sere, tornando verso casa. Intanto dovrebbe solo smettere di piovere, per consentire a chi si sta prodigando nel dare una mano di portare tutto l’aiuto necessario. Invece no, continua a venire giù la bastarda. Quando succedono queste cose è inutile avere un capro espiatorio, serve solo stare zitti e agire. Io da stamani ho cercato di capire come fare per dare una mano, al palazzetto ho letto che si erano riuniti dei volontari, ma erano quelli delle associazioni di soccorso e volontariato. Io sono rimasto con il cerino in mano per tutta la giornata e non sapere cosa fare, in queste situazioni, è una delle cose peggiori, ve lo posso assicurare. E magari sono stato anche troppo a guardare.

Adesso mi fa penare solo sapere che nei prossimi giorni partirà la bambola delle responsabilità, dei livelli di allerta, della questione della manutenzione dei corsi d’acqua e delle condizioni di pulizia degli stessi, dello sporco, di quanta sporcizia c’era e non avrebbe dovuto esserci. Rimbalzeranno accuse tra Comune e Regione, tra un ente ed un altro, mentre la città continuerà a rimanere in ginocchio ancora a lungo. Io ho visto la mappa dei corsi d’acqua, del Rio Ardenza, del Botro del Mulino, del Rio Maggiore, del Torrente Chioma, del Rio Maroccone, solo alcuni di essi sono visibili ad occhio nudo, per capire gli altri, per sapere che giro fanno, occorre andare sotto il livello della strada e prendere coscienza di queste vene che non ti aspetteresti. La responsabilità sulla loro manutenzione non è una cosa che può essere tagliata con l’accetta, chi c’era prima e chi c’era dopo adesso non conta, tanto meno conta un quanto mai inutile dibattito sul fatto che l’allerta fosse arancione e o rossa, perché quando l’acqua arriva come è arrivata in Viale Nazario Sauro non ci sono allerte che reggano. Conta solo la prevenzione e la capacità di una città di reagire. Stamani lungo la strada verso la stazione ho visto Giuseppe, un ragazzo disabile che conosco da anni. Stava aspettando l’autobus ad una fermata, erano le 6.45. Non so perché, ma nel vederlo ho pensato che in quel suo aspettare rispettoso alla fermata del bus sia contenuto il segreto per far ripartire Livorno, ammettendo anche di avere bisogno di aiuto, da parte di tutti, cittadini compresi.

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