Clima
Il Patto dei sindaci per le città sostenibili: il caso del Comune di Prato
di Francesco Capezzuoli e Anna Laura Rassu
La lotta ai cambiamenti climatici passa anche attraverso le nostre città. Infatti, stando ad un rapporto delle Nazioni Unite, oltre il 50% della popolazione mondiale vive oggi nelle grandi città, mentre nel 2050 sarà circa il 70%. Ne consegue come sia necessario in futuro garantire comunità sostenibili e resilienti. Anche i Sustainable Development Goals (SDGs), nell’obiettivo numero 11, rimarcano la necessità di ridurre gli impatti ambientali dei centri abitati.
Non sorprende perciò che siano nate delle iniziative per promuovere la sostenibilità ambientale dei centri urbani. Una di queste, lanciata a livello europeo nel 2008, è il Patto dei Sindaci per il Clima e l’Energia o Covenant of Mayors. Tale strumento ha l’obiettivo di riunire gli enti locali impegnati su base volontaria a raggiungere e superare gli obiettivi comunitari in materia di clima ed energia. In italia, i sindaci che firmano il patto si impegnano ad adottare il Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES), un documento che “definisce le attività e le misure istituite per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2020”.
Attualmente, oltre 7.000 enti locali e regionali in 57 paesi di tutto il mondo hanno sottoscritto il patto. Fa parte di essi il Comune di Prato, 192.000 abitanti, capoluogo provinciale, che ha aderito nel 2014. Il PAES di Prato è nato su sollecitazione delle associazioni di cittadini, ricevendo quindi una spinta “dal basso”. Dal Piano di Azione, si può evincere che il Comune si è posto l’obiettivo di ridurre entro il 2020 le emissioni di CO2 del 24% rispetto al 2009; ciò corrisponde ad un taglio complessivo di più di 230.000 tonnellate di CO2.
Prima di tutto, è stato creato un Inventario Base delle Emissioni (IBE), ovvero una fotografia della situazione corrente, in modo da determinare i settori di intervento su cui concentrarsi. Il piano prevede un totale di 90 azioni, che si concentrano sui settori industriale, residenziale e mobilità per i quali è stimata una riduzione dei gas climalteranti rispettivamente del 44%, 15% e 15%. Vale la pena sottolineare il fruttuoso dialogo instaurato dall’Amministrazione con le imprese del distretto tessile che si sono rivelate sensibili al tema investendo in ambito energetico.
Le risorse finanziarie per l’implementazione del Piano provengono dall’amministrazione stessa o da fonti esterne, come il bando regionale sull’efficientamento energetico degli edifici scolastici o bandi nazionali in materia di miglioramento della qualità dell’aria (per la quale l’Italia rischia sanzioni a livello europeo) che potrebbero essere pubblicati nei prossimi tre anni.
Il Comune è a capo del monitoraggio dei progetti, e, in base al loro andamento, li ridimensiona tramite azioni correttive, ne aggiunge di nuovi, oppure sostituisce quelli inefficaci. Una criticità del PAES riguarda il fatto che è stato stilato a ridosso della scadenza del 2020, pertanto esso potrebbe ricevere un ulteriore mandato, rilasciato dalla stessa amministrazione, per prolungarlo al 2030 con obiettivi più ambiziosi decisi in base alle verifiche svolte.
È facile dunque dedurre che le prospettive future del piano sono ancora in fase di definizione. Le azioni spaziano dall’efficienza energetica, alla mobilità sostenibile; dalla gestione sostenibile dei rifiuti all’educazione ambientale. Tuttavia, oggi molte realtà locali stanno adottando azioni migliorative senza aver necessariamente aderito al Patto, malgrado rappresenti uno strumento in grado di dare risalto alle azioni e permettere alle varie amministrazioni di coordinarsi. Patto che è andato oltre i confini europei, dal momento che è stato da poco lanciato il Patto Globale dei Sindaci, con l’intento di mettere a frutto l’esperienza europea e svilupparla in tutto il mondo.
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