Clima

Figueres: la partita della COP24 si gioca sul carbone

22 Maggio 2018

di Anotnella Ballarini

Christiana Figueres, segretario esecutivo dell’UNFCCC dal 2010 al 2016 e protagonista dell’Accordo di Parigi nel 2015, è intervenuta durante la prima Assemblea Generale 2018 di CAN Europe parlando delle sfide future in tema ambientale, della COP24 e dei cambiamenti già in atto.

Figueres ha iniziato il suo discorso parlando della COP24 in Polonia, in programma dal 3 al 14 dicembre 2018, affermando che è necessario che questa conferenza sia un successo perché non c’è un piano B e i tempi sono già stretti fin da ora. I prossimi 3 anni, infatti, saranno cruciali per poter centrare gli obiettivi previsti dall’Accordo di Parigi, in quanto dal 2020 le emissioni dovranno diminuire ogni 10 anni di circa il 50%. L’ex segretario dell’UNFCCC ha continuato sottolineando che questo è il momento di agire per diminuire le emissioni in nome dell’obiettivo comune di raggiungere un futuro carbon neutral.

Un secondo aspetto che la Figueres ha voluto sottolineare è dove avviene la COP24. Non solo la Polonia è uno dei maggiori produttori di carbone in Europa ma Katowice, città che ospiterà la conferenza, rappresenta proprio il cuore carbonifero del paese. La sfida che si affronterà alla COP24 sarà quella di lasciare il carbone nel sottosuolo. Come poter fare ciò? Assistendo gli individui e le famiglie che dipendono da questa industria, possibilmente creando un mercato del lavoro nel settore della green economy, ma anche sfruttando «l’alleanza dell’ambizione» (high ambition coalition), in cui l’UE deve sapere assumere un ruolo di leadership usufruendo della sua influenza internazionale per tutelare i paesi più piccoli e vulnerabili. Solo in questo modo si può evitare che siano esclusivamente i paesi più potenti a prendere le decisioni in ambito climatico.

A questo aspetto Christiana Figueres ha collegato l’evento del California Summit, creato in seguito all’annuncio degli Stati Uniti di ritirarsi dall’Accordo di Parigi con lo scopo di raggiungere ugualmente gli obiettivi previsti per il 2020. Il California Summit, secondo la Figueres, mette i governi davanti al fatto che bisogna cambiare rotta e portare risultati in ambito climatico, continuando a sostenere l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC).

Figueres ha toccato anche un punto sensibile riguardo le dispute climatiche internazionali, ossia l’importanza di coinvolgere le persone in questo cambiamento e il fatto che non ci sia una comunicazione efficace nei loro confronti da parte delle istituzioni. Senza la partecipazione attiva dei cittadini non si può infatti pensare di ottenere successi in campo climatico, e finora c’è stata una carenza nel comunicare in maniera efficace le minacce e i progetti per contrastarli.

Bisogna, quindi, trasmettere il messaggio che ogni azione di ogni persona conta per raggiungere un futuro sostenibile, e che ognuno di noi può dare il suo contributo stando attento a quattro aspetti: il tipo di trasporto che si utilizza, il tipo di cibo che mangiamo, dove si investono i propri soldi e la partecipazione al voto e alla vita pubblica. Chi non si impegna in prima persona si rende complice del disastro ambientale che rischiamo di creare.

Per raggiungere questo obiettivo l’economia circolare è la risposta giusta, e sono proprio i cittadini che danno segni di volere orientarsi verso questo tipo di gestione delle risorse. In Inghilterra, ad esempio, molti clienti di una catena di supermercati hanno protestato contro l’uso eccessivo della plastica, lasciando le confezioni vuote dei prodotti acquistati al supermercato stesso. Questo ha spinto il supermercato ad acquistare sempre meno prodotti da aziende che usano plastica. L’obiettivo è che tutti i supermercati acquistino merce senza plastica, inducendo le aziende a cessarne la produzione.

Il discorso di Christiana Figueres ha individuato nel carbone il grande nemico da sconfiggere in Polonia, come in tutti gli altri paesi che ne sono dipendenti. Tra le varie idee proposte, la più interessante è forse quella di investire gli introiti derivanti dalla produzione di carbone in energie rinnovabili.

L’attesa per la COP24 è quindi iniziata, e l’augurio è che questo appuntamento sia il punto di partenza per lasciare sempre più carbone nel sottosuolo.

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