Clima
Educazione: il “combustibile” per un futuro sostenibile
di Mattia Battagion, delegazione Italian Climate Network alla COP22
La seconda settimana della COP22 a Marrakech è iniziata lunedì con l’Education Day, la giornata dedicata agli eventi relativi alla correlazione tra educazione e cambiamenti climatici. In molti side event si è discusso dell’importanza della formazione al fine di educare le generazioni più giovani a una consapevolezza ambientale sempre meno marginale e sempre più necessaria in un mondo che ha ormai preso coscienza del problema e sta cominciando a considerare il cambiamento climatico come elemento di discussione primario.
Grandi personalità si sono susseguite, citando importanti reportage redatti nel corso degli ultimi anni. È il caso di Irina Bokova, direttrice generale dell’UNESCO, che durante il side event “Education key driver to scale-up climate action” ha portato all’attenzione un nuovo documento (“PLANET: Education for environmental sustainability and green growth”) del Global Education Monitoring Report (GEM Report). Pubblicato nel 2016, il Rapporto conferma il ruolo centrale dell’educazione nel processo di crescita globale e definisce l’istruzione come “strumento vitale nonché input fondamentale in ogni dimensione dello sviluppo sostenibile”, evidenziando il fatto che l’educazione conduce a prosperità, a miglioramenti in campo agricolo, sanitario, porti ad una rilevante diminuzione dei tassi di violenza e aumenti la parità di genere oltre a estesi benefici in campo ambientale ed economico.
Questa pubblicazione si costruisce attorno a tre messaggi decisamente importanti: in primo luogo, l’urgente bisogno di nuove strategie. I trend attuali mostrano come solo il 70% dei bambini dei Paesi a basso reddito completeranno la scuola primaria nel 2030, un obiettivo che sarebbe dovuto essere raggiunto nel 2015 secondo la lista degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Urge la necessità di iniziative politiche nazionali al fine di invertire questa tendenza.
In secondo luogo, se si considera seriamente l’obiettivo numero 4 degli SDG (gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile al 2030), che si prefigge di garantire un’istruzione di qualità, inclusiva ed equa, l’intervento deve essere urgente, con impegni a lungo termine. Un eventuale fallimento influirebbe negativamente non solo sull’educazione ma porrebbe grossi ostacoli nella strada che porta al successo anche degli altri obiettivi: la lotta alla fame e alla povertà, il miglioramento delle condizioni di salute, l’uguaglianza di genere, la produzione e il consumo sostenibile.
Infine, la necessità di cambiare dalle fondamenta il modo in cui pensiamo l’istruzione e il suo ruolo nello sviluppo globale. Oggi, più che mai, l’educazione dovrebbe avere il potere e la responsabilità di fornire il giusto tipo di competenze e comportamenti che conducono ad una crescita inclusiva e sostenibile. Con una frase della Bokova: “change mindsets before climate” (“occorre cambiare la mentalità prima di cambiare il clima”).
La direttrice generale dell’UNESCO, congiuntamente con Patricia Espinosa, Segretario Esecutivo dell’UNFCCC, ha poi lanciato una nuova guida redatta appositamente per offrire sostegno ai policy makers di tutto il mondo: “Action for Climate Empowerment: Guidelines for accelerating solutions through education, training and public awareness”. Queste linee guida propongono un piano composto da 10 step per aiutare le parti interessate a trovare e implementare soluzioni al cambiamento climatico attraverso un approccio strategico, completo e basato su risultati reali.
L’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile urge risposte concrete alle molte sfide sociali, economiche e ambientali che ci sono da affrontare. Significa superare i confini tradizionali e creare collaborazioni e partnership cross-settoriali. Anche l’implementazione dell’Accordo di Parigi passa quindi per questa via, ed è strettamente correlata alla transizione che l’istruzione sta attraversando. Non a caso l’articolo 12 dell’Accordo riprende questi temi e indica come le parti debbano adottare misure appropriate al fine di potenziare l’educazione ambientale, con riferimento ai cambiamenti climatici; diffondere in modo più articolato la conoscenza e la consapevolezza in merito; ed estendere la partecipazione e l’accesso pubblico alle informazioni riguardanti questi temi.
Il settore dell’educazione ha un ruolo cruciale nella transizione verso un’economia globale a basse emissioni: occorre quindi rafforzare la formazione degli insegnanti e i programmi di sviluppo professionale al fine di equipaggiare gli studenti con (gli) strumenti adatti a percorrere la strada che porta ad un’educazione ambientale diffusa e coerente, perché “anche se le nuove tecnologie possono coadiuvare certi ambiti dell’apprendimento, niente può sostituire un buon insegnante”.
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