Clima
COP23, sincronizzare i contributi nazionali per centrare gli obbiettivi
di Gabriele Motta
I contributi nazionali volontari (Nationally Determined Contributions, NDC) rappresentano uno dei motivi del successo dell’Accordo di Parigi. Grazie a questo strumento la maggioranza delle Parti è stata in grado di mandare un messaggio chiaro verso una direzione altrettanto chiara: agire subito, tutti insieme, contro il cambiamento climatico mantenendo il surriscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C entro la fine del secolo.
Molto resta comunque da fare. Essendo gli NDC presentati su base nazionale è possibile che i vari contributi proposti differiscano tra loro sotto vari aspetti. La sfida centrale nei prossimi anni sarà appunto quella di alzare il livello di ambizione dei singoli contributi, in modo da centrare l’obiettivo stabilito dall’Accordo di Parigi. Mai come in questo caso il ritmo è importante: una tessera fondamentale di questo puzzle di azioni riguarda proprio l’orizzonte temporale per rivedere al rialzo gli NDC.
Il riferimento si trova all’art 4 (10) dell’Accordo di Parigi, sul quale le Parti hanno hanno iniziato oggi (8 novembre 2017) le discussioni informali. Il tema centrale in questo momento è raccogliere le opinioni in merito alle diverse modalità di implementazione dell’articolo, con particolare attenzione ai pro e ai contro in merito a orizzonti temporali lunghi o corti.
Un elemento strategico che le Parti hanno dichiarato di tenere in alta considerazione è la necessità di una strategia armonizzata: la convergenza degli NDC sotto questo punto di vista contribuisce a mantenere alta la fiducia e l’ambizione politica a livello globale. Al contrario una strategia frammentata viene considerata come un rischio per il buon livello di collaborazione raggiunto tra le Parti. In altre parole: le Parti vogliono essere sicure che tutti si muovano, a modo loro, e che nessun ritardatario ne approfitti.
Dalla discussione sono emersi essenzialmente tre approcci per i tempi della revisione degli NDC: un orizzonte temporale a 5 anni; uno a 10 anni e, infine, un compromesso che prevede un orizzonte temporale a 10 anni con revisione a metà termine.
I vantaggi degli orizzonti temporali a 5 anni riguardano la coerenza con il dialogo facilitativo nel 2018 e con il global stocktake nel 2023, fondato su un ritmo quinquennale. Inoltre varie parti hanno evidenziato la difficoltà di fornire dati certi per un orizzonte decennale.
Durante la discussione sui vantaggi di un orizzonte temporale a 10 anni, sono emerse le esigenze di pianificazione e di stabilità del comparto industriale ed energetico. In risposta a questo tema fondamentale è stato osservato che un NDC, nell’ambito dell’UNFCCC, non limita in alcun modo la possibilità di articolare una strategia nazionale in tempi più lunghi, come già avviene nell’UE. A partire da quando l’orizzonte temporale che sarà definito troverà applicazione rimane un altro elemento poco chiaro a questo punto della negoziazione.
Devi fare login per commentare
Accedi