Clima
Conti amari
La seconda stagione della pandemia vede il servizio rigorosamente al tavolo ed entro le 18 del nuovo DPCM.
Più vigoroso e muscolare di quello di Domenica scorsa, il secondo decreto arriva come un fulmine sulle tavole dei cittadini che non sanno più cosa pensare, ma forse non lo sa nemmeno lui, il Presidente, cosa pensare del pandemonio pandemico che si sta scatenando, e non era certo colpa della mascherina indossata se le parole proferite non sono riuscite a infondere sicurezza ma al massimo un tantino di consolazione.
Più che un capitano coraggioso Conte è parso una badante rassegnata.
Vale la pena fare un passo indietro e chiedersi: ma i risultati dei mesi di chiusa fatti in primavera dove sono finiti?
Si direbbe che sono proprio finiti e cioè esauriti a causa del mancato tracciamento, della mancata gestione capillare dei casi residui come di quelli nuovi e della loro sorveglianza attiva in termini di localizzazione e relativo contenimento.
Si trattava di mettere in piedi una macchina che contasse e tracciasse i casi, di avere uno strumento efficiente nel segnalare e isolare ma questi sono termini a cui siamo allergici e che richiamano un bagaglio dittatoriale che abbiamo smarrito volentieri.
Il conflitto tra libertà individuale e contenimento della pandemia è un discorso difficile quanto inevitabile eppure senza la conta dei positivi e il loro tracciamento non se ne potrà uscire.
Se Conte è tutto sommato riuscito a guidare il paese nel delicatissimo lockdown di questa maledetta primavera sembrerebbe proprio che lo stesso premier non riesca a spiegare ai suoi cittadini cosa li aspetta e come usciranno da questo incubo. Persuadere il paese della necessità di regole che invaderanno la sfera privata in nome di una riconquistata libertà di azione è l’unica strada percorribile, ma forse richiede un’autorevolezza politica che questo governo non ha.
Tutta la vicenda Covid-19 riscrive politicamente le identità che attraversa poiché se da una parte mette in evidenza la fragilità delle democrazie occidentali, al contempo sembra rimarcare l’ambiguità delle pseudo dittature orientali.
Il gioco dei dati sembra al centro del contenimento dell’epidemia, saperlo fare significa anche isolare i casi asintomatici fino a impedirne la circolazione e il monito a stare a casa non basterà come non basta ricorrere ciclicamente allo strumento del blocco totale perché è una pratica che evidenzia confusione tattica verso un nemico che adora il caos.
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