Clima

Come sarebbe un mondo con 4 gradi in più?

11 Dicembre 2018

di Anna Laura Rassu

L’ultimo rapporto dell’IPCC, che rappresenta un elemento essenziale della conferenza delle parti di quest’anno, illustra una serie di vie da intraprendere per riuscire a mantenere l’aumento globale della temperatura sotto un grado e mezzo entro la fine del secolo.

Tuttavia, se gli sforzi di mitigazione si limitassero a quelli descritti nei contributi nazionali presentati da ogni paese (NDCs) ne conseguirebbe un riscaldamento di circa 2.7°C, e se le emissioni continuassero come in questo momento storico (dopo il periodo 2014-2017 le emissioni sono rimaste costanti e nel 2018 hanno ricominciato a crescere) l’aumento di temperatura potrebbe aggirarsi intorno ai 4°C ed oltre.

Molte delle strategie di adattamento che vengono messe a punto da studiosi e professionisti di tutto il mondo riguardano uno scenario di 1.5 – 2 gradi di riscaldamento, ma… come sarebbe il mondo con 4 gradi in più?

Potremmo ancora adattarci? E’ una domanda difficile a cui rispondere al momento, perché oltre i 2 gradi  i fenomeni atmosferici e idrici diventerebbero instabili e impossibili da controllare. Sarebbe meglio non immaginarlo, un riscaldamento che vada oltre i 4 gradi, perché, per usare le parole di Pascal Saffache, Ufficio dell’acqua dell’isola di Martinica, “sarebbe una catastrofe”. Il Partenariat Français pour l’Eau (French Water Partnership) ha provato ad immaginare un mondo simile realizzando un breve cartone animato divulgativo presentato durante un incontro al padiglione francese che dipinge un paesaggio da fantascienza.

Dopo la proiezione del video Saffache prosegue: “noi cerchiamo di proporre adattamenti, ma se la temperatura si alzasse troppo parlare di adattamento sarebbe impossibile”. E non solo per la perdita enorme di biodiversità, anche la situazione sociopolitica diverrebbe disastrosa.

Già oggi l’Isola di Martinica, nelle Antille francesi ha non pochi problemi: ha subito nel 2017 gli uragani Irma e Maria e se nel futuro la temperatura si alzasse oltre i 3 gradi nel 2070 potremmo parlare di tempeste non solo di 5°, il massimo per ora, ma di 6° categoria. Inoltre il livello del mare si alzerebbe così tanto che il 95% del suo territorio sarebbe sott’acqua e anche Cuba, un’isola molto più grande, subirebbe un destino simile perdendo un terzo della sua estensione. Il poco terreno rimasto subirebbe un fenomeno chiamato salinizzazione e non produrrebbe più nulla.

All’incontro presenti non solo studiosi di Martinica ma di tutti i maggiori continenti: l’istituto francese “Initiatives pour l’Avenir des Grands Fleuves” si occupa di studiare lo stato di salute di fiumi di tutto il mondo, specialmente dei delta, dove oggi vive l’8% della popolazione mondiale.  Molti soffrono di problematiche simili: l’erosione della costa e l’aumento del livello del mare, che cresce di 4 mm ogni anno.

A cominciare dalla zona di Camargue, delta del Rodano che sfocia sul Mediterraneo, dove ora un parco naturale protegge la biodiversità dell’area, o dal Meghna in Bangladesh, dove il 39% del terreno rischia di finire sott’acqua e il 70% di essere salinizzato e quindi inservibile per l’agricoltura.

Anche le popolazioni che vivono sul bacino del Niger, che è il terzo fiume dell’Africa e attraversa 9 stati soffrono della diminuzione dell’acqua potabile a causa della diminuzione delle piogge. Un bel problema in una zona dove l’economia si basa sull’agricoltura che solo per il 4% è irrigata. Le autorità di tutti e nove i paesi hanno creato l’Observatoire du Bassin du Niger, per trovare soluzioni per la gestione delle acque del fiume.

Quale tattica adottare? In generale per i territori che soffrono la siccità in estate, sfruttare al massimo le piogge che arrivano durante l’inverno, creando strutture per il Water Storage accumulando l’acqua che può essere usata durante la stagione più secca.

Si tratta sempre però di soluzioni di tamponamento, non definitive. Se la temperatura si alzasse di troppo sarebbero comunque inutili ed è per questo che un accordo a Katowice nel recepire il rapporto dell’IPCC e mantenere il surriscaldamento sarà di importanza fondamentale.

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