Clima

Clima, il risveglio dell’Italia durerà?

6 Giugno 2015

Non c’è dubbio: così come nel resto del mondo, anche in Italia l’imminente COP21 di Parigi ha risvegliato l’interesse verso i cambiamenti climatici, con una crescita esponenziale degli appuntamenti ad essi correlati dall’inizio del 2015.

Fra gli innumerevoli eventi internazionali, alcuni riguarderanno il nostro Paese in maniera particolare, a cominciare dal rilascio dell’Enciclica “green” da parte di Papa Francesco.

Attesa per il 18 giugno, l’enciclica “Laudato Sii” toccherà alcune questioni importanti, soffermandosi sulla protezione del creato ed in particolare sulla dimensione morale del cambiamento climatico: un fenomeno che colpisce soprattutto i più deboli. Negli ultimi mesi, il Pontefice si è già espresso più volte sulla questione climatica, come quando si definì “amareggiato” per i risultati ottenuti alla COP20 di Lima, sintomo – a suo dire – di una mancanza di coraggio. La settimana seguente, precisamente il 28 giugno, si terrà a Roma una manifestazione dei movimenti religiosi, supportati dalle associazioni, per riconoscere l’impegno del Papa su questa tematica.

Pochi giorni dopo, il 22 giugno, avranno luogo gli Stati Generali sui Cambiamenti Climatici, organizzati dalla Struttura di Missione contro il Dissesto Idrogeologico della Presidenza del Consiglio e che vedranno coinvolti vari Ministri e i rappresentanti delle associazioni ambientaliste, dei sindacati e numerosi altri stakeholder. Obiettivi: raccogliere le istanze del mondo economico e associativo sul tema dei cambiamenti climatici e presentare le iniziative già adottate dal Governo Italiano per contribuire all’adattamento e alla mitigazione dei cambiamenti climatici, così come l’impegno internazionale in vista della COP21.

Ed è proprio in vista di questo appuntamento che ha preso vita la Coalizione italiana verso Parigi 2015, che in poche settimane ha già raccolto l’adesione di oltre 50 sigle fra associazioni, sindacati e comitati, con l’obiettivo di istituire un fronte comune per spingere l’Italia e l’Europa verso posizioni e politiche ambiziose. La Coalizione si renderà inoltre promotrice di mobilitazioni nazionali, che verranno dettagliate nei prossimi mesi.

Poco è stato ancora reso noto, invece, riguardo la pre-COP21, sessione negoziale ad alto livello che dovrebbe svolgersi in Italia (presumibilmente a Roma) fra fine ottobre ed inizio novembre, allo scopo di accelerare il dibattito politico in vista di Parigi.

Ma non è solo il Governo a darsi da fare: negli ultimi mesi, capitali ed altre grandi città europee hanno deciso di intraprendere percorsi comuni non solo per fare la propria parte nella riduzione delle emissioni, ma anche per accrescere la propria resilienza rendendo i propri territori più vivibili e sicuri. In questo senso, esempi d’eccellenza italiani sono rappresentati dalle città di Bologna e Ancona, che hanno sviluppato progetti ambiziosi sul tema dell’adattamento. Parallelamente, Roma e Milano stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante sul piano internazionale, con l’adesione ad iniziative e network quali quello promosso dalla Fondazione Rockefeller, “100 Città Resilienti”, che permetterà alle città di beneficiare del supporto di una rete internazionale di esperti e controparti per mettere in atto strategie di resilienza. Sul fronte mitigazione, Roma, Milano e Firenze hanno inoltre siglato lo scorso marzo una dichiarazione a Parigi per impegnarsi a mettere in campo gli sforzi possibili per raggiungere una diminuzione delle proprie emissioni del 40% entro il 2030, per il cui raggiungimento saranno messe in atto diverse misure, fra cui si annoverano l’aumento dell’efficienza energetica degli edifici e la promozione dell’utilizzo dei mezzi di trasporto pubblico.

Infine, merita menzione l’impegno di alcuni organi di stampa nazionali, che hanno finalmente cominciato a dare con continuità spazio ad articoli e dossier sui cambiamenti climatici. Sullo stile del Guardian, ad esempio, Gli Stati Generali ha deciso di mettere in prima pagina alcuni articoli sul tema. Un’iniziativa che si spera possa diffondersi a macchia d’olio anche fra gli altri maggiori quotidiani nazionali.

Tirando le somme, appare evidente come il dibattito nazionale abbia raggiunto e probabilmente superato livelli che non si vedevano da almeno 6 anni. Era il 2009, e proprio come oggi un summit di cruciale importanza era alle porte: la COP15 di Copenaghen. Per tante ragioni, la conferenza non portò poi ai risultati sperati. Ma se è vero che oggi siamo più preparati e abbiamo più esperienza per avere successo, è anche necessario comprendere ed accettare fin da subito che Parigi non dovrà rappresentare la fine, bensì l’inizio di un percorso, globale e nazionale.

E’ infatti necessario che l’Italia dia segnali concreti non solo sulla strategia energetica, ma anche sui piani di mitigazione e di adattamento. E se per quest’ultimo si tratterebbe “solo” di trasformare la Strategia Nazionale (già pronta) in un Piano, per gli altri temi la strada sarà tortuosa.

Bisognerà capire in che direzione il nostro Paese vorrà muoversi in futuro per l’approvvigionamento energetico, con la speranza che questa sia sempre più lontana da carbone e petrolio. Ma sarà anche necessario attendere la ripartizione del target comunitario fra i 28 Stati Membri (ammesso che questi non aumentino) del -40% di emissioni entro il 2030, rispetto al 1990.

Per il nostro Paese, è giunto dunque il momento di andare oltre le dichiarazioni d’intenti e le “proposte innovative”, assumendo invece un ruolo di leadership sui cambiamenti climatici tramite politiche concrete e a lungo termine.

Con la speranza, stavolta, che quando i riflettori si spegneranno sulla conferenza delle Nazioni Unite, i vari progetti non svaniscano nel nulla.

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