Beni comuni

Un ponte, l’annuncio e l’intercettazione che non c’è

24 Luglio 2015

Iniziato il conto alla rovescia: fra poco sarà vacanza, lo stacco temporaneo dalla routine quotidiana, l’occasione per gettare i piedi ammollo. Non sono l’unico, lo so, a provare questo stato d’animo.

Alla contentezza, però, fa da contraltare un venticello di ansia fomentato un po’ dal caldo, un po’ da una notizia che ha scombussolato i miei piani già precari. Questa estate farò una capatina in Sicilia e non sono sicuramente l’unico ad aver scelto questa meta per trascorrere qualche giornata in relax.

Per farla breve, comunque, si tratta di questo: ad aprile è crollato un pilone del viadotto Himera, arteria stradale che collega Palermo a Catania passando per il centro della Sicilia.

La cosa è drammatica, non so se rendo l’idea, perché con quel crollo la Sicilia è stata spaccata letteralmente in due parti. Esercizio semplice: tracciate una retta tra le due maggiori città Siciliane e immaginate di dover interrompere il tratto proprio a metà. Quindi, come arrivo all’altro capo? Drammatico, appunto, per i cittadini, per il commercio, per il turismo. Secondo quanto riporta il sito Resa Pubblica, la stima del danno economico si aggira attorno ai 18 milioni di euro.

Una bella botta, insomma. D’altronde la trinacria è grande. I treni per carità, gli aerei costano, via mare non è proprio il caso. Bene, anzi male. L’ansia monta al pensiero di trascorrere un’estate in tali condizioni di disagio (e figuriamoci per chi quel tratto di strada deve percorrerlo quotidianamente), anche perché in pochi mesi è stata un’epidemia di crolli.

A gennaio cede un viadotto sulla statale per Agrigento, stremato da ben una settimana di usura, la scorsa estate è la volta di un tratto della Licata-Canicattì. Insomma, mai più profetiche sembrano le indimenticabili battute pronunciate da Paolo Bonacelli in Johnny Stecchino (1991), quando si discute delle tre piaghe che mettono in ginocchio la Sicilia: <<Ma dove possiamo fare e non facciamo perché, in buona sostanza, purtroppo non è la natura ma l’uomo, è nella terza e più grave di queste piaghe, che veramente diffama la Sicilia ed in particolare Palermo agli occhi del mondo. Lei ha già capito, è inutile che io glielo dico, mi vergogno a dirlo: è il traffico, troppe macchine>>

Un traffico a groviera. Via su Internet a cercare aggiornamenti, a dissetare la voglia di capire che fine farà quel tempo che in vacanza è ancora più prezioso. Le alternative viarie, sia chiaro, ci sono almeno sulla carta. Ma i tempi di percorrenza si annunciano biblici. Ed eccolo il link che svolta l’umore. Proprio in occasione del crollo dell’Himera, che ha di fatto causato le dimissioni del Presidente dell’Anas Pietro Ciucci, il governo si è mostrato reattivo, energico, muscoloso. Graziano Delrio, in quel momento appena nominato Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, si precipita per un sopralluogo e dichiara: “con i tecnici di Anas abbiamo studiato efficacemente una soluzione che dovrebbe consentire nell’arco di tre mesi da oggi di ripristinare il traffico con un piccolo bypass. I tecnici sono molto tranquilli sui tempi di realizzazione, penso che daremo una risposta molto rapida perché parliamo di un tratto di strada di un chilometro e mezzo. Ci vediamo qui fra tre mesi”. Come prima rogna da gestire non c’è male, questa è tecnicamente sfiga.

Questo succedeva il 14 aprile, che tre mesi dopo fa il 14 luglio. In questo arco temporale montano le polemiche e, diamo a Cesare, i Cinque stelle siciliani sembrano quelli maggiormente sul pezzo. Sfornano una proposta tampone, poi un progetto di ricostruzione dell’opera (speriamo non affetto da annuncite) che il Ministro, da uomo senziente, sembra prendere seriamente in considerazione a quanto dicono i grillini stessi.

Intanto luglio sta per finire e, da buon ottimista, non vedo l’ora di assistere all’imminente inaugurazione. O forse no. Forse è più complesso realizzare un’opera complessa (anche se di un chilometro e mezzo si tratta) in una terra altrettanto complessa. Terra che, asterisco, è in questo momento alle prese con un’altra bega di non poco conto che fa scricchiolare il palazzo, non solo un ponte (con rispetto parlando). Ma questa è un’altra storia, un altro racconto: “alla ricerca dell’intercettazione che non c’è”.

Sarò io un malpensante, comunque, e mi rimangio immanente tutti i dubbi. Del resto nell’arena politica di oggi, più del fatto conta l’annuncio. E domani è un altro giorno.

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