Beni comuni
Nel 2040 più di 37 miliardi potrebbero essere lasciati in eredità alle comunità
C’è una ricchezza che può tornare alla comunità ed è rappresentata da quei patrimoni che appartengono a persone senza parenti o legittimi eredi e che potrebbero essere destinati ad opere e ad attività per il bene comune. A metterlo nero su bianco è la terza edizione della ricerca promossa da Fondazione Cariplo sul tema dei “Patrimoni senza eredi”, contenuta nel quaderno pubblicato in questi giorni.
Lo studio è stato presentato questa mattina, in anteprima, al Collegio Borromeo di Pavia, nel corso della conferenza dal titolo “Le ragioni del dono”, a cui hanno partecipato, oltre agli autori della ricerca anche il presidente della Fondazione Cariplo, Giovanni Azzone, e il presidente della Fondazione Comunitaria di Pavia, Giancarlo Albini. Tra gli ospiti anche Gian Paolo Barbetta, di Evaluation Lab, che ha guidato il gruppo di ricerca, Cinzia Di Stasio, segretario generale dell’Istituto Italiano della Donazione, Stefano Malfatti, esperto in lasciti testamentari, Anna Tripepi, direttrice della Fondazione della Comunità della Provincia di Pavia, Felice Scalvini, presidente onorario di Assifero e Mario Cera, presidente della Fondazione Banca del Monte di Lombardia.
«Il Terzo settore ricopre in Italia un ruolo fondamentale. Senza le organizzazioni non profit e il volontariato mancherebbero servizi e attività importanti per le persone, le famiglie e le nostre comunità. Se da un lato il Terzo Settore deve migliorare la sua capacità di “stare sul mercato”, dall’altro è innegabile che le donazioni e i lasciti sono una pilastro fondamentale per sostenere le attività di questi enti – ha spiegato Giovanni Azzone, presidente della Fondazione Cariplo. La credibilità è la cosa più importante. È un fattore che si costruisce con fatica e impegno ogni giorno. Tutti noi contribuiamo a costruire questa credibilità. Siamo consapevoli che quando un’organizzazione finisce nell’occhio del ciclone per gli errori commessi, penalizza anche gli altri, e tutto ciò ha conseguenze sull’immagine complessiva del settore non profit. Dobbiamo operare bene perché il terzo settore venga riconosciuto sempre di più come affidabile».
«Le Fondazioni di Comunità sono cruciali nella promozione della filantropia e nella costruzione di comunità più inclusive. Consentono ai donatori di partecipare attivamente alla creazione di progetti sociali, diventando un punto di riferimento grazie alla fiducia e alla trasparenza delle loro attività. Questo rapporto fiduciario crea relazioni durature e cooperazioni efficaci, generando benefici tangibili per l’intera comunità», ha dichiarato Giancarlo Albini, presidente della Fondazione della Comunità della Provincia di Pavia.
Secondo la stima, effettuata dai ricercatori dell’Evaluation Lab della Fondazione Giordano dell’Amore, per conto di Fondazione Cariplo, in Italia, i patrimoni di persone senza eredi che complessivamente potrebbero passare di mano sarebbero pari, rispettivamente nel 2030 e nel 2040, a 20,8 e 88,1 miliardi di euro; ammettendo che tutte queste persone decidessero di devolvere interamente il proprio patrimonio a istituzioni di beneficenza si tratterebbe di un ammontare davvero considerevole. Da questa stima rimane esclusa la componente di quelle famiglie con eredi che potrebbero decidere comunque di devolvere una quota per il bene delle comunità.
I curatori del rapporto hanno realizzato una nuova simulazione che tiene conto del fatto che al momento di redigere testamento una parte della ricchezza disponibile (esclusa la quota legittima) venga devoluta al terzo settore (50 per cento per singoli e famiglie senza eredi, 5 per cento per le altre), i lasciti stimati potrebbero essere pari a 8,4 e 35,7 miliardi di euro, rispettivamente nel 2030 e nel 2040.
Appare evidente, dalla differenza fra le due stime, che i valori dei lasciti al terzo settore dipendono fortemente dalla propensione a fare testamento da parte delle persone. Come ha spiegato l’avvocato e professore Mario Cera, presidente di Fondazione Banca del Monte di Lombardia «il dono verso iniziative sociali, di più a favore di chi davvero ha bisogno, è una forma di alto civismo e di proiezione e speranza verso il futuro. Bisogna favorire la cultura del sociale, del prossimo, contro l’egoismo, l’individualismo e il superfluo, anche nella promozione di questi valori sta la missione delle Fondazioni».
«Oltre all’aggiornamento della stima sull’ammontare dei patrimoni potenzialmente disponibili per lasciti al terzo settore, basata sui nuovi dati forniti da Istat e Banca d’Italia, per la prima volta il nostro modello incorpora il tema dei testamenti e analizza le attività di promozione dei lasciti testamentari svolte dagli enti di terzo settore lombardi, grazie all’indagine periodica “Mille voci per comprendere svolta per Fondazione Cariplo” – ha affermato Gianpaolo Barbetta, coordinatore Evaluation Lab. Emergono tre evidenze: 1) la propensione degli italiani a fare testamento è ancora molto modesta e ciò condiziona la possibilità per il terzo settore di raccogliere donazioni; 2) sono pochi gli enti di terzo settore che svolgono attività di sollecitazione delle donazioni attraverso lasciti testamentari; 3) l’attività di promozione dei lasciti svolta dagli enti di terzo settore aumenta la loro probabilità di ricevere donazioni. Più energie dovrebbero andare in questa direzione».
La ricerca ha messo in evidenza anche alcune novità. Il cambiamento demografico che interessa il nostro paese, con un significativo aumento della percentuale di anziani sul totale della popolazione e con l’incremento progressivo delle famiglie senza figli, porta con sé la crescita dei “patrimoni senza eredi”. Proprio questi ultimi potrebbero rappresentare una possibile fonte di ricchezza e nuovi fondi per l’attività delle organizzazioni del terzo settore.
Per questa ragione, rispettivamente a quattordici e sette anni di distanza dai lavori precedenti (2009 e 2016) la ricerca ha aggiornato le stime sul valore potenziale dei lasciti testamentari destinati al terzo settore, a organizzazioni benefiche o ad altri enti con il fine del bene comune. L’aggiornamento riguarda sia i dati di partenza (le indagini sui bilanci e sulla ricchezza delle famiglie della Banca d’Italia e i dati sulle aspettative di vita dell’Istat), sia la metodologia utilizzata per le stime.
Il primo modello ( 2009) ipotizzava che – nel periodo oggetto di analisi – la ricchezza stimata dalla Banca d’Italia non variasse per le famiglie coinvolte nello studio (quelle con persona di riferimento ultrasessantacinquenne). Tuttavia, analizzando i microdati delle edizioni 2004- 2014 dell’indagine sui bilanci delle famiglie della Banca d’Italia, si era osservato come tale ipotesi risultasse irrealistica.
Infatti, le famiglie oggetto dello studio tendevano a consumare la propria ricchezza netta a un tasso annuo pari a circa l’1,5 per cento. Per considerare questo fenomeno, il modello successivo ( 2016) teneva conto della variazione effettiva della ricchezza detenuta dalle famiglie oggetto dello studio (ad un tasso dello 0,75 per cento annuo). Questa scelta è stata conservata nel modello attuale.
Inoltre, il primo modello (2009) introduceva una ipotesi fortemente semplificatrice nella stima dell’ammontare dei lasciti: i singoli e le famiglie senza eredi lasciano tutta la propria ricchezza al terzo settore, le persone con eredi non lasciano nulla. Già dalla seconda stima (2016) si è introdotto uno scenario meno drastico e più realistico: le persone che non hanno eredi devolvono mediamente il 50 per cento del patrimonio al terzo settore, mentre tutti gli altri donano il 5 per cento della quota disponibile del proprio patrimonio. Questo scenario è stato conservato anche in questa edizione.
Rispetto alle edizioni precedenti, lo studio si arricchisce di un ulteriore elemento di concretezza. Infatti, grazie ai risultati rilevati dall’indagine “Mille Voci per Comprendere” condotta annualmente dall’Evaluation Lab di Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore per Fondazione Cariplo, è stato possibile analizzare il differenziale attualmente esistente fra il valore potenziale dei lasciti stimati secondo i differenti modelli e la effettiva capacità di attrazione di lasciti testamentari da parte del terzo settore lombardo.
Cinzia Di Stasio, segretaria generale IID ha spiegato che «la Fondazione della Comunità della Provincia di Pavia Ente Filantropico circa un anno fa ha intrapreso questo percorso di trasparenza, volontariamente e con grande impegno e la giornata di oggi ne è testimonianza. Il marchio di qualità dell’Istituto Italiano della Donazione (IID), ottenuto nel 2023 dalla Fondazione, certifica che le donazioni saranno utilizzate per scopi nobili a favore della comunità di riferimento e dei bisogni individuati. Ad oggi sono sei le Fondazioni di comunità, nate su impulso della Fondazione Cariplo, che hanno messo al centro del loro operato i diritti dei donatori, primo fra tutti quello di essere costantemente aggiornati rispetto al lavoro svolto, entrando così a far parte del database www.iodonosicuro.it. Alla governance e allo staff tutto della Fondazione della Comunità della Provincia di Pavia, da parte dell’Istituto Italiano della Donazione, i nostri migliori auguri di continuare a lavorare per il bene della comunità di riferimento con la consueta serietà che da sempre contraddistingue il suo operato».
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