Beni comuni
Macché crisi di governo, è una crisi isterica
C’è qualcosa di profondamente perverso nella crisi isterica (e non di governo) aperta ufficialmente da Matteo Renzi due giorni fa. Qualcosa di irrimediabile, come un Vaso di Pandora del delirio scoperchiato proprio nel momento in cui i mali del mondo, oramai manifesti (anche Giove, come l’ex Sindaco di Firenze, è stato creato ad immagine e somiglianza), si combattevano l’un l’altro, ed il fuoco donato da Prometeo veniva usato perché quei mali potessero essere visti e percepiti.
Non disquisisco dell’antipatia dell’uomo, che è tracotante. Come al solito, le ministre del suo partito vengono da lui trattate come sabine ciuffini dell’oltretomba, mute ancora prima che squitteggianti con grandi occhioni cricetici. Viene fortissima la tentazione di psicanalizzare l’ex Sindaco, proprio perché anche noi siamo stati fatti ad immagine e somiglianza, ed a volte proiettiamo negli altri ciò di cui ci vergogniamo di noi stessi. Ma a me non interessa, mi irrita molto di più il fatto che, per amore d’intrigo, sia stata bruciata un’immensa occasione politica – e mi scatena la rabbia il fatto che gli altri partiti e, peggio ancora, noi, i cittadini, tendiamo a seguire questa china suicida.
Mi spiego: Matteo Renzi ha sollevato una serie di questioni fondamentali che, purtroppo, più per incapacità che per pigrizia, Giuseppe Conte ed i suoi valvassini e/o capintesta si rifiutano di affrontare da mesi, per giunta nell’unica occasione del secolo di poter risolvere alcune malattie endemiche in un colpo solo e ad un prezzo meno che modico, col supporto solidale dell’intera popolazione europea. Chi se ne frega per quale motivo lo faccia, anche se sarebbe giusto parlarne, ma io sono già logorroico così…
Per chi non legge mai le puntate precedenti, riassumo:
a) la pandemia mostra che la regionalizzazione non funziona. Nonostante sia stato dichiarato lo stato d’emergenza e sia stato nominato un responsabile unico, ogni Regione fa a capocchia e, troppo spesso, vive al proprio interno contraddizioni tra livelli istituzionali (vedi Napoli vs. Campania). Quindi: a costo zero, il decentramento psico-bossiano va annullato;
b) la sanità funziona, nel senso che medici ed infermieri sono bravi, ma le infrastrutture sono insufficienti ed il personale è sottodotato. Il MES ci dà la possibilità di risolvere questo problema;
c) la chiusura delle scuole ci ha dato un anno per preparare la Didattica Telematica, che non è quell’orrore che i politichetti (tassinari del voto popolare) chiamano Didattica a Distanza, ma è un’offerta culturale educativa unitaria che sia di supporto agli insegnanti nella vita quotidiana in classe: il sapere umano cresce a ritmi forsennati, nessun insegnante può sapere tutto, la Didattica Telematica, applicata in aula ed in compresenza e poi incoraggiata nel doposcuola casalingo, è il dono di un’opzione di approfondimento meravigliosa. L’insegnante, oggi, ancora più di prima, non deve sapere tutto, non deve instillare un’ideologia, ma insegnare ad imparare, e la Didattica Telematica è un’arma formidabile nelle sue mani, non la dannazione. Dimenticavo: la scuola non funziona comunque, ma non ha bisogno di banchi con le rotelle o bidelli con le ali, ma di una riforma unitaria dei contenuti sostenuta dall’introduzione del supporto telematico e, quindi, di un aggiornamento dei programmi – ma questo non può essere fatto da una ministra che non parla italiano come madre lingua, evidentemente di ignoranza belluina, rappresentante di un partito che crede nella superstizione e odia la cultura e l’istruzione (e chiede l’introduzione della materia: educazione all’affettività, di modo che il fallimento parentale venga istituzionalizzato e noi si promuovano sistemi di codificazione massificata dell’empatia e della sessualità come nella DDR);
d) la pandemia ci mostra il collasso del nostro sistema logistico antiquato: spostare merci e persone costa troppo, è dannoso all’ambiente, è foriero di contagio. Quindi dobbiamo ridurre il trasporto privato e quello su gomma, e moltiplicare, poi moltiplicare ancora, il trasporto pubblico, il car sharing, la chiusura dei centri storici. Rassegniamoci (per fortuna): per anni abbiamo bevuto fiele perché rimpiangevamo i negozietti di quartiere, quando siamo stati noi a decidere di andare dapprima nei supermercati, poi negli ipermercati, poi nei centri commerciali. Un’epoca che volge alla fine: il futuro è l’acquisto online, e, quindi, per manipolare la massa insipiente che, in realtà, va al centro commerciale perché si annoia e non sa come passare il tempo, bisognerà cercare altrove (meno male…); invece noi compreremo sempre più dalla filiera locale, saltando diverse fasi della distribuzione, ed in questo caso un governo che si rispetti coglierebbe l’occasione al volo, come stanno facendo in Giappone, di annientare la tendenza allo sfruttamento disumano degli operatori dell’agricoltura, succubi dei prezzi imposti dalle grandi catene distributive: se mi faccio portare la verdura a casa, ovviamente, la prendo dai produttori vicini a casa mia, che arriva più fresca;
e) le tubazioni d’acqua perdono oltre il 40% di questo bene insostituibile a causa del decadimento della rete idraulica. L’Unione Europea ci dà i soldi per riparare questo disastro, dando lavoro a tanta gente, facendo diminuire i costi dell’acqua potabile – e lo stesso vale per i cavi elettrici, per l’introduzione dell’energia solare, dei sistemi di riscaldamento geotermico. Invece noi ci preoccupiamo di salvare banche che non hanno più ragione di essere fingendo di spingere per l’abolizione del contante per motivi fiscali – l’ennesima bugia insopportabile e superflua, visto che il pagamento telematico viene combattuto, nei fatti, nella disfunzionalità di carte di credito e debito, tesserine, tesserucce, tesserotte, fidelity cards e miriadi di app (vaideqquapp e vaidellapp) che non servono a nulla, se non a rendere tutto complicatissimo, e poi non funzionano;
f) l’industria italiana va alla grande, e continua a mietere record – ma viene strozzata fiscalmente e non trova forza lavoro qualificata. Un governo che si rispetti interviene, ma non aumentando a dismisura le imposte indirette per nascondere il fatto che, oggi, solo un cittadino su cinque le paga davvero. Non perché tutti siano evasori, ma perché coloro cui viene ritenuta una cifra da uno stipendio, un sussidio, un obolo, un’elemosina pagata con le tasse degli altri, non sta contribuendo al benessere economico del Paese, ma contribuisce a distruggerlo. Anche se siamo piagnucoloni inveterati, siamo una società dell’opulenza, quindi aumentiamo del doppio l’IVA e cancelliamo le altre tasse. Pago per ciò che spendo, e chi se ne frega se i soldi me li faccio fregare da Unicredit o dalla Banca del Monte Pippetto sull’Isola-che-non-c’è (offshore) – l’importante è che spendo in Italia – e passiamo alla fiscalità unica europea, che sarebbe ore;
g) la giustizia non funziona. Troppo pochi magistrati, molti dei quali inetti (mal preparati, perché nelle università straniere si insegna a scrivere atti processuali di poche pagine, da noi ci sono tomi di milioni di fotocopie senza alcuna spiegazione, perché al magistrato non è mai stato fatto il dono della sintesi. La soluzione non è: o ce la fate in tre mesi o morite, ma è nel creare i presupposti perché sia possibile farcela in tre mesi. L’Unione Europea ci aiuta con una pioggia di miliardi per fare ciò;
h) le strade, i ponti, le ferrovie sono in condizioni spaventose. Le costruzioni abusive contribuiscono a procurare devastazioni ed alluvioni. Un governo che si rispetti abbatterebbe le case abusive poste in punti nevralgici e riparerebbe le vie di trasporto. L’Unione Europea ce ne offre l’occasione, e tanta gente troverebbe lavoro. Molto meglio che avere un Ministro dei Trasporti che si indigna perché nessuno 8e chi, se non lui?) fà qualcosa in proposito.
Potrei continuare per pagine e pagine. Queste sono opinioni, mie, relative alle soluzioni, e non è certo che io abbia ragione. Ma questi problemi e la loro urgenza sono chiari a tutti. Matteo Renzi è stato capace di usarli come si usa un tram o un Grillino, usandolo finché serve, e poi scartandolo, tanto quello dice laqualunque, pur di restare abbarbicato alla sua poltrona. Con questa sua crisi isterica ha cancellato i contenuti politici dal dibattito pubblico. Spero che, per questo, l’inferno lo inghiotta.
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