Beni comuni

La sofferenza degli animali merita dignità. Perché continuiamo ad ignorarla?

28 Novembre 2022
Ogni giorno decine di volontari dell’ ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali), dedicano gran parte delle loro giornate al recupero di tantissimi animali ridotti in fin di vita, o semplicemente dimenticati dal mondo. Una forma di volontariato che non può essere definito come meno importante di quello prestato in favore degli essere umani, dal momento che è la stessa Costituzione a riconoscerne la condizione di esseri senzienti. Ma quanto conosciamo delle difficoltà enormi che incontra chi intraprende la missione di salvare quelle vite senza nome e senza un suono di campane alla loro morte? Abbiamo incontrato Michele Argentieri, uno dei volontari ENPA della Sezione di Latiano, in provincia di Brindisi

 

 

 

 

Latiano (Br)- Del vortice della disperazione e dimenticanza quotidiana, fanno parte anche le migliaia di animali abbandonati nelle condizioni più indecenti, o quelli che, il tepore di una casa, non l’hanno conosciuto mai. Cani, gatti, definiti come randagi, ogni giorno, patiscono le sofferenze più atroci troppo spesso inflittegli ingiustamente, o nascono e muoiono nella solitudine più desolante di non avere nessuno disposto a dare dignità a quel dolore. Un dolore che merita rispetto, al pari di quello di noi umani. Lo dice anche la nostra Costituzione, riconoscendo ai nostri amici a quattro zampe, condizione di esseri senzienti a tutti gli effetti. E, così come esistono persone che prestano assistenza ai senzatetto, non voltandosi dall’altra parte rispetto alle loro  necessità, c’è anche chi sacrifica il proprio tempo, speranze, ambizioni, in nome di un amore più grande, quello per gli animali. Un istinto insopprimibile di aiutare tutte quelle anime indifese, ridotte come catorci da buttare, o peggio ancora da sopprimere, per via della stoltezza e desiderio di comodità di noi esseri…Umani (“Così è …se vi pare”, per citare l’emblema del teatro dell’assurdo pirandelliano). Ma di tutto quel fiume di sofferenza che scorre ogni giorno intorno a noi, quanto sappiamo? Perché e per quanto tempo ancora continueremo ad ignorarla? Per quanto ancora, ci renderemo responsabili dei crimini peggiori perpetrati ai danni di anime pure, disposte a rispettarci ed amarci in modo autentico, non filtrato, non sporcato da interessi insulsi, come si conviene tra umani.

 

Abbiamo incontrato uno dei volontari ENPA della sezione di Latiano, in provincia di Brindisi, Michele Argentieri, il quale ci ha parlato di quanto sia difficile ed emotivamente provante, onorare questa missione di salvezza, provando a fare fronte a mille contrarietà, molte provenienti dalle istituzioni locali stesse. In un rifugio di fortuna, Michele ed altri sette volontari, trascorrono quasi tutto il loro tempo ad accudire, medicare, coccolare ed accompagnare verso una nuova vita, gli sfortunati che afferrano un colpo di fortuna di passaggio, o verso il famigerato “Ponte dell’Arcobaleno”, quelli che, da questa Terra, partono per sempre.

I giorni di Michele, e di tanti altri volontari, trascorrono tra chiamate continue con richieste di recuperi, corse in cliniche veterinarie per tentare l’impossibile e salvare la vita a gatti e cani investiti, malati, vessati, torturati, ed ore scandite dalle varie terapie, pulizie da compiere.

Quando arriviamo nel rifugio di Latiano, troviamo Michele Argentieri ad attenderci con la sua estrema dolcezza e freschezza dei 20 anni, ed il suo concentrato di sogni rimasti sospesi, per fare posto all’urgenza di lenire in qualche modo il dolore che la carne sofferente di quelle povere anime, porta scritta negli occhi, occhi, troppe volte, terrorizzati dalla vista di un essere umano, capace di spegnerne la luce magica di cui sono portatori. Il ragazzo ci guida in due stanze, sprovviste di corrente, in cui però, abitano circondati dall’Amore vero, circa 60 gatti, cinque dei quali, disabili. I nostri occhi si posano immediatamente sull’ordine e la pulizia rigorosa in cui Michele e gli altri, permettono di abitare ai mici. La dedizione totale che gli rivolgono per nutrirli, offrire loro cucce calde, giochi e, soprattutto, cure mediche salvavita è encomiabile. Ora, però, se di gatti a Latiano ne sono stati recuperati e salvati tantissimi, grazie al sostegno della gente di buon cuore che effettua piccole, ma significative donazioni di cibo medicato e cure veterinarie, i locali in cui stazionano i mici, non rispondono più alle esigenze specifiche di sopravvivenza nel migliore dei modi per ciascuno di loro, in cerca di adozione. Ragione per cui, Michele Argentieri ed i suoi colleghi ed amici volontari, si stanno ritrovando in grandissima difficoltà nel continuare ad accettare altri animali da salvare, e nel gestire quelli già in stallo, a cui occorre un posto più confortevole, in cui usufruire almeno della corrente elettrica per riuscire a scaldare per esempio i disabili, che sono costretti a strisciare sul pavimento, o somministrare le terapie ai gatti malati o anziani, accendendo normalmente la luce e non ricorrendo ad una torcia anche di notte.

Nonostante gli svariati appelli lanciati alla cittadinanza, per poter affittare un locale o una casa in cui trasferire la colonia, Michele, che parla anche a nome degli altri, non ha ricevuto alcun aiuto, o proposta, tantomeno soluzioni da parte del Comune.

 

Michele, sei un ragazzo molto giovane, hai 20 anni. Da quanto tempo presti volontariato per ENPA?

 

 

“Ho cominciato che avevo 14 anni, e frequentavo il secondo delle scuole superiori. Da quel momento ad oggi, il volontariato è entrato nella mia vita e ne è parte integrante, ho recuperato, salvato e fatto adottare non saprei quanti gatti e cani, che versavano in condizioni, direi pessime, per non dire senza speranza”.

 

Da dove nasce il bisogno di prenderti cura degli animali più bisognosi, e come si svolgono le tue giornate da volontario?

 

“Credo che il mio amore per gli animali e, specialmente per i più bisognosi, nasca da una spiccata, anche troppo, sensibilità d’animo, che mi impedisce di voltarmi dall’altra parte quando incontro un gatto o cane in difficoltà, o quando mi chiamano per segnalarmi una situazione di emergenza nella mia zona. E ti posso assicurare che il telefono di noi volontari, squilla in continuazione, anche negli orari più assurdi. Le mie giornate come quelle dei miei colleghi, sono dedicate quasi interamente ad assistere i 60 gatti che abbiamo al rifugio. Ai cinque di loro disabili, poi, dobbiamo prestare il doppio della cura, senza dimenticare di accarezzare la loro sofferenza spirituale, quella che li abbatte di più di tutto, perché reprime il loro istinto di libertà. Anche se giovane, mi sono ritrovato a vivere situazioni davvero toccanti, ad assorbire un tasso di sofferenza indescrivibile che non si riesce a dimenticare. Però, siamo riusciti anche a realizzare adozioni importanti per molti di loro, che hanno assaporato la felicità di una famiglia che li ami per sempre”.

 

Ma un ragazzo della tua età che trascorre tantissimo del suo tempo ad accudire questi amici pelosi sfortunati, come concilia i suoi impegni di studio, lavoro, socialità, tipici della giovinezza?

 

“In tutta onestà, ho dovuto rinunciare a molto del mio futuro. Dopo il diploma, mi ero anche iscritto alla facoltà di Scienze della Comunicazione, iniziato a seguire un corso di assistente veterinario, ma il tempo è tiranno e mi prosciuga tante di quelle energie, che per il momento ho dovuto abbandonare. Non nascondo che, in alcune circostanze tragiche, le più sconfortanti, a causa anche della cattiveria e del pregiudizio gratuiti della gente superficiale, faccio a pugni con le mie aspettative sospese, però mi dico anche che, tutto l’amore che ho ricevuto e ricevo in cambio da ogni singolo animale che ho stretto a me, anche il più sofferente, dimenticato dal mondo, mi ripagano di tutte queste privazioni che, spero, non pregiudichino il mio futuro definitivamente. Chissà che un giorno non riprenda tutti i miei progetti portandoli a compimento”.

 

Appena siamo entrati nel rifugio, mentre sei andato a coccolare i tuoi adorati gatti, e salutare i diversamente abili, che ti ricambiano con un mare di fusa da quanto abbiamo avuto la fortuna di vedere, i tuoi occhi si sono velati di malinconia e scoramento per il problema che state affrontando con i tuoi colleghi: quello di non riuscire a trovare una sistemazione consona al numero di gatti che gestiti, ed alle loro esigenze fisiologiche per una vita serena in attesa di essere adottati. Dicci di più.

 

“Hai ragione, siamo molto preoccupati ed angosciati all’idea di non riuscire a breve, a far fronte più alle mille necessità che questi gatti meravigliosi, che abbiamo, con una fatica immane, recuperato, salvato e che curiamo con un amore infinito ogni giorno, con tantissima pazienza e voglia di lottare con loro e per loro , perché trovino il loro posto nella considerazione delle persone giuste, non siano in condizione di superare la stagione fredda che sta arrivando. Per darvi l’idea, l’ultimo cambio di pannolino e medicazione delle piaghe di uno dei disabili, io la vengo a fare in tarda serata, e sono costretto ad usare una torcia per farmi luce, così come anche i miei colleghi, quando prima dell’alba vengono a somministrare le varie terapie e distribuire le pappe. E poi, ancora, il calore minimo necessario dell’ambiente per evitare che i loro acciacchi cronici peggiorino. Ed in tutto questo, per quanto le donazioni per riuscire a racimolare quantità di cibo e cure non manchino totalmente, ad oggi dopo svariati appelli ai miei concittadini, non si è fatto avanti nessuno per proporci un immobile o locale da affittare per trasferire temporaneamente la colonia. Questa rappresenta una preoccupazione enorme per me e per noi, nemmeno il Comune sta trovando soluzioni al nostro dramma”.

 

Una volta terminato il nostro breve, ma intenso, pellegrinaggio per questo luogo pieno di dolore ma anche di Amore incontaminato, Michele, dopo averci salutati, rientra di corsa nel rifugio, per continuare l’accudimento dei suoi fedeli amici che, in lui, come in tutti i volontari, vedono l’unico approdo di salvezza. Fuori, il gelo comincia a sentirsi, sta per diventare buio e Michele accende come di consueto una torcia e riscalda l’acqua necessaria alle terapie su un piccolo fornello. Anche questa sera, farà tardissimo per cercare di far trascorrere una notte decente a sessanta gatti, che dal mondo hanno ricevuto solo indifferenza o cattiveria insensata.

Per tutti gli animali che nascono e muoiono in strada, di stenti, di torture, di freddo, di fame, soli, dimenticati ed invisibili per noi. Per tutti quelli che vengono illusi dal tepore di una casa e poi traditi nella maniera più crudele che esista, cancellandoli. Per tutta la sofferenza che gli infliggiamo, per tutte le volte che li consideriamo privi di un’anima, incapaci di comprendere la nostra miseria. Per tutte le volte che la loro morte non verrà annunciata da nessun suono di campane, per tutto questo, ricordiamoci ed inchiniamoci davanti a chi, per dare dignità alla loro sofferenza, alla loro importanza e grandezza nel Creato, è disposto a sacrificare i propri sogni, speranze, futuro.

Chi non ama gli animali ma, al contrario, prova per loro indifferenza o pregiudizio, si priva di un forma di felicità senza pari. Una energia salvifica che leviga le durezze dei nostri insuccessi quotidiani, che colma i nostri vuoti esistenziali, in un modo spontaneo, gioioso, chiassoso e saggio, rilassato e libero, un tipo di Amore del quale difficilmente riceveremo altre testimonianze così limpide ed eterne.

Per coloro che volessero aiutare la sezione ENPA di Latiano (Br), è possibile consultare la loro pagina facebook o contattare direttamente Michele Argentieri sui suoi profili social.

 

 

 

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