Beni comuni

Kerry Kennedy: «La lezione dell’Italia al mondo in tempi di quarantena»

20 Marzo 2020

«Oggi, l’Italia è un faro per il mondo intero su come mettere in pratica le parole di mio padre — il suo invito alla solidarietà e al senso del bene comune — anche in tempo di quarantena. Vi sono grata per averci mostrato la strada». Kerry Kennedy, figlia di Bob, il senatore democratico ucciso il 6 giugno 1968 durante la campagna presidenziale, scrive così in un articolo che appare oggi sul Corriere della Sera. Attivista e scrittrice, Kerry è la presidente della Fondazione Robert F. Kennedy Human Rights, fondata nello stesso anno dell’assassinio del padre per ricordare e portare avanti la battaglia nella promozione dei diritti civili. La fondazione è attiva anche in Italia con il progetto “Speak Truth To Power: Coraggio Senza Confini”, dedicato alla diffusione della conoscenza dei diritti umani e con iniziative per combattere il bullismo, diffondere l’educazione nelle carceri e promuovere l’inclusione e l’inserimento dei migranti, dei rifugiati e richiedenti asilo nel mondo del lavoro, attraverso un progetto sulla responsabilità sociale e di impresa.

Giusto un mese fa, intervenendo all’Università Cattolica di Piacenza per una lectio sui diritti umani, Kerry aveva detto che «dobbiamo tutti avere un sogno: il sogno di un mondo migliore, che sapremo costruire attraverso l’amore, l’empatia e il rispetto reciproco». Di ritorno a New York dall’Italia, l’attivista è stata messa in isolamento per diverse settimane e da quel momento in poi ha avuto modo di seguire il diffondersi del virus man mano che infettava amici e parenti.  Oggi, ricordando quella lezione piacentina – «una delle mie ultime esperienze di normalità» prima che la minaccia della pandemia si inserisse in ogni piega della vita quotidiana – afferma che  «nessuno di noi poteva immaginare, in quel momento, quanto sarebbe stato importante saper interpretare quelle parole in un contesto del tutto diverso, e a distanza di poche settimane».

Quindi, anche per rispondere all’appello di Papa Francesco secondo il quale «dobbiamo fare di più», Kerry Kennedy scrive che «noi tutti dobbiamo reagire a questa crisi non solo come individui, ma con un forte senso di uguaglianza e giustizia sociale, anche quando il mondo sembra mostrare il suo lato più barbaro, imprevedibile e irrazionale». La Kennedy ringrazia l’Italia per quanto ha fatto finora, non solo per aver consentito al mondo intero di prevedere quale sarà l’incidenza dei malati, quanti letti ospedalieri e apparecchi respiratori saranno necessari, per quanto tempo stabilire la chiusura di scuole, chiese e ristoranti, ma anche per aver trovato gioia e solidarietà perché «in paesi e città, l’abitudine di cantare in coro da finestre e balconi è diventato un fenomeno dilagante, un modo per comunicare con i vicini, anch’essi in quarantena. Ci sono stati anche flashmob di luci e applausi sincronizzati dedicati ai medici e a tutto il personale ospedaliero».

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