Beni comuni

Festival dell’Economia di Trento, Gros-Pietro e De Felice sull’economia green

24 Maggio 2024

Fiducia nel futuro, e in particolare nei giovani, è uno dei principali messaggi espressi da Gian Maria Gros-Pietro, Presidente di Intesa Sanpaolo, nel suo intervento al Festival dell’Economia di Trento. Nell’incontro dedicato a “La transizione verde e l’economia industriale europea”, ha condiviso alcuni elementi di riflessione sulla delicatezza e complessità del percorso, necessario, cui il sistema finanziario, industriale e politico sono chiamati.

La necessità di un’azione rapida è richiesta dalla velocità di perdita di biodiversità. Negli ultimi 50 anni il mondo ha perso il 58% della sua biodiversità: “Questo dà l’idea di cosa stiamo facendo e di quanto deve essere rapida l’azione di correzione”, ha evidenziato Gros-Pietro. Quanto alle soluzioni dei problemi posti dalla transizione, Gros-Pietro ne ha sottolineato la complessità e di come “devono essere socialmente tollerabili, altrimenti impediscono di portarle a termine”, perché “ci sono centinaia di milioni di abitanti in Europa e alcuni miliardi nel mondo” e le soluzioni “non stanno nelle mani di un solo decisore”.
Per questo, ha ricordato Gros-Pietro, “è molto importante quello che fanno i giovani, che sollecitano, che fanno sentire che il problema è sentito”. Ma la sollecitazione non basta.

Uno strumento fondamentale per superare gli ostacoli in questo percorso è rappresentato dalla scienza: “La scienza è il nostro primo strumento per vincere le battaglie che abbiamo di fronte” e Gros-Pietro ha ricordato gli investimenti in Intesa Sanpaolo nelle nuove tecnologie e startup, in grado di realizzare progetti “assolutamente impensabili prima”.
In questo scenario, “Le banche possono fare tanto nel coinvolgere i governi e quello che sta sopra i governi – per esempio l’Unione Europea – nella direzione giusta”: questo “perché una banca ha milioni di clienti e quindi è in grado di fornire dati, problematiche e possibili soluzioni a chi è in grado di decidere”.
Infine, se la transizione green richiede dai €500 ai 1.000 miliardi all’anno, “L’Europa è in grado di produrli”, però “bisogna mettersi d’accordo su come si adoperano” ed “è bello che questo problema vada affrontato da un sistema democratico”.

Gros-Pietro ha quindi concluso il proprio intervento con un messaggio di fiducia nel futuro, e nei giovani in particolare: “Noi di Intesa Sanpaolo stiamo assumendo migliaia di giovani laureati, soprattutto, che abbiano voglia di impegnarsi in queste direzioni. Il futuro viene da loro, loro lo costruiranno”. Alla banca, il compito di offrire loro “un’organizzazione che sia adatta alla vita che loro vogliono costruire”.

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Anche Gregorio De Felice, Chief Economist di Intesa Sanpaolo, è intervenuto al Festival dell’Economia 2024 di Trento, quest’anno intitolato “QUO VADIS? I dilemmi del nostro tempo”, approfondendo le sfide green che è chiamata ad affrontare l’economia italiana.
Ecco gli highlights del suo intervento, mentre a questo link potete scaricare le slides:

Su rinnovabili e piani di efficientamento si può fare di più
Come emerge dall’indagine di Intesa Sanpaolo sul sentiment delle imprese, il potenziale di crescita degli investimenti green in Italia è alto.
Nel biennio 2021-2022 solo il 5,7% delle imprese italiane con almeno 3 addetti ha utilizzato fonti energetiche rinnovabili; si sale al 10,4% nell’industria in senso stretto. Pesano soprattutto i ritardi delle imprese più piccole.
Grazie anche al piano Transizione 5.0, nei prossimi anni è attesa un’accelerazione degli investimenti green.

Sul fronte della transizione green, le imprese si stanno concentrando su queste principali strategie:
aumento di energia da fonti rinnovabili
aumento dell’efficienza energetica
raccolta differenziata
utilizzo di materie prime seconde

I distretti industriali, inoltre, confermano che è più alta la ricerca di fornitori che riducono l’impatto ambientale, soprattutto da parte delle imprese medio-grandi, spesso con funzione di “capofila”. Ciò produce un effetto “a cascata” verso le imprese più piccole, che vengono indotte a effettuare investimenti sostenibili per continuare a essere partner strategici.

I ritorni dagli investimenti green

I ritorni degli investimenti in sostenibilità sono rilevanti. Tra le imprese distrettuali a più elevata marginalità unitaria (quelle cioè posizionate sopra il terzo quartile per EBITDA margin sia nel 2019 sia nel 2022), la quota di aziende che utilizza impianti di autoproduzione di energia è più alta e pari al 16,6%; nel resto delle imprese ci si ferma all’11,6%.
Il 26,8% delle imprese ad alta marginalità ha una certificazione ambientale, rispetto al 19,35% di imprese che ne sono prive.

In forte aumento il fabbisogno di competenze green

L’accelerazione degli investimenti green richiede l’inserimento in azienda di figure professionali qualificate: secondo Unioncamere la quota di imprese che ha investito in competenze green è passata dal 49,4% del 2018 al 56,4% del 2023.
Nel periodo 2024-28 Unioncamere stima che imprese e PA cercheranno oltre 2,3 milioni di lavoratori con un livello intermedio di competenze green (quasi i 2/3 del fabbisogno del quinquennio); saranno invece quasi 1,5 milioni gli addetti cercati con competenze green elevate (più del 40% del totale).

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