Beni comuni
Allo Sponz 2022 si parla di ‘Terra bruciata’ e di ‘Intelligenza del suolo’
All’episcopio di Sant’Andrea di Conza lunedì 22 agosto, seconda giornata di questo Sponz 2022, si è parlato di due libri strettamente connessi a questi tempi di eclissi generale a cui stiamo assistendo: ‘Terra bruciata‘ di Stefano Liberti e ‘L’intelligenza del suolo‘ di Paolo Pileri. Entrambi affrontano, da punti di vista differenti, il tema della crisi ambientale del nostro ecosistema. Crisi che ormai è un dato di fatto. Perché il punto non è più quale pianeta lasceremo ai nostri nipoti, bensì capire in quali condizioni versa, oggi, il pianeta in cui viviamo, e se abbiamo ancora tempo per porre rimedio a una situazione in rapido deterioramento. Dovremmo quindi avere a cuore ogni centimetro di suolo ancora libero dal cemento, perché il suolo è un ecosistema straordinario, un consesso di miliardi di esseri viventi riuniti in pochi centimetri di spazio, un laboratorio che trattiene e cede l’acqua, sequestra la CO2 più di qualsiasi pianta, crea l’humus che rende fertile la terra e che permette la nostra vita e quella degli animali, ed è una vera farmacia a cielo aperto.
L’analisi che emerge dal testo di Stefano Liberti è inquietante, l’Italia può essere classificata come hotspot climatico, una frontiera vera e propria su cui le conseguenze del cambiamento climatico sembrano manifestarsi con particolare virulenza. E bastano pochi dati per rendersene conto. Sono quelli che emergono dall’European Sever Weather Events. Ne emerge che gli impatti del cambiamento climatico sul nostro territorio nazionale sono più cruenti rispetto a quanto si è potuto registrare in territori a noi limitrofe. Il problema è che nel dibattito pubblico tutte queste cose entrano ancora troppo poco. Perché c’è un numero e un’intensità di eventi estremi sempre maggiore che ogni anno dobbiamo affrontare, e questi fenomeni estremi continuano a essere trattati come eventi locali. Purtroppo la scala storica parla chiaro, dando conto di una crescita esponenziale di essi. E l’Italia presenta un quadro peggiore rispetto agli altri paesi europei. Il nostro territorio sarebbe particolarmente colpito dal meteo estremo per tre fattori principali: la sua posizione al centro del Mar Meditterraneo, la morfologia dei territorio (con presenza di colline e montagne), l’elemento antropico e la cementificazione del suolo.
‘L’intelligenza del suolo’ di Paolo Pileri affronta il tema del cambiamento climatico e della cementificazione da un altro punto di vista. Il tema è il consumo del suolo. Il suolo infatti non è solo un immenso “deposito” di carbonio che ci risparmia guai ancora maggiori con il cambiamento climatico. Il carbonio, infatti, aumenta la capacità del terreno di trattenere l’umidità, previene l’erosione e arricchisce la biodiversità dell’ecosistema, rendendo i sistemi colturali più resistenti alla siccità e alle inondazioni. Il suolo, ricorda Pileri, è anche un mondo magnifico e poco noto, è una “poesia vivente” come scriveva Henry David Thoreau, fonte di vita e biodiversità. Ciononostante noi italiani il suolo lo consumiamo al ritmo di 2 metri quadrati al secondo, tanto che a oggi quasi il 10% del nostro territorio è sigillato e inerte, e un’altra grande quota di esso è sterilizzata da attività agricole insostenibili. Tutto questo impedisce ai vermi di condurre all’interno di esso, inteso come uno spessore di almeno trenta centimetri, il loro lavoro. In quei trenta centimetri di spessore c’è un laboratorio permanente. Se ne raccogliamo in un cucchiaino di caffè un po’ avremmo di fronte nove miliardi di unità di vita che lavorano per l’intero equilibrio del nostro ecosistema.
Suolo e terra, un binomio che descrive perfettamente la risorsa di cui abbondano questi territori, quelli dello Sponz, dal Rubicone al Formicoso. Un binomio che nelle grandi città del nord può risultare inutile, sicuramente lontano. Il nostro pianeta è invece fatto di delicatissimi equilibri, e tutti hanno come perno questo binomio. E’ stato sempre così, fin dall’antichità. E oggi questo binomio conta ancora di più, e dovremmo tenerne conto sempre di più, perché l’antropizzazione ha raggiunto un livello di guardia, e che abbiamo raggiunto un limite ne abbiamo testimonianza tutte le volte che piove, grandina, oppure non piove e non grandina. Il tema dei cambiamenti climatici, come ci testimonia questa estate 2022 che stiamo vivendo, non è più uno dei tanti argomenti di cui trattare, ma l’argomento per eccellenza sui cui misurare qualsiasi azione di politica urbana, industriale e fiscale. E speriamo che i candidati alle prossime elezioni politiche lo abbiamo ben presente.
Foto di copertina: Simone Cecchetti
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