Ambiente
Una proposta per parlare (meglio) di climate change
Ogni volta che si parla di lotta al cambiamento climatico, nei media, sui social o anche solo tra amici, salta puntualmente fuori qualcuno che, sentendosi arguto, sostiene che cambiare i comportamenti individuali sia inutile, e che nulla si potrà davvero ottenere sul fronte della lotta al cambiamento climatico se non si pone come prioritario il tema del cambiamento del sistema di sviluppo e di produzione. Spesso chi avanza questa tesi assume anche un’espressione da Marx de noantri, convinto di aver detto una roba geniale, di aver consegnato alle masse una verità tanto lampante quanto non considerata.
Ora, intendiamoci: è verissimo che non basta chiudere il rubinetto per salvare il pianeta; il problema sta a monte, nel sistema. Non credo che nessuno sia così miope e ingenuo da non rendersene conto, e del resto nei movimenti ambientalisti la critica sociale ed economia si salda quasi sempre all’attenzione per i comportamenti e i consumi consapevoli.
Questa argomentazione, però, diventa spesso un modo, nel dibattito pubblico e nelle coscienze private, per deresponsabilizzarsi e, quindi, per non far nulla: se uso la bici, da solo, non salvo il pianeta, quindi tanto vale prendo la macchina.
Non serve chissà cosa per capire che cambiare il sistema non esclude cambiare le proprie abitudini, e anzi i cambiamenti individuali incidono sul mercato e sul modello di produzione. Quindi facciamoci una proposta: mentre lottiamo contro il capitalismo e il sistema possiamo, per favore, usare le sportine, le borracce, limitare l’auto e l’aereo e non fare benaltrismo?
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