Ambiente

The Age of Stupid: anniversario di un docufilm visionario

17 Dicembre 2019

Il MAST costituisce ormai un punto di riferimento per la sensibilizzazione ai temi ambientali. Pur essendo nato come museo della fotografia industriale, ha sempre riservato uno sguardo critico e obiettivo sugli effetti collaterali dell’attività industriale. Le sue rassegne non sono mai una celebrazione trionfalistica della cultura tecnologica, bensì un’osservazione attenta su tutto ciò che l’abuso della tecnologia e l’antropocentrismo esasperato possono provocare.

Nelle settimane scorse, in occasione della Biennale dedicata alla fotografia industriale e del lavoro, presso l’auditorum di via Speranza a Bologna è stato proiettato “The Age of Stupid”. Sebbene si tratti di un documentario del 2009, con un’appendice girata in occasione del decimo anniversario della prima uscita, la narrazione è estremamente attuale. Lo è sopratutto alla luce della sciagura che ha colpito Venezia, tante aree italiane e tante altre nel mondo. Molti di questi eventi o eventi simili sono molto verosimilmente predetti in questo docufiilm.

Pete Postlethwaite, nei panni di uno degli ultimi superstiti sulla terra, ha creato un archivio globale che contiene campioni di tutta la ricchezza culturale e biologica della Terra. Da questo scenario apocalittico, da questa ipotetica Arca costruita come una piattaforma oceanica 800 km a nord della Norvegia, il superstite e narratore riflette sulla stupidità, per l’appunto, del genere umano, della generazione che lo ha preceduto. La frase che viene ripetuta come un mantra nel corso del documentario è: “avremmo potuto salvarci”. Le riflessioni, le considerazioni ed il rammarico del protagonista sono alternati a proiezioni di filmati, ad interviste assolutamente reali,  alle evidenze del cambiamento climatico in atto, al monito della scienza e di una parte della politica e all’ingordigia e scarsa lungimiranza di una parte del mondo imprenditoriale e della quasi totalità della politica. Si va da dal racconto  del più anziano tra le guide alpine di Chamonix, che mostra ad una famiglia di turisti inglesi di quanto si sia abbassato il livello del ghiacciaio del Monte Bianco, alla testimonianza di un abitante di New Orleans che ha vissuto in prima persona la devastazione dell’uragano Katrina. Un self-made-man indiano, desideroso di emulare l’esempio di Easy Jet, fonda la prima compagnia arerea low-cost indiana, mentre l’ingegnere inglese reduce dal viaggio sulle Alpi francesi con la famiglia riscuote un’insuccesso nel tentare di realizzare un parco eolico nel Bedfordshire.

Al contrario le scene mostrate in appendice al docufilm non sono, purtroppo e almeno per ora, reali, o perlomeno non totalmente. Viene mostrato un pianeta che ha intrapreso un cambiamento virtuoso, dove l’Europa costituisce l’esempio da seguire in tema di riduzione delle emissioni di gas serra, di incremento nell’uso delle energie rinnovabili, di protezione dell’ambiente. Un seguito che, molti di noi, ma non ancora la maggioranza, vorrebbero divenisse presto realtà.

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