Ambiente
Team Trees, l’ecologia che fa rete
Si chiama Jimmy Donaldson ma in rete tutti lo conoscono secondo il nome del suo che utilizza su YouTube: Mr Beast. Lo youtuber, dopo aver riscontrato un buon successo sulla nota piattaforma di condivisione video, nell’ottobre 2019 ha raggiunto l’importante cifra di 20 milioni di iscritti al proprio canale. Soddisfatto dal raggiungimento di questa importante pietra miliare, ha deciso di festeggiare in modo originale e creativo: lanciando una campagna di crowdfunding per piantare alberi. Il nome dato all’iniziativa è Team Trees.
L’idea
L’iniziativa, ampiamente pubblicizzata sulla rete attraverso l’hashtag #teamtrees, è partita ufficialmente il primo gennaio scorso. Mr Beast si propone di piantare 20 milioni di alberi in tutto il mondo, esattamente uno per ogni iscritto al suo canale. Il progetto del celebre creatore di video statunitense converte fondi in alberi, secondo una semplice equazione: per ogni dollaro donato sarà piantato un albero. Il supporto floristico è garantito dalla Arbor Day Foundation, la maggior associazione no profit dedita alla piantagione di arbusti.
Come spesso accade quando queste celebrità del digitale lanciano iniziative, l’hashtag per pubblicizzare la piantumazione è diventato immediatamente virale. Nei primi mesi dopo il lancio, Team Trees aveva già raccolto 5 milioni di dollari. La soglia dei 20 è stata raggiunta prima del termine del 2019. Fin da subito, Donaldson ha coinvolto i suoi colleghi streamer: Ninja, PewDiePie e Yes Theory – soprannomi forse sconosciuti ai più ma celeberrimi all’interno dell’ampia comunità di appassionati di streaming – tutti hanno appoggiato l’iniziativa, donando alcuni dollari ed esortando i loro followers a fare altrettanto. Anche personalità di spessore economico rilevante e celebrità hanno apprezzato la campagna e deciso di prendervi parte. Elon Musk, CEO di Tesla e SpaceX ha donato 1 milione e 200mila dollari; Jack Dorsey, l’inventore di Twitter, ne ha messi 150mila e l’amministratrice di YouTube, Susan Wojcicki, ha contribuito con altri 200mila. Tobias Lütke, il fondatore di Shopify, ha versato a Team Trees 1 milione e 1 dollaro. Anche il dj Alan Walker e il modello Jeffree Star hanno voluto essere parte dell’iniziativa, contribuendo con 200mila dollari il primo e 150mila il secondo. Molti altri vip – o presunti tali – hanno partecipato alla raccolta fondi. Lo stesso Mr Beast, al momento del kickoff della campagna, vi ha versato 200mila bigliettoni.
I principali donatori, comunque, sono i cittadini comuni, molti dei quali partecipano con la donazione simbolica di 1 solo dollaro. Per tutti loro è importante aumentare la popolazione degli alberi sul Pianeta, dal momento che essi sono agenti fondamentali nell’assorbimento della CO2 prodotta dalle attività umane.
Difficoltà di piantumazione
Terminata la prima fase, quella della raccolta fondi, con un risonante successo, ci troviamo ora all’interno della seconda, più complessa: la piantumazione degli alberi e il loro mantenimento in salute. La Arbor Day annunciò, al termine del crowdfunding, che avrebbe interrato i 20 milioni di alberi entro il termine del 2022 e non ha mai ritrattato questa affermazione. Nel frattempo, però, molto è cambiato. La pandemia e una lunghissima stagione di incendi boschivi, specialmente negli Stati Uniti, una delle prime aree mondiali ove si contava di effettuare la piantumazione, hanno avuto inevitabilmente effetti nocivi sull’operazione, creando rallentamenti imprevisti.
Nel corso del 2020 era stato previsto l’interramento di circa 7 milioni di piante. Al termine di ottobre 2020 siamo giunti intorno ai due terzi dell’operazione: 4,6 milioni di alberi. Si nota un sensibile ritardo sulla tabella di marcia ma non si tratta di nulla di drammatico.
La fondazione non pianterà ovunque le stesse specie di piante. In concerto con associazioni e servizi forestali provenienti da ogni area mondiale ove si progetta di piantare qualche albero, si sta studiando quale arbusto sia meglio inserire nei vari ecosistemi che saranno coinvolti dall’operazione. In Madagascar, ad esempio, si opterà per le mangrovie; in Senegal saranno alberi da frutto e noci – molti dei quali sono già stati interrati – negli Stati Uniti, in Michigan, si stanno inserendo dei pini e sono attualmente allo studio tutte le future collocazioni. Buona parte della riforestazione nel Midwest degli States è stata messa in stallo a causa del nuovo coronavirus ma i portavoce della Arbor Day non demordono: “lavoriamo all’aperto dunque non riscontreremo troppi problemi se rispetteremo tutte le misure di sicurezza” ha confessato a The Verge Bradley Brandt, manager del programmi di riforestazione presso la fondazione.
Nulla lasciato al caso
L’auspicio è che Team Trees contribuisca a combattere efficacemente il cambiamento climatico e che sia tra gli attori principali nella lotta. Perché vi riesca occorre piantare i giusti alberi nei giusti luoghi. Introdurre nuove specie laddove non siano adatte o piantare alla cieca, una fila dopo l’altra, troppe piante in foreste che non possano assorbirle potrebbe finire per rivelarsi controproducente e danneggiare l’ecosistema locale. Il metodo più sicuro è quello di risanare e implementare gradualmente la macchia danneggiata dall’attività umana e farlo collaborando strettamente con chi chiama quei boschi casa. Gli alberi devono permanere in vita e in salute per intrappolare efficacemente anidride carbonica ed è dunque imperativo che ogni arbusto piantato sopravviva quanto più a lungo possibile.
Al fine di rendere la piantumazione efficace, specialmente nelle zone che soffrono maggiormente la presenza dell’uomo, bisogna fare in modo di interrare piante resilienti. Le sequoie giganti californiane o le già citate mangrovie tropicali sono tra le specie che più risentono del cambiamento climatico e sono dunque sempre più vulnerabili. D’altra parte però, giocano un ruolo insostituibile nel rallentamento del global warming, assorbendo le diossine rilasciate dall’uomo quando estrae e trasforma i combustibili fossili nelle zone ove questi alberi prosperano.
Team Trees è un’iniziativa encomiabile ma non basta piantumare; occorre tutelare e salvaguardare le specie interrate, nei prossimi decenni e, ci auguriamo, secoli.
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