Ambiente
Piombino: la città dice no al rigassificatore
È stata una giornata importante. Con centinaia di persone davanti al Palazzo del Comune. Per opporsi al rigassificatore.
Ma facciamo un passo indietro.
Il 24 Febbraio scoppia la guerra tra Russia e Ucraina. Il Governo italiano, non eletto da nessuno, decide di armare l’Ucraina. Vladimir Putin, capo della potenza russa con cui abbiamo fatto accordi per avere il gas, chiude parzialmente i rubinetti. E, perseverando la situazione, li potrebbe anche chiudere del tutto.
L’Italia, che di politiche energetiche non ha mai voluto sentir parlare, né in senso ambientalista ed alternativo e neppure in senso meno ambientale – leggi nucleare, è rimasta nelle condizioni di non essere autosufficiente. Cosi se Putin taglia i rifornimenti, per la decisione di essere fermi nel nostro patto di ferro stipulato con gli Usa e la Nato, dobbiamo cercarci il gas altrove.
Dove?
Secondo quanto fa sapere la Farnesina per esempio in Nigeria e da altre nazioni africane. Più probabilmente però saranno proprio gli amici americani a farcelo ricevere attraverso delle navi che arriveranno fino ai nostri porti
Già ma quali porti? Pronti via, il Governo pensa subito a Piombino. Peccato che Piombino abbia il porto a ridosso della città. E peccato che la Golar Tundra, nave acquistata dalla Snam nel 2015 di 293 metri e larga 40, costata 330 milioni di Euro, dovrebbe fungere da rigassificatore proprio a poche centinaia di metri dalle case di chi vive a Piombino.
Quali sono i potenziali rischi? Il primo è che il combustibile, che arriva gas e viene trasformato in sostanza liquida e poi di nuovo in gas, necessiti di processi chimici che hanno 2 fasi molto pericolose. La prima è quella della trasformazione del combustibile in gas liquido. Il gas può, a contatto con l’acqua, creare una nube tossica; e una semplice “miccia”, per esempio un innesco provocato da un motore, determinerebbe il rischio di un’esplosione come quella vista in Libano due anni fa, annientando la città.
Il secondo rischio è che l’uso della varechina, del cloro e dell’ammoniaca necessaria per i processi trasformativi, venga poi scaricata in acqua. Compromettendo di fila: la salute pubblica, la pesca e dunque la ristorazione e quindi il turismo. In una parola: si sta decidendo di far morire Piombino
Per questo sono nati comitati spontanei di cittadini inferociti con la giunta regionale e il Governo Draghi che nottetempo e senza sentire la popolazione ha deciso di sacrificare Piombino.
Per dire: a Livorno c’è un altro porto (una piattaforma, terminale di rigassificazione OLT offshore LNG) dove si potrebbe fare l’operazione. Il porto si trova a 25 chilometri in mare aperto lontano dalla città con gli ultimi due chilometri interdetti. Dunque, perché si sceglie Piombino già nota alle cronache per altre tragedie? E com’è possibile che Eugenio Giani, Governatore toscano del Pd, abbia detto di si garantendo indennizzi alla città, mentre il Pd locale è contrario, per altro in una giunta di destra guidata da Francesco Ferrari di Fratelli d’Italia?
Sono andato a sentire i comitati che si sono spontaneamente autoconvocati il 1°di Luglio davanti al Comune riunitosi in seduta straordinaria per audire il Governatore. Ho registrato il parere dei cittadini e quanto detto dal Governatore in aula. Ecco la cronaca della giornata
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