Ambiente

PAROLA D’ORDINE: TOGLIETEMI TUTTO MA NON LA CO2

30 Novembre 2015

L’Italia è un paese a generazione interna di energia sostenibile al 40%. Tale affermazione (Parigi 30 nov. 15) del Ministro Galletti (pro-tempore all’Ambiente) tuttavia non si sposa con il nostro oil-deficit che ogni anno sembra aumentare, a dispetto del calo del greggio fino al minimo di 46$/ barile, mentre il bilancio energetico complessivo mostra un saldo negativo di importazioni che supera l’80%. La COP21 di Parigi sembra destinata ad un fallimento mascherato da buone intenzioni e magnifiche parole anche per tre argomentazioni di cui nessuno parlerà:

1)     La necessità della rivalutazione e riconsiderazione dell’anidride carbonica (CO2) quale parametro unico dell’effetto serra. Basti pensare che non sono conteggiati le emissioni provvisorie dei gas seguenti: monossido di carbonio (CO), biossido di zolfo (SO2), ossidi di azoto (NOx) e composti organici volatili (COV) nel corso dell’anno precedente nonché i dati definitivi relativi all’anno precedente agli ultimi due anni trascorsi; le emissioni di biossido di carbonio (CO2), metano (CH4), protossido di azoto (N2O), idrofluorocarburi (HFC), perfluorocarburi (PFC) ed esafluoro di zolfo (SF6), nel corso dell’anno precedente. Ora basta osservare il grafico seguente per capire quanti inquinanti riversiamo all’interno della vettura (inquinamento indoor) al solo atto del rifornimento di carburante. IG. Diapositiva160FIG. 1 ( da Fisiologia Clinica alla guida, Cap. 27).

2)       La mistificazione del parametro CO2. Infatti detto parametro è stato scelto come principe dei gas serra ma  non conviene a nessuno ridurre la CO2 industriale che causa effetto serra. E perché? Perché la produzione di CO2 è parametro, quasi unico e inconfessato di presenza nel G20. Maggiore è l’anidride carbonica prodotta, maggiore è il peso industriale di un paese da cui dipende la sua influenza nel pianeta. Ergo non conviene a nessuno ridurre le emissioni che documentino il proprio peso economico salvo attestare l’incapacità di conversione verso un progresso sostenibile.

3)       La aviation deregulation. La Airline Deregulation del 1978 ha fatto sì che il mercato aereo entrasse nella fase di competitività e quindi tanto maggiore la disponibilità dei voli tanto più bassi e competitivi i prezzi. Ma questo ha comportato un costo enorme in termini di inquinamento. Secondo recenti ricerche (Wennberg, 2006, California Institute of Technology) la navigazione aerea è responsabile del 10% dell’effetto serra con un incremento destinato a triplicare entro il 2050. Anche in Europa le emissioni di gas a effetto serra, diversamente da quanto avviene in sede mondiale, sono state incluse nel sistema europeo di scambio delle quote di emissione (ETS) con la speranza di ridurre la quantità di CO2 del 46% entro il 2020 rispetto alle emissioni previste in assenza di ulteriori politiche. Per raffigurare immaginificamente le dimensioni del problema, un passeggero in volo, andata e ritorno, tra Londra e New York genera le stesse emissioni che una famiglia europea media produce in un anno per riscaldare la propria abitazione.

Gli aerei commerciali generano 600 milioni di tonnellate di CO2 l’anno. Liberano ossidi di azoto nella troposfera (la parte più bassa dell’atmosfera, sede dei fenomeni meteorologici); qui si ossidano nell’ozono troposferico che, a quell’altezza, si innesca come potente gas serra. Con le scie di vapore acqueo si dà luogo alla formazione di cirri che incarcerano il calore all’interno dell’atmosfera. Così il trasporto aereo arriva a incidere per un 10% sul totale dell’effetto serra. Non siamo lontani dal vero se, in accordo a stime quantizzate, compariamo a 350 mila vetture non catalizzate il traffico di un grande Hub aeroportuale europeo, tenuto presente che a pieno regime un bireattore di moderna generazione inquina quanto 500 vetture. Non minore il problemi degli aeromobili militari che in un mese di guerra in Iraq (2003) hanno disperso nell’aria inquinanti per 3,4 milioni di tonnellate di CO2: quanto in un anno intero possa fare una cittadina di 300 mila abitanti ovvero in un mese una metropoli con 3.6 milioni di abitanti.

Quando si risolveranno, od almeno si affronteranno, alcuni di questi problemi, solo allora il Signor Ministro potrà parlare in termini di sostenibilità.

Bibliografia

A. Ferrara et al.Inquinamento atmosferico & Salute Respiratoria. TIERRE edizioni, Firenze , 2001

A,Ferrara et al. Fisiologia clinica alla guida, Piccin Editore, Padova, marzo 2015

A.Ferrara Virgin Oil, le insostenibili condotte dell’Eurasia, in Press

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