Ambiente
Corona di noia
Ricordate quei poster che dicevano: “Questo è il primo giorno del resto della tua vita?
Le parole che Kevin Spacey alias Lester Burnham recita nelle sequenze finali del film American Beauty forse sono imprigionate in molte delle nostre teste.
Mascherati e spaventati usciamo fuori a riprenderci una vita che non sarà comunque il virus a cambiare.
Il virus non lotta per un mondo più giusto e quindi attenzione: potrebbe deluderci.
Sopravvivere può diventare una tragedia se cambiare resta soltanto una fantasia. La gratitudine dello scampato conosce sfumature meno edificanti quando si vive per ripicca.
Il cambiamento predicato in molte riunioni aziendali, quell’atteggiamento spaccone e vacuo che rende simpatici mattacchioni personaggi altrimenti cialtroni, non è ciò di cui abbiamo bisogno.
Se qualcuno, e sono tanti, ha visto il mondo per come potrebbe essere, allora che inneschi e inibisca azioni che a quel mondo portano. Ognuno sa cosa deve fare.
Alfred Hitchcock amava ripetere che: “Il cinema è la vita senza le parti noiose”, ed è per questo motivo che questa fine del mondo non è un film mozzafiato che ti inchioda alla sedia ma una rottura di palle infinita.
Le battaglie apocalittiche per la sopravvivenza si consumano laconiche tra plexiglas, mascherine e le distanze che terremo tra gli ombrelloni nell’estate che verrà.
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