Ambiente
Meno luccicanti, più green: i regali di Natale 2023 tra smartphone e Glitter ban
Sarà un Natale un po’ meno luccicante quello che i paesi dell’Unione Europea si apprestano a celebrare quest’anno, tra la corsa agli acquisti natalizi ed il boom di prenotazioni per le mete festive.
Il motivo è l’“European Glitter ban”, l’ultima direttiva adottata dall’Unione nell’ambito del Green Deal europeo che vieta la produzione e il commercio delle microplastiche aggiunte intenzionalmente a superfici e prodotti per renderli luccicanti – in altre parole, lustrini, glitter e brillantini. Secondo gli scienziati, infatti, questi piccoli frammenti luccicanti, sebbene apparentemente innocui, sarebbero composti da polimeri in grado di rilasciare nell’ambiente sostanze chimiche capaci di danneggiare in via permanente gli ecosistemi. Per questo, per salvaguardare l’ambiente e la salute di flora e fauna, la Commissione UE ha da poco adottato, appunto, il c.d. “Glitter ban”, e quest’anno per Natale, in applicazione della direttiva, nei paesi dell’Unione si dovrà rinunciare alla vendita e al consumo di molti prodotti “glitterati” che tradizionalmente contribuiscono a rendere le feste ancor più scintillanti, come biglietti di auguri luccicanti, decorazioni per casa e giardino, cosmetici effetto “shine on”, accessori e giocattoli per bambini.
A fronte di un’utilità che si esaurisce in pochi giorni, (si stima che l’intero ciclo vitale di tali articoli si esaurisca nel periodo che va dal 1 al 31 dicembre), infatti, questi prodotti sarebbero in grado di rilasciare nell’ambiente tracce permanenti, l’assunzione delle quali per via aerea o orale (frammenti di glitter sono stati trovati nell’acqua piovana, negli oceani e nello stomaco di pesci e mammiferi marini) comporterebbe gravi rischi anche per la salute umana. Tutto ciò, in proporzioni preoccupanti se si pensa che, ogni anno, in Europa vengono rilasciate circa 42mila tonnellate di microplastiche, e che il giro di affari che ruota intorno alla produzione, alla commercializzazione e al consumo di prodotti con lustrini fattura, ad oggi, non meno di 1 miliardo di euro all’anno.
Per questo, la direttiva impone agli Stati, entro il 2030, di limitare almeno del 30% la produzione e la commercializzazione delle microplastiche tossiche, togliendo dal commercio tutti quei prodotti “luccicanti” che, durante l’uso, rilasciano lustrini nell’ambiente circostante (l’elenco dettagliato è disponibile sul sito della Commissione) e sforzandosi di fornire alternative sostenibili (o meglio, biodegradabili) che vengano incontro sia alla salute del pianeta che alle esigenze del mondo della moda e della cosmesi, e dell’intrattenimento per i più piccoli – ovvero i due principali destinatari degli effetti del “Glitter ban”.
Accolta con favore dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) e dalla maggior parte degli Stati membri (ciò, nonostante in Germania si sia registrato, alla vigilia dell’entrata in vigore del provvedimento, un picco di vendite di lustrini, e alcune celebrità tedesche si siano scagliate contro il “Glitter ban” rivendicando il proprio diritto “al glitter per un mondo più glamour”), la direttiva non costituisce l’unico provvedimento adottato dalle autorità europee per un Natale 2023 più green. Al contrario, il “Glitter ban” rappresenta un ulteriore passo nel c.d. “Green Deal” verso un’Europa più sostenibile da qui al 2050, e si inserisce nella più ampia strategia della Commissione per indirizzare i consumi dei cittadini europei verso scelte più rispettose per l’ambiente – anche, e soprattutto, nei giorni delle festività. Risalgono infatti allo scorso settembre le nuove regole adottate dalla Commissione per contrastare il greenwashing, che vietano alle imprese di rilasciare dichiarazioni ambientali “generiche e senza fondamento” a scopo commerciale che possano ingannare i consumatori illudendoli di fare “acquisti sostenibili” che in realtà di sostenibile hanno poco; allo stesso modo, è di poche settimane fa l’ultimo comunicato del Parlamento UE a proposito della nuova normativa di contrasto all’obsolescenza programmata dei prodotti di elettronica (se essa entrerà in vigore, i produttori di device – e soprattutto di smartphone, computer e tablet – che vendono i loro prodotti nell’Unione saranno obbligati a riparare i propri articoli anche dopo la scadenza della garanzia).
Tutto ciò, a fronte di dati su shopping, consumi e acquisti (natalizi e non) in deciso aumento rispetto all’anno scorso (come riporta il Sole24Ore, quest’anno in Italia nel novembre del Black Friday gli italiani hanno speso – a fronte di offerte mai così poco vantaggiose, un totale di circa 4 miliardi di euro, registrando un aumento della spesa del 15% rispetto al 2022), e destinati ad aumentare ancora. Stando alle previsioni di PricewaterhouseCoopers, infatti, quest’anno i consumi per le feste natalizie aumenteranno di un ulteriore 7% rispetto all’anno scorso, e un equivalente di circa 1,530 dollari sarà speso tra viaggi (questi, in aumento del 12% rispetto al 2022), regali e intrattenimento – con il consequenziale aumento di emissioni e sprechi per il periodo che va dal 19 dicembre all’8 gennaio circa. Numeri questi che sembrano suggerire, in buona sostanza, come di fatto si sia ancora lontani dagli obiettivi legati a sostenibilità e sviluppo stabiliti dall’Unione Europea per il prossimo decennio, che parlano di “un’economia a zero emissioni di carbonio, sostenibile dal punto di vista ambientale, libera dalle sostanze tossiche e completamente circolare”. Per questo, sembra, ci vorrà ancora molto tempo, e c’è già chi ricorda come non basterà certo un “Glitter ban” a rendere, nell’Europa dell’e-commerce, dei low-cost e del fast fashion, il Natale 2023 una festa più green.
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