Ambiente
Non è Yoghi
L’idea sbagliata che vi siete fatti in molti è che in Trentino siamo tutti impazziti e istericamente antianimalisti. Non è così. Ma tutti siamo preoccupati, e anzi forse un po’ di più: siamo terrorizzati. Davvero il numero e la pericolosità di 100 esemplari (ma il numero potrebbe essere maggiore, si calcola qualche unità più di 100) non è sostenibile. Anche coloro – siamo tanti – che non hanno votato questa giunta provinciale, hanno paura e condividono le scelte che essa sta facendo.
Ho letto Chinellato, molto utile conoscere il punto di vista di un professionista. Io ho visto l’orso, in cattività. È enorme e spaventoso, incute un senso di potenza assoluta. Ben difficilmente trovarsi davanti a un orso fa stare calmi anzi. Terrorizza, perché anche se non vuole predarci, la memoria ancestrale di quando eravamo potenziali prede resta nelle fibre della nostra specie homo sapiens, come credo negli orsi resti la memoria ancestrale di prede. Uomini e orsi hanno convissuto, prevalentemente con caratteristiche di predatori di gruppo (uomini) e prede non remissive (orsi), ma la coscienza civilizzata di noi uomini moderni si è abituata a vedere gli orsi come animali simpatici, certo un po’ pericolosi, ma sostanzialmente innocui.
Esistono decine di leggende, e miti, a addirittura saghe legate all’orso, in molte culture questi magnifici animali sono considerati manifestazioni del divino. Un film meraviglioso, che ho visto molte volte con mio figlio, Koda fratello orso racconta di una di queste leggende. Molti di noi, me compreso, sono cresciuti vedendo i cartoni dell’orso Yoghi, e hanno simpatia per questi animali.
Probabilmente se vivessi in città, avrei una reazione simile ai molti che stanno sbracciandosi per dichiarare che l’orso non va ucciso, che si può convivere, che addirittura si potrebbe rinunciare a praticare la montagna e il bosco… Vivo a Cles, a poche centinaia di metri dalla strada forestale che va sul Peller, e molte volte mi è capitato di andare da solo a camminare. Questo prima del 2020, quando due concittadini furono feriti da un’orsa poco sopra Cles. Adesso non vado più, anche se so che un incontro con questo animale è poco probabile, ma la possibilità di incontrarlo resta, anzi è aumentata.
Dal 2014 ad oggi ci sono state sette aggressioni, e tutti noi ogni volta ci trovavamo costretti a convivere con la paura da una parte, e dall’altra ad assistere alle reazioni isteriche di chi, da lontano, si erge ad animalista estremo. C’è da chiedersi anche se questi animalisti abbiano la stessa attenzione e delicatezza verso le centinaia di pecore sbranate dai “simpatici” ungulati. (Dice, “gli orsi fanno il loro mestiere”. Appunto)
Vi assicuro che nessuno vuole una strage di animali (anche se spesso mi vien fatto di pensare a quanti animali, come maiali e mucche sono uccisi per scopi alimentari in questo momento, e certo sono animali non meno intelligenti dell’orso), né vogliamo che siano ridotti in cattività (è una cosa tristissima vederli prigionieri) ma vogliamo che la metà di essi siano spostati in una zona meno piccola e dove essi possano vivere senza pericolo per sé e per gli umani.
La morte del povero Andrea Papi è una tragedia che potrebbe ripetersi, purtroppo. Questo ragazzo conosceva benissimo il territorio, andava spesso a correre lì, e non era mai successo nulla. E tuttavia, andava lì non perché fosse “nel bosco”, si fa presto a dire “bosco”. Il “bosco” qui è concepito e fruito come parco cittadino, in molti paesi circonvicini alle pendici del parco Adamello-Brenta, spesso il “bosco ” è letteralmente dentro o adiacente all’abitato. Chi pensa che gli orsi siano isolati, in alta montagna, etc, e non monitorati, sbaglia di grosso. Gli orsi sono letteralmente qui tra noi.
L’orso non è un animale domestico, non è un orsetto di peluche che usavamo per addormentarci la notte, né il simpatico orso Yoghi.
È un animale sacro, ma proprio per questo tremendum et fascinans.
Chiediamo troppo? Almeno pensateci.
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