Ambiente

L’ecologia non è una favola

Per un’ecologia adulta, capace di scelta e responsabilità

30 Marzo 2025

L’ecologia non è una favola. E nemmeno una fotografia con la borraccia in mano o il maglioncino verde alla conferenza stampa. È un gesto adulto. Una ferita sulla pelle della terra che chiede riparazione, non slogan.

Troppi parlano di ambiente come si parla di una cartolina. Sempre bella, sempre intatta, sempre lontana. Ma la bellezza vera è sporca. Ha le mani nel fango. Sente il vento, misura l’errore. Chi lavora davvero sull’energia lo sa. Non si commuove per un panda stampato su una maglietta. Si sveglia all’alba per capire se il sole basta.

C’è un ambientalismo che rassicura i sensi di colpa. E uno che li affronta. Il primo chiede gesti simbolici. Il secondo pretende scelte. Non basta chiudere l’acqua mentre ci si lava i denti. Bisogna decidere cosa coltivare, dove costruire, cosa lasciare in silenzio. L’energia non è neutra. O educa, o illude. Chi la produce ha una responsabilità politica, non tecnica. Ha in mano il ritmo del mondo.

Eppure, in molti preferiscono il pupazzo gonfiabile. Il corteo, la bicicletta, il cartello con la battuta brillante. Come se bastasse camminare per le strade con una foglia disegnata in fronte per cambiare il corso delle cose. Ma l’energia non si commuove. Va capita. Va abitata. Va governata.

Scrivo a chi è stanco delle parole vuote. E di una in particolare: sostenibilità. Una parola diventata di uso comune, troppo comune, tanto da perdere il suo significato originario. Eppure. La sostenibilità è una e trina, come un sacramento. È ambientale, economica e sociale. Se manca anche solo uno di questi tre elementi, non è più sostenibilità. È ideologia o peggio, propaganda.

Chi tratta l’energia come un simbolo, la condanna alla retorica. Chi la abita come una relazione, la salva dal mercato delle illusioni. Non servono nuovi eroi. Servono adulti. Uomini e donne che sappiano dove poggiare i piedi. Che sappiano aspettare, ascoltare, contrattare. Perché ogni impianto, ogni campo, ogni trasformazione ha bisogno di umiltà. E l’umiltà, oggi, è il gesto più rivoluzionario che possiamo compiere.

Scrivo a chi questo mestiere lo fa con sobrietà. A chi non cerca la fotografia, ma la coerenza. A chi non ha bisogno di etichette per essere credibile. Perché, quando l’ambiente è davvero una priorità, non si parla. Si agisce.

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi collaborare ?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.