Ambiente
Le aree interne sono l’Italia, dallo Sponz all’Osso un Manifesto a loro tutela
Dire ‘aree interne’ significa chiamare in causa una buona fetta dell’Italia, un’ampia parte di territorio che in termini di cultura, arte, tradizioni, produzioni artigianali e agroalimentari rappresenta il cuore del paese. Il tema delle ‘aree interne’ è diventato una delle priorità delle politiche di coesione nazionale dal 2013, quando il Ministro per la Coesione Sociale Fabrizio Barca definì una Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) per evitare che la spina dorsale del paese, l’osso, diventasse vittima dello spopolamento, fenomeno in atto già dagli anni ‘ 30 del secolo scorso, accentuatosi negli anni ’50 a seguito del boom economico. E questa nona edizione dello Sponz Fest è dedicata alle ‘aree interne’, non solo a livello tematico, ma anche programmatico. All’interno del programma dello Sponz 2021 le giornate del 26 e 27 agosto sono state dedicate a una serie di tavoli tematici all’interno dei quali il tema delle aree interne sarà trattato per definire un ‘Manifesto delle Aree Interne’ che andrà a comporre, insieme ad altri lavori e pubblicazioni già esistenti su queste tema, un mosaico da cui i livelli politici locali e nazionali potranno trarre spunto.
Per ‘aree interne’ si intendono tutte quelle zone del paese che devono affrontare il problema del declino demografico. Sono classificati come aree interne oltre 4 mila Comuni, che coprono circa il 60% del territorio italiano. In questi territori vivono circa 13 milioni di persone, il 22% della popolazione italiana. La strategia nazionale da una lettura di questo fenomeno in questo senso: le persone non abbandonano i piccoli comuni o i borghi in quanto attratte dalle opportunità offerte dalle aree urbane, ma perché i piccoli centri sono troppo lontani dai servizi essenziali: istruzione, salute e trasporti pubblici. In questo senso ‘aree interne’ possono essere anche zone lungo la costa in cui si registrano carenze di questo tipo. Il problema assume dei connotati più forti in quelle zone in cui la morfologia del territorio rende più complicato arrivare, quindi le zone collinari e montane. La SNAI è coordinata dall’Agenzia per la Coesione Territoriale creata nel 2013 per assicurare le finalità dell’art.119 comma 5 della Costituzione secondo cui per promuovere lo sviluppo economico e sociale dei territori e rimuovere gli squilibri economici e sociali lo Stato destina risorse aggiuntive e effettua interventi speciali in favore di determinati Comuni, Province, Città Metropolitane e Regioni.
Le aree interne hanno quindi un quadro di riferimento a livello istituzionale all’interno del quale possono essere definite le strategie opportune per affrontare i principali problemi che le caratterizzano. All’interno di questa architettura si collocano le varie azioni di promozione oggi esistenti delle aree interne. Le principali sono le seguenti: la Carta dell’Aquila, il manifesto del Valloriate, il manifesto dei piccoli comuni del Welcome, la rete RiabitareItalia. E’ questo il quadro di riferimento dentro cui si colloca il dibattito organizzato all’interno di questa nona edizione dello Sponz, puntando l’attenzione soprattutto sui giovani, la cui presenza e permanenza nei territorio delle aree interne è elemento fondamentale per garantire la riattivazione di una serie di percorsi a livello di istruzione, formazione e lavoro. All’interno della SNAI è infatti stata attivata un’Officina Giovani Aree Interne come spazio online di confronto sulle proposte di policy da portare all’attenzione del Ministero per il Sud e la Coesione Sociale. A livello antropologico la lettura di queste vicende è curata per lo Sponz dal prof. Vito Teti, professore di Antropologia Culturale presso l’Università della Calabria.
Teti è ospite fisso delle ultime edizioni dello Sponz. E’ sicuramente uno dei maggiori esperti in tema di aree interne. A lui è stata affidata la conduzione dei dibattiti della Libera Università per Ripetenti, tutti improntati al tema di quest’anno. Ci sono due libri su cui ha richiamato l’attenzione dei partecipanti ai vari incontri. Il primo è ‘Riabitare l’Italia’ (2018, Donzelli Editore), frutto del lavoro di studiosi di varie discipline. Questo volume ha suscitato enorme interesse, tanto da spingere tutti coloro che vi hanno contribuito a proseguirne il percorso fondando un’associazione che porta lo stesso nome. Ne è seguito il secondo, ‘Manifesto per riabitare l’Italia’ (2020, Donzelli Editore), volume all’interno del quale è contenuto il testo di un manifesto possibile per le aree interne, un documento programmatico che riunisce temi e filoni di ricerca del gruppo di lavoro del libro del 2018 e sottoposto al vaglio di autorevoli commentatori. Il prof. Teti nel suo intervento di apertura dello Sponz ha ricordato come nella letteratura meridionalistica l’immagine del paese è sempre stata un elemento essenziale. Paese come entità piena, compatta, densa. Luogo millenario di vissuti e di storie. E il luogo, è qualcosa che si riempie di presenze, quindi ha a che fare con le relazioni sociali e la memoria, è qualcosa di relazionale e di storico. E un luogo può morire e può cambiare, così un paese può non essere più quello di cinquanta anni fa.
Vito Teti sostiene che recuperare i paesi abbandonati significa raccontare una mezza verità, perché solo in parte questo recupero è possibile, specialmente in quei posti in cui il fenomeno dell’abbandono è stato vissuto in modo più intenso. Però i paesi abbandonati possono diventare un luogo di memoria e di identità, questo è sicuramente un merito che può essere riconosciuto a iniziative come lo Sponz. Vivere le aree interne significa anche fare i conti con la propria interiorità, con quelle dimensione intima di ognuno di noi di cui dobbiamo avere cura, così come dobbiamo prenderci cura di quello che ci sta intorno. In questo senso occorre prevedere l’imprevedibile. Un terremoto, per esempio, non è prevedibile, possiamo però analizzare la periodicità di certi fenomeni e trarne le opportune decisioni. Avere cura significa costruire in un determinato modo, quindi si tratta di ribaltare una serie di abitudini, rapportandosi con un mondo che cambia anche a causa di fenomeni, come il coronavirus, che potremmo definire imprevedibile ma solo fino a un certo punto. Punta sulla responsabilità di ognuno la lettura che il prof. Teti fa nel suo libro ‘Prevedere l’imprevedibile’ di fenomeni come il covid-19. Punta su quel senso di equilibrio che ciascuno di noi dovrebbe avere ben presente in ogni scelta che fa, calcolandone gli effetti rispetto a una strutture vive e recettive come l’ecosistema in cui viviamo.
L’iniziativa per un ‘Manifesto della Aree Interne’ organizzata all’interno dello Sponz è stata di particolare rilevanza, portando il contributo, all’interno dei tre momenti che sono stati messi in programma per il 26 agosto, di tutte le principali organizzazioni più significative a livello di l’elaborazione delle politiche destinate a queste aree del paese. Per avverse condizioni meteo i tavoli in programma per il 26 agosto sono stati annullati, ma le persone che si erano iscritte per parteciparvi, nonostante la pioggia, si sono autoconvocate in altri spazi e sono riuscite comunque a portare avanti una discussione di cui nei prossimi giorni vi daremo conto. Quanto è accaduto è estremamente significativo, perché dimostra che di queste aree noi tutti abbiamo bisogno e che è molto forte la voglia di dare un proprio contributo in termini di idee e di partecipazione. La discussione è andata avanti per circa tre ore e la discussione è stata spontanea e interessata. Adesso si pone solo una domanda: come agganciare quanto elaborato in questi giorni di Sponz Fest ai documenti, ai manifesti e alle altre pubblicazioni già esistenti.
I tavoli che sono stati convocati per il 26 agosto all’interno dello Sponz avevano questi temi, definiti a seguito di una consultazione tenuta tramite web: 1. Rigenera l’osso: Arte e cultura nella rigenerazione urbana e nell’innovazione territoriale; 2. Innova l’osso: Arte e cultura nell’innovazione sociale e nella partecipazione attiva; 3. Coltiva l’osso: Arte e cultura in agricoltura, natura e filiere del cibo; 4. Connetti l’osso: Arte e cultura nei sistemi di infrastrutture, trasporti e connessioni. I lavori dei tavoli di questi giorni di Sponz proseguiranno mei prossimi mesi per definire alcuni obiettivi concreti su cui lavorare e dei piani di azione. A Gennaio è convocato un nuovo appuntamento a Calitri per raccogliere tutte queste cose. Tutti gli aggiornamenti sul proseguo dei lavori saranno forniti tramite la pagina Facebook dello Sponz Fest, le persone interessate sono state invitate anche nella serata di sabato 27 agosto a consultarla per proseguire il percorso.
E’ significativo che questa edizione dello Sponz sia cominciata in territorio reggiano, un’altra area interna che condivide con l’Irpinia e gli altri territori dell’osso le medesime problematiche. E qui mi permetto di uscire per un attimo dalla cronaca di quello che è successo per esprimere un parere personale. Lo Sponz dovrebbe diventare un marchio per le ‘aree interne’, qualcosa in grado di unire una fascia e fasce di territorio che attraversano veramente tutta Italia, dal Trentino alla Sicilia. Per farlo lo Sponz ha alle spalle nove anni di elaborazione continua e di ascolto di tutti i territori all’interno dei quali le sue iniziative hanno preso forma. E soprattutto ha un direttore artistico, Vinicio Capossela, in grado di centrare sempre il tema da affrontare, come ha affermato il Sindaco di Calitri in apertura di questa edizione. A questi territori dell’Irpinia, e a tutte le aree interne, serve una visione, una prospettiva, un po’ di utopia. Eventi come lo Sponz lasciano sui territori una serie di valori intangibili, è questa la spina dorsale su cui provare a costruire il futuro di queste aree.
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