Ambiente

La pioggia porta via lo smog e anche le politiche per l’ambiente

2 Gennaio 2016

La pioggia è arrivata. Come previsto, il nuovo anno ha portato la tanto attesa perturbazione con maltempo (addirittura con neve), che ha spazzato via la cappa di smog delle ultime settimane. E finirà per portare lontano dai media anche il dibattito sulle politiche ambientali, perché nelle città si potrà di nuovo camminare con le proprie auto, senza badare alle targhe e senza il pericoli di blocchi del traffico. Insomma, gli amministratori potranno esaudire le richieste dei cittadini. Mettendo lo smog e l’inquinamento sotto il tappeto.

Nel mese di dicembre 2015 si è parlato spesso di “emergenza”, in riferimento al superamento dei livelli di polveri sottili. Tanto che il governo ha subito approntato un pacchetto di misure per ripulire l’aria delle metropoli: un piano da dare in pasto alla stampa per cercare qualche risposta di immagine dinanzi a un problema gigantesco. Eppure, al di là del clangore mediatico, basterebbe leggere i dati degli anni scorsi per scoprire che non c’è stata alcuna emergenza: ma solo la ripetizione di un problema mai affrontato.

Legambiente, nel gennaio 2015, iniziava così il dossier Mal’aria: «In Italia il 2015 si è aperto con diverse città italiane alle prese con alti livelli di PM10 nell’aria. In particolare sono oltre 32 i capoluoghi che hanno registrato, dall’inizio dell’anno ad oggi, più di un superamento della soglia massima giornaliera consentita ogni tre giorni e 14 in cui si è registrato un superamento un giorno su due. Tra queste troviamo tutti i principali centri urbani dell’area padana e alcune grandi città del centro sud, come Roma (12 giorni di superamento) e Napoli (11)». Una conferma che la presunta “emergenza” era già presente dodici mesi fa.

E proprio il dossier Mal’Aria risulta lampante (a fine articolo c’è lo schema sintetico): anche nel 2014 le polveri sottili hanno infestato l’aria delle città italiane: «Degli 88 capoluoghi monitorati quelli che hanno registrato superamenti del limite in almeno una delle centraline urbane sono stati 33, il 37%», spiegava – già un anno fa – il documento redatto dall’associazione ambientalista. E il fenomeno inquinamento non riguarda solo le metropoli, come si crede erroneamente. «Tra le situazioni più preoccupanti relativamente al PM10, va segnalato come in Veneto il 92% delle centraline urbane monitorate abbiano superato il limite dei 35 giorni consentiti (solo a Belluno non ci sono stati superamenti)», spiega il ‘vecchio’ report di Legamebiente.

I dati raccontano poi che «in Lombardia il 68% delle centraline urbane ha superato il limite e tutte le centraline urbane presenti a Milano, Brescia, Lodi, Mantova, Monza e Pavia hanno superato il limite dei 35 giorni». E ancora: «In Piemonte il 50% delle centraline ha superato il limite; particolarmente difficile la situazione ad Alessandria e Torino che presentano tutte le centraline ampiamente oltre il limite. In Campania il 44% delle centraline urbane è fuori dai limiti, con Benevento e Avellino dove tutte le centraline hanno superato il limite dei 35 giorni, mentre nel Lazio ed in Emilia Romagna, si è avuta la stessa situazione rispettivamente per il 33% e 30% delle centraline».

In alcune città come Frosinone lo sforamento dei limiti consentiti dalla legge è avvenuto addirittura 110 volte nell’arco dell’anno. A Milano, alla centrale “Pascal città studi”, il problema si è verificato 68 giorni. Rispetto al dicembre scorso, Roma era in una condizione migliore (se così si più dire) con 43 sforamenti registrati dalla centralina “Tiburtina”. Insomma, ben venga la pioggia di questo inizio 2015. Ma l’amara sensazione è che, oltre a rendere un po’ più respirabile l’aria, renderà più invisibile l’inquinamento. Spazzandolo via dalle pagine dei giornali.

Elaborazione Legambiente
Elaborazione Legambiente

 

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